Il sesto workshop dell’ANDI a Cernobbio

sesto workshop dell’ANDI a Cernobbio

Un dentista sempre più consapevole di prolungare nel tempo la sua professione (ma pronto ad impegnarsi in una sorta di patto generazionale con le nuove leve) in una società caratterizzata da una generale denatalità e dall’invecchiamento della popolazione che quindi fino a tarda età avrà necessità di cure dentali anche per esigenze di natura estetica. In estrema sintesi è quanto emerso dal sesto workshop di Economia in Odontoiatria, organizzato da ANDI a Cernobbio (Como) il 14 maggio scorso.
Dopo aver aperto i lavori, moderati dal giornalista Rai Franco Di Mare, il presidente nazionale Gianfranco Prada ha dato la parola ai vari relatori: Fausto Colombo, ordinario di Teoria della Comunicazione alla Cattolica di Milano, con “Allungamento della vita professionale tra aspettative dei giovani e perplessità dei senior”, Maurizio Memo, ordinario di Farmacologia e prorettore all’università di Brescia, con “Neuroscienze e stili di vita per una professione usurante”, Francesco Verbaro della Scuola superiore della Pubblica amministrazione con “Ricadute previdenziali dell’attuale metamorfosi professionale, anche rispetto ad un’eventuale assenza di un efficace patto generazionale”, Mauro Del Vecchio, docente all’università di Firenze, ed Erika Mallarini, docente alla Bocconi, che hanno presentato un’indagine congiunta Andi- Ocps sulla domanda e offerta odontoiatrica nel nostro Paese, e Maurizio Quaranta, vicepresidente Adde con “Lo studio odontoiatrico come staffetta generazionale: opportunità da non mancare”.

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Dai vari interventi è emersa la necessità che i dentisti si occupino sempre più di riabilitazioni cliniche rivolte ai “giovani adulti” e che le performance psicofisiche cognitive e manuali degli odontoiatri, che di fatto svolgono una professione particolarmente complessa e logorante, si mantengano sempre più aggiornate. Tale situazione non deve però ostacolare quello che è il fisiologico ricambio professionale, ripercuotendosi anche su quelle che sono le aspettative previdenziali della libera professione del futuro, così come avviene per la previdenza in generale.
L’indagine congiunta Ocps Bocconi-ANDI, in particolare, evidenzia un andamento professionale meno negativo rispetto ai precedenti anni ma con una profonda incertezza rispetto al prossimo futuro. Dall’analisi del questionario sottoposto ai tremila intervistati appare evidente una timida reazione dei dentisti soprattutto nella riorganizzazione complessiva della professione. Il sistema professionale soffre di una pletora odontoiatrica che si farà sempre più cogente e di una domanda afflitta da una capacità di spesa degli italiani ridotta a causa della crisi solo da poco superata. Necessita quindi di politiche di sviluppo adeguate e in tal senso, nel corso del convegno, sono stati approfonditi modelli dei Paesi nord europei e non solo. L’intercettazione del welfare anche contrattuale (assicurazioni, fondi, eccetera) di quella classe media che da sempre afferisce allo studio monoprofessionale può trarre vantaggio con piani di trattamento concordati nel tempo per l’intera famiglia.

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Per salvaguardare il patrimonio delle decine di migliaia di studi odontoiatrici in termini culturali ed operativi - ha concluso il presidente Prada - risulta indispensabile una transizione generazionale tra giovani leve di odontoiatri e colleghi più maturi. Un patrimonio, quello dello studio professionale, che tanto ha realizzato in questi decenni per il benessere del cavo orale dei pazienti e che rappresenta, con il rapporto diretto odontoiatra-paziente, un insostituibile modello per la sanità italiana”. ●