La batterioterapia nella gestione della malattia parodontale: revisione della letteratura

    Scopo del lavoro: Valutare l’utilità dell’uso terapeutico di particolari ceppi di probiotici nel mantenimento della salute del cavo orale contrastando in modo efficace l’evoluzione della malattia parodontale nei suoi risvolti clinici.
    Materiale e metodi: Revisione delle principali fonti bibliografiche mediante la ricerca in rete dell’applicazione della metodica batterioterapica analizzando in dettaglio la letteratura scientifica più attinente alla tematica.
    Risultati: Dai testi guida e dagli articoli scientifici originali analizzati sono stati estrapolati i risultati in cui gli effetti terapeutici della metodica abbiano dato valide risposte cliniche.Dall’utilizzo di determinati ceppi di probiotici antagonisti dei patogeni orali responsabili di malattia parodontale si conclude che, in associazione con le usuali tecniche terapeutiche, è sicuramente indicata a supporto tale metodica, anche in considerazione della sicurezza d’uso del prodotto e dell’effettiva efficacia clinica.

    Si definisce malattia parodontale un gruppo di patologie infiammatorie interessanti il tessuto di sostegno superficiale e profondo dell’organo dentale (1, 2). Si distinguono generalmente due forme di malattia, la gengivite e la parodontite; la prima è un’infiammazione reversibile limitata ai tessuti superficiali, mentre la seconda riconosce più fattori causali che determinano nel tempo l’irreversibile distruzione dei tessuti di sostegno del dente (3).

    È una patologia che colpisce in Italia circa il 60% della popolazione e circa il 10% si manifesta in forme particolarmente aggressive. In genere vengono colpite le fasce di età comprese tra i 35 ed i 44 anni, evolvendo in maniera variabile nelle decadi successive (4).
    La causa principale della malattia parodontale è di origine microbica (5) ed i microrganismi coinvolti sono quelli normalmente presenti nella placca batterica. Quando, per un eccesso di accumulo di questi batteri e/o per una diminuzione delle difese dell’organismo, viene ad alterarsi il normale equilibrio omeostatico che mantiene in salute i tessuti, instaurandosi cioè una condizione chiamata “disbiosi” (6), si evidenzia uno stato di sofferenza tissutale di natura infiammatoria, la gengivite, dapprima limitata alle sedi superficiali ma che in seguito, se non trattata in maniera adeguata, tende ad estendersi ai tessuti parodontali in toto, dando luogo al quadro più complicato della parodontite.

    Le gengiviti interessano la gengiva marginale e sono caratterizzate da arrossamento del bordo gengivale, edema, sanguinamento sotto stimolo meccanico o spontaneamente ed a volte da aumenti di volume. Si tratta di quadri clinici completamente reversibili se sottoposti a terapia causale.

    Le parodontiti sono un gruppo di patologie evolventi cronicamente che hanno in comune la distruzione del sistema di sostegno del dente. Si manifestano con una perdita di attacco epiteliale e di osso alveolare, con formazione di tasche e/o recessione della gengiva, fino alla mobilità dentaria. La distruzione dei tessuti di sostegno dei denti è nella maggior parte dei casi irreversibile.

    Da queste premesse in parodontologia l’obiettivo da perseguire in questi casi è quindi il controllo della placca batterica, principale responsabile della malattia, attraverso la terapia meccanica e l’impiego di antisettici e di antibiotici sistemici e locali.
    Nonostante la terapia meccanica si sia rivelata efficace nella rimozione del biofilm, numerosi studi hanno dimostrato come la ricolonizzazione del parodonto da parte dei patogeni orali riprenda dopo breve tempo (7), oltre al fatto che l’utilizzo associato di chemioterapici non sempre è efficace anche in virtù dell’aumento dell’incidenza della grave problematica delle antibiotico-resistenze.

    Da studi clinici effettuati si è visto invece che l’applicazione locale di batteri “benefici” sembra interferire con la ricolonizzazione dopo le procedure cliniche o comunque come tenda a ritardare le recidive. È per questo motivo che negli ultimi anni la comunità scientifica sta guardando con molto interesse ad un nuovo e moderno approccio al trattamento di gengiviti e più in generale alle malattie parodontali: la batterioterapia (8).
    Infatti indagando sulla relazione esistente tra specie batteriche e infiammazione del parodonto (9, 10) si sta arrivando alla conclusione che alcuni ceppi di lattobacilli sono in grado di inibire la proliferazione di patogeni legati allo sviluppo della malattia parodontale; in particolare Porphyromonas gingivalis, Prevotella intermedia e Actinobacillus actinomycetemcomitans (11): questo significa che favorire la colonizzazione del cavo orale da parte di alcuni lattobacilli “diversi” può portare a un riequilibrio generale della flora batterica in chi soffre di una qualche forma di infiammazione dei tessuti parodontali (12).
    Questa terapia utilizza ciò che la stessa OMS definisce probiotici, cioè quei microrganismi vivi e vitali che somministrati in quantità adeguate sono in grado di migliorare la salute dell’uomo attraverso interazioni con l’ospite. Molto importante però è la ceppo-specificità, per cui per ogni ceppo deve essere sempre verificata l’efficacia e la sicurezza d’uso.
    Sono sempre più numerosi gli studi che si sono occupati degli effetti del “probiotico tipizzato” sulla salute del cavo orale (13). Negli ultimi tempi l’uso di particolari microrganismi dati dall’associazione di due ceppi di Lactobacillus reuteri (DSM 17938 + ATCC PTA 5289) ha evidenziato che la loro azione sinergica è in grado di influire positivamente nella riduzione della carica batterica patogena e della infiammazione del parodonto (14).

    In particolare, il Lactobacillus reuteri DSM 17938 produce la reuterina, un antibatterico naturale ad ampio spettro che inibisce fortemente la crescita di numerosi patogeni responsabili di patologie orali, mentre il Lactobacillus reuteri ATCC PTA 5289 ha dimostrato possedere una potente azione di blocco sulla produzione di citochine infiammatorie (TNF-a, MCP-1, IL-1ß e IL-12) riducendo di conseguenza l’infiammazione del parodonto (15).
    Il trattamento con questi due ceppi di Lactobacillus reuteri (DSM 17938 + ATCC PTA 5289) per un periodo di almeno 3 mesi ha dimostrato, grazie a numerosi studi scientifici (14, 15, 16), di migliorare notevolmente i risultati clinici (indice di placca, indice di sanguinamento eccetera) ottenuti con le normali procedure di igiene dentale professionale. Inoltre, dopo solo 21 giorni di trattamento si assiste alla marcata riduzione della concentrazione dei patogeni responsabili delle infiammazioni del cavo orale. Le modalità di assunzione del prodotto indicano di lasciar sciogliere lentamente in bocca due compresse al giorno dopo la pulizia dei denti in modo da consentire ai batteri “utili” di aderire ai tessuti ed ivi rimanervi il più a lungo possibile (è disponibile anche la formulazione in gocce) (17).

    Si precisa che tale probiotico è da tempo utilizzato, seppur limitatamente al ceppo DSM 17938, nelle gastroenteriti infantili gravi con l’intento di contrastare l’azione dei patogeni intestinali responsabili del processo acuto; quindi, per analogia, se consideriamo che l’apparato gastro-enterico inizia anatomicamente proprio dalla bocca, si avvalora l’ipotesi che alla base di differenti malattie sostenute da agenti infettivi vi sia proprio una “disbiosi”, orale od intestinale che dir si voglia (18).
    L’utilizzo pertanto di questi antagonisti dei patogeni orali è sicuramente indicato nella cura della malattia parodontale in associazione con le usuali metodiche terapeutiche, anche in considerazione della sicurezza d’uso del prodotto e l’efficacia clinica supportata da studi scientifici.
    Concludendo, tale “batterioterapia”, può essere considerata un innovativo approccio per la gestione di dismicrobismi a livello orale nel quale il giusto probiotico può fare la differenza. ●

    Bibliografia:
    1. Lindhe J, P. Lang. Parodontologia clinica e odontoiatria implantare. Milano: Edi-Ermes; 2008.
    2. Valletta G, Matarasso S, Bucci E. La patologia e la clinica della malattia parodontale. Padova: Piccin Nuova Libraria; 2005.
    3. Korrnmann KS. Nature of periodontal diseases: assessment and diagnosis. J Periodontal Res 1987 May;22(3):192-204.
    4. Loe H, Anerud A, Boysen H, Leroux BG. The natural history of periodontal disease in man: prevalence, severity, and extent of gingival recession. J Periodontol 1992 Jun;63(6):489-95.
    5. Kelstrup J, Theilade E. I batteri e la malattia parodontale. Milano: Ed. Gec; 1976.
    6. Bartold PM, Van Dyche TE. Periodontitis: a host-mediated disruption of microbial homeostatis. Unlearning learned concepts. Periodontol 200 2013 Jun;62(1):203-17.
    7. Sbordone L et al. Recolonization of the subgingival microflora after SRP in human periodontitis. J Periodontol 1990;61:579-84.
    8. Tonetti MS, Chapple ILC. Biological approaches to the development of novel periodontal therapies – Consensus of the Seventh European Workshop on Periodontology. J Clin Periodontol 2011;38 (Suppl.11):114-8.
    9. Könönen E, Müller HP. Microbiology of aggressive periodontitis. Periodontol 2000 2014 Jun:65(1):46-78.
    10. Thurnheer T et al. Colonisation of gingival epithelia by subgingival biofilms in vitro: Role of “red complex” bacteria. Arch Oral Biol 2014 Sept; 59(9):977-86.
    11. Mysak J et al. Porphyromonas gingivalis: Major Periodontopathic Pathogen Overview. J Immunol Res 2014; 2014:4760-68.
    12. Van Essche M, Loozen G, Godts C, Boon N, Pauwels M, Quirynen M, Teughels W. Bacterial antagonism against periodontopathogens. J Periodontol 2013;84(6):801-11.
    13. Arpita R, Swetha JL, Babu MR, Sudhir R. Recent Trends in Non-Surgical Periodontal Care for the General Dentist - A Review. Bangladesh Journal of Dental Research & Education 2014;4(2):78-82.
    14. Vivekananda MR et al. Effect of the probiotic Lactobacillus Reuteri (Prodentis) in the management of periodontal disease: a preliminary randomized clinical trial. J Oral Microbiol 2010;2:5344.
    15. Hedberg M et al. In vitro growth inhibition of periodontitis-associated species by Lactobacillus reuteri. Anaerobe 2006, 25-28 July, Boise, ID, USA.
    16. Teughels W et al. Clinical and microbiological effects of Lactobacillus reuteri probiotics in the treatment of chronic periodontitis: a randomized placebo-controlled study. J Clin Periodontol 2013;40:1025:35.
    17. Rao S, Rao W, Ferrara C. Studio preliminare sull’efficacia di un probiotico orale nel mantenimento di pazienti affetti da parodontite e perimplantite. XIX Congresso Nazionale SIdP – Roma 2016.
    18. Spinler JK et al. From prediction to function using evolutionary genomics: Human-specific ecotypes of Lactobacillus reuteri have diverse probiotic functions. Genome Biol Evol 2014 Jun;6(7):1772-89.
    To cite: Doctor Os • ottobre 2016 • XXVII 08
    Autore: Giancarlo Barbon*, Paolo Zampetti**
    Istituzione: * Presidente Commissione Albo Odontoiatri - OMCeO di Monza e Brianza ** Presidente SISOS (Società Italiana di Storia dell’Odonto-stomatologia). Università degli Studi di Pavia Insegnamento di Storia dell’Odontoiatria. Università Vita e Salute S. Raffaele di Milano Insegnamento di Storia della Medicina e Sociologia