Efficacia lenitiva di un collutorio contenente clorexidina e clorobutanolo

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Efficacia lenitiva di un collutorio
Fig. 2 Correlazione tra sensazione di fastidio e valori indice PCR dell’arcata CTR (p=0,38) e Test (p=0,68).
Scopo del lavoro: Valutare l’efficacia di un collutorio contenente clorexidina 0,20% in soluzione acquosa e clorobutanolo 0,5% nel diminuire la sensazione dolorosa conseguente a scaling e root planing.
Materiale e metodi: Studio osservazionale randomizzato effettuato su un campione di 76 pazienti affetti da gengivite e sottoposti a scaling e root planing (SRP). Le arcate di un’emifaccia, a caso, sono state strumentate ed è stata valutata su una scala VAS la sensazione di fastidio provata; successivamente i pazienti hanno effettuato uno sciacquo, per 60 secondi, con 12 ml del collutorio da testare (Curasept ADS Trattamento Lenitivo); immediatamente dopo, le emiarcate controlaterali precedentemente non trattate sono state sottoposte a SRP ed è stata valutata, sulla stessa scala VAS, la sensazione di fastidio provata durante la strumentazione.
Risultati: Il nostro studio ha evidenziato una diminuzione statisticamente altamente significativa (p=0,0005) della sensazione di fastidio riferita dai pazienti dopo l’utilizzo del collutorio con azione lenitiva.Il collutorio testato si è dimostrato efficace nel diminuire la sensibilità gengivale conseguente alla strumentazione meccanica e manuale, finalizzata alla rimozione del tartaro ed alla levigatura radicolare, in pazienti affetti da gengivite.

L’ansia e la paura per le procedure odontoiatriche sono un problema che affligge dal 4% al 30% della popolazione mondiale ed è noto come esperienze e sensazioni negative subite in occasioni precedenti abbiano un ruolo fondamentale nell’annullamento degli appuntamenti per trattamenti dentali, contribuendo così al peggioramento delle condizioni oro-dentali (1, 2).
L’accumulo di placca batterica induce a livello gengivale una risposta infiammatoria caratterizzata da eritema e tumefazione della gengiva marginale e aderente, che sanguinerà al sondaggio o nei casi più gravi spontaneamente; se l’infiammazione persiste, si avrà interessamento dei tessuti parodontali profondi con distruzione irreversibile di osso alveolare e legamento parodontale, perdita dell’attacco clinico e formazione di tasche parodontali per migrazione apicale dell’epitelio giunzionale. L’evoluzione clinica comporta la migrazione e la mobilità, fino alla perdita dei denti interessati (3).
L’efficacia della clorexidina, il principio attivo gold standard (4) dei collutori antibatterici, nel ridurre significativamente indici di placca, sanguinamento e infiammazione gengivale è da tempo nota (5, 6). La sua attività antibatterica, maggiore sui cocchi Gram-positivi e minore sui Gram-negativi, è dovuta a un’azione battericida immediata, seguita da una prolungata azione batteriostatica, legata alla capacità di assorbirsi alla pellicola salivare (7). La CHX digluconato è la più utilizzata in quanto maggiormente sicura e stabile e in collutorio permette un’azione sull’intera cavità orale (5, 6). Alcuni Autori hanno dimostrato come un collutorio contenente CHX 0,20% riduca più del 90% della concentrazione batterica e permanga rintracciabile sino a 7 ore dopo lo sciacquo; collutori contenenti CHX 0,12%, invece, riducono la concentrazione batterica di poco meno del 90% e risultano rintracciabili sino a 3 ore dopo lo sciacquo, ciò a dimostrazione del fatto che la concentrazione influisce sull’attività antimicrobica immediata e sulla substantività (7).
La maggiore azione antiplacca rispetto gli altri antisettici, la substantività, l’attività battericida ad ampio spettro e la non induzione di resistenze batteriche permettono di considerare la CHX attualmente tra i migliori principi attivi antibatterici per il cavo orale (4, 5, 7, 8).
Numerosi trial clinici hanno indagato l’efficacia della CHX per l’antisepsi del cavo orale, per la gestione clinica di alcune condizioni patologiche sostenute dai microorganismi costituenti la placca batterica e in chirurgia orale nel periodo perioperatorio (6, 7, 9).
La natura cationica della clorexidina minimizza il suo assorbimento attraverso le mucose, incluse quelle del tratto gastrointestinale, e non è quindi riportata tossicità sistemica da ingestione e non sono state individuate evidenze di teratogenicità su modelli animali (4).
Diversi studi clinici hanno evidenziato la comparsa di effetti indesiderati locali associati all’uso di CHX, peraltro completamente reversibili alla sospensione del trattamento (4, 6, 10, 11). Il più frequente è la pigmentazione dei denti, dei materiali da restauro, delle basi acriliche delle protesi rimovibili e delle mucose, specialmente il dorso della lingua (4, 10); recenti studi hanno indagato la possibilità di eliminare tali pigmentazioni aggiungendo differenti componenti chimici (ADS Anti Discoloration System) (12, 13).
Il clorobutanolo (o clorbutanolo o clorbutolo; 1,1,1-tricloro-2-metil-2-propanolo) appartiene alla categoria farmacologica degli anestetici generali ed è contenuto in alcuni sedativi orali, anestetici locali, gocce ad uso oftalmologico e otorinolaringoiatrico e collutori orali, avendo proprietà antibatteriche, antifungine e germicide; è utilizzato solitamente ad una concentrazione pari allo 0,5%, percentuale in cui si mostra stabile specialmente in formulazioni contenenti più principi attivi; è stabile a temperatura ambiente e pressione atmosferica.
Informati dell’esistenza di un collutorio che all’azione antiplacca della clorexidina 0,20% in soluzione acquosa abbina un’azione lenitiva sulle mucose espletata dal Clorobutanolo 0,50% (14), ipotizzandone un uso profilattico nei confronti della sensazione dolorosa conseguente alla strumentazione meccanica e manuale finalizzata all’ablazione del tartaro, in pazienti affetti da gengivite, abbiamo effettuato una ricerca sul database PubMed e sul motore di ricerca Internet Google Scholar per reperire letteratura scientifica sull’utilizzo di prodotti contenenti i due principi attivi.
Poiché il risultato è stato negativo, non avendo reperito alcun lavoro riportante l’utilizzo abbinato dei due principi attivi, cinque articoli di interesse oftalmologico sul clorobutanolo e 8.617 punti bibliografici utilizzando la parola chiave “clorexidina”, abbiamo ideato e condotto il nostro studio finalizzato a testare l’efficacia del clorobutanolo nel diminuire la sensibilità orale e quindi il fastidio provocato durante le sedute di igiene orale professionale.

Materiali e metodi

Il nostro studio si è svolto su un campione di 76 soggetti affetti da gengivite, da placca e tartaro nel periodo compreso tra ottobre 2013 e giugno 2014.
Sono stati esclusi dallo studio i soggetti:

  • con allergia ai principi attivi contenuti nel prodotto da testare;
  • con un numero di elementi dentari non affetti da patologie odontoiatriche in atto
  • inferiore a 5 per ogni emiarcata;
  • affetti da ipersensibilità dentinale;
  • affetti da patologie sistemiche controindicanti prolungate sedute di igiene orale professionale;
  • donne con gravidanza accertata;
  • che non hanno acconsentito all’inserimento nello studio, approvato dal Comitato Etico Interaziendale di Novara (Protocollo 392/CE, studio n. CE 61/10).

Ogni paziente, informato delle finalità dello studio e del tipo di protocollo a cui avrebbe dovuto sottoporsi, ha firmato un consenso informato (secondo quanto indicato dalla Legge sulla Privacy n. 675 del 31/12/1996 e successive modifiche) dando la sua autorizzazione ad essere sottoposto a:

  • raccolta dati a scopo di ricerca;
  • visita odontoiatrica;
  • igienizzazione professionale del cavo orale;
  • utilizzo del collutorio da testare;
  • istruzione e motivazione all’igiene orale domiciliare.

Ad ogni paziente partecipante allo studio è stato assegnato un codice identificativo numerico e somministrato un questionario per la raccolta dei dati anagrafici e anamnestici e delle abitudini alimentari e voluttuarie.
La visita odontoiatrica ha permesso la compilazione di una cartella riportante i dati desunti dall’esame obiettivo:

  • formula dentaria;
  • indice di placca PCR (Plaque Control and Record) (15);
  • indice di sanguinamento al sondaggio GBI (Gengival Bleeding Index) (16).

Il cavo orale del paziente è stato quindi suddiviso in due emiarcate: la A (I e IV quadrante) e la B (II e III quadrante) e per ogni numero indicante un paziente è stato casualmente deciso, con estrazione, se trattare l’emiarcata A o quella B prima o dopo lo sciacquo con il collutorio da testare.
L’emiarcata trattata prima dello sciacquo è indicata come arcata controllo (arcata CTR), quella trattata dopo lo sciacquo come arcata Test.
A seconda delle necessità si è proceduto a:

  • rimozione della placca mediante l’utilizzo di spazzolini da profilassi;
  • ablazione del tartaro con ultrasuoni;
  • levigatura radicolare;
  • lucidatura degli elementi dentali con pasta da profilassi.

Al termine dell’igienizzazione dell’arcata controllo il paziente è stato invitato a indicare su una scala NRS (Numerical Rating Scale) (17) il fastidio provocato dalle procedure di igienizzazione, informandolo di utilizzare il numero 0 per segnalare nessun dolore e il 10 per un dolore insopportabile.
Il paziente è stato poi invitato a sciacquare il cavo orale per 60 secondi con 12 ml (1 bustina) del collutorio da testare (Curasept ADS Trattamento Lenitivo, Curaden Healthcare, Saronno, Varese); successivamente si è proceduto all’igienizzazione professionale dell’arcata test, seguendo la stessa metodica adottata per il trattamento dell’arcata controllo.
Al termine è stato nuovamente invitato a indicare sulla scala NRS il fastidio provocato dalle procedure di igienizzazione.
I dati sono stati sottoposti ad analisi statistica (programma InStat versione 3.6) per evidenziare valori statisticamente significativi che correlino l’utilizzo del collutorio con azione lenitiva con una diminuzione del fastidio. Sono state inoltre utilizzate il Wilcoxon signed-rank test per l’analisi dei dati appaiati e il test Anova di Friedman per valutare la correlazione tra le diverse variabili. Il livello di significatività è stato fissato p=0,05.

RISULTATI

Il campione esaminato, affetto da gengivite e sottoposto a igienizzazione professionale mediante SRP, è composto da 39 maschi (51,32%) di età compresa tra 22,24 e 76,24 anni (49,51, ds ±16,98) e da 37 femmine (48,68%) di età compresa tra 15,56 e 81,64 anni (45,56, ds ±16,09), per un totale di 152 emiarcate, 76 inserite nel gruppo controllo (CTR) e 76 nel gruppo test (Test) (tab. 1).

 CTRTestP value
emiarcate7676
Numero denti 13.36 + 2.1213.37 + 1.920.44
PCR51.13 + 25.351.25 + 23.70.94
GBI27.87 + 2.1231.28 + 2.120.19
NRS3.32 + 2.212.80 + 2.300.005
Tab. 1
Numero denti, valori PCR, GBI e NRS, con relativi valori di significatività, riscontrati nelle arcate dentarie del gruppo controllo (CTR) e Test.

I due gruppi sono risultati omogenei (p value=0,44) essendo presenti un numero medio di elementi dentari uguale a 13,46, ds ±2,12, sulle arcate controllo e 13,37, ds ±1,92 sulle arcate test.
Anche l’indice di placca PCR e l’indice di sanguinamento gengivale GBI non presentavano differenze statisticamente significative (PCR p value=0,94, CTR 51,13%, ds ±25,3% versus Test 51,25%, ds ±23,7%; GBI p value=0,19, CTR 27,87%, ds ±26% versus Test, GBI 31,28%, ds ±23,7%).
La valutazione sulla Scala NRS dell’intensità soggettiva di dolore evocata dalle manovre di igiene orale professionale ha evidenziato, viceversa, differenze statisticamente altamente significative, p=0,0005 (p<0,001), tra le emiarcate trattate prima di aver effettuato lo sciacquo (CTR, NRS media 3,32, ds +2,21) e le emiarcate trattate dopo lo sciacquo con il collutorio contenente il principio lenitivo (Test, NRS media 2,80, ds +2,30) (fig. 1).

Fig. 1 Valore medio e ds della sensazione di fastidio provata durante le procedure di SRP all’arcata CTR e all’arcata Test.
Fig. 1
Valore medio e ds della sensazione di fastidio provata durante le procedure di SRP all’arcata CTR e all’arcata Test.

Sottoponendo i dati al test Anova di Friedman per valutare la possibile correlazione sia tra l’indice PCR dell’arcata CTR che quello dell’arcata Test e l’intensità soggettiva di dolore evocata dalle manovre di igiene orale professionale del cavo orale provato prima e dopo lo sciacquo, è risultato non esservi una significatività statistica che dimostri un aumento della sensibilità all’aumento della PCR sia sull’arcata CTR (p=0,38) (fig. 2), sia su quella Test (p=0,68) (fig. 3).

Fig. 2 Correlazione tra sensazione di fastidio e valori indice PCR dell’arcata CTR (p=0,38) e Test (p=0,68).
Fig. 2 Correlazione tra sensazione di fastidio e valori indice PCR dell’arcata CTR (p=0,38) e Test (p=0,68).
Fig. 3 Correlazione tra sensazione di fastidio e valori indice GBI dell’arcata CTR (p=0,77) e Test (p=0,87).
Fig. 3 Correlazione tra sensazione di fastidio e valori indice GBI dell’arcata CTR (p=0,77) e Test (p=0,87).

 

 

 

 

Anche correlando l’indice GBI dell’arcata CTR e dell’arcata Test al dolore provato prima e dopo lo sciacquo, non vi sono risultati statisticamente significativi evidenzianti che all’aumento dell’infiammazione gengivale corrisponde necessariamente un aumento del dolore sia nell’arcata CTR (p=0,77) (fig. 4), sia nell’arcata Test (p=0,87) (fig. 5).

DISCUSSIONE

La risposta infiammatoria che si sviluppa in conseguenza della presenza di placca batterica provoca l’alterazione dello stato di salute dei tessuti parodontali (3).
Generalmente chi ha un’elevata ansia in attesa di prestazioni odontoiatriche ha anche una esagerata risposta sensitiva al dolore, per cui tende a somatizzare e a rendere negativa qualunque sensazione di fastidio (1).
Poiché in Italia agli igienisti dentali non è consentita l’effettuazione di anestesia locale, per evitare le sensazioni spiacevoli conseguenti al trattamento d’igienizzazione professionale del cavo orale, sono state avanzate diverse proposte tra cui l’ipnosi (18, 19), senza però risolvere il problema.
L’interpretazione dei dati raccolti evidenzia che non vi è correlazione tra sensazione soggettiva del dolore e aumento dei valori degli indici di salute oro-dentale PCR e GBI, e che uno sciacquo effettuato per 60 secondi con 12 ml (1 bustina) utilizzando il collutorio lenitivo testato, contenente clorexidina digluconato 0,20% e clorobutanolo 0,5%, determina una riduzione altamente significativa dell’intensità soggettiva del fastidio evocato dalle manovre d’igiene orale professionale.

CONCLUSIONI

Poiché non solo nella Full Mouth Disinfection è consigliato effettuare uno sciacquo con un collutorio antibatterico (7, 20) prima dell’igienizzazione professionale del cavo orale, possiamo affermare, sulla base dei risultati ottenuti dalla nostra sperimentazione, che l’utilizzo di un collutorio contenente clorobutanolo svolge un’azione lenitiva sui tessuti parodontali superficiali e di conseguenza migliora la compliance del paziente, l’azione dell’igienista dentale e la salute orale.
Successivi studi saranno necessari per valutare se la diminuzione dell’intensità soggettiva di fastidio non sia dovuta a un effetto placebo. ●

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To cite: Doctor Os • novembre-dicembre 2015 • XXVI 09
Autore: Mario Migliario, Maha El mokh*
Istituzione: Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, Dipartimento di Scienze della Salute, Direttore: professor U. Dianzani Corso di Laurea in Igiene Dentale Presidente: professoressa S. Brunelleschi Azienda Ospedaliero Universitaria Maggiore della Carità di Novara S.C. Odontoiatria e Stomatologia Direttore: professor P.L. Foglio Bonda, *Igienista Dentale libero professionista