Professione che cambia: la relazione con il paziente

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la relazione con il paziente

Dobbiamo riconoscere che non c’è ancora piena consapevolezza del fatto che oggi la nostra professione è ancora oggetto di radicali cambiamenti. In particolare nella relazione con il paziente, dove alcuni vecchi approcci sembrano essere superati.
La situazione socioeconomica e culturale ha fatto sì che al “vecchio” modello monoprofessionale si affiancassero altre modalità e concezioni di pratica dell’odontoiatria, che in molti casi sembrano rappresentare una involuzione, se non addirittura una negazione delle buone prassi legate alla nostra professione. Dobbiamo comprendere le ragioni per le quali migliaia di cittadini scelgono di avvalersi di realtà odontoiatriche diverse dal tradizionale modello monoprofessionale. Questo fatto ci deve aiutare a riflettere e a ripensare al modo di gestire “la relazione” con i nostri pazienti, per conservare e allo stesso tempo far crescere tale rapporto.
ANDI ha accompagnato la crescita dell’odontoiatria italiana negli ultimi 70 anni proprio perché non si è mai sottratta e anzi ha investito risorse per interpretare al meglio la realtà con le sue contraddizione e i suoi cambiamenti. Oggi non è diverso: ancora una volta siamo chiamati a “rilanciare” per esprimere il meglio dell’odontoiatria italiana.
Questo, naturalmente, comporta dei cambiamenti. Il primo e più importante interessa oggi proprio la crescita e l’evoluzione della vita e della concezione organizzativa dei nostri studi. A partire dalla “capacità di accogliere”: la gestione del momento dell’accoglienza è una fase critica e allo stesso tempo condizionante tutta la gestione della relazione con il paziente. È quella che viene chiamata qualità percepita, che nulla ha a che vedere con la qualità della prestazione, ma che può orientare il paziente nella scelta del curante.
Di primaria importanza, per cementare il rapporto fiduciario con il paziente, è anche una corretta gestione della documentazione clinica: vanno presentati piani di lavoro e preventivi realmente attinenti alle esigenze terapeutiche ed economiche del paziente ed acquisiti consensi ai trattamenti effettivamente consapevoli.
Un altro cambiamento riguarda la capacità di ampliare il numero e la qualità sia di servizi primari, cioè quelli legati direttamente alla cura, che secondari, quelli legati alla gestione, comunicazione ecc. Infatti, i nostri pazienti vivono oggi in una realtà “molto contaminata”, capace di proporre soluzioni e servizi alternativi, attraverso offerte complesse, all’interno delle quali addirittura può risultare vincente l’offerta dei cosiddetti “servizi accessori” piuttosto che la forma e la “sicurezza” nell’erogazione delle terapie vere e proprie.
Ognuno di noi oggi è chiamato a lavorare molto in termini di “cultura aziendale”, di management dello studio, anticipando la necessità di una gestione sempre più puntuale di tutti gli aspetti legati sia alla vita del back office che del front line.
Questo è quanto oggi ci chiedono i pazienti e questo è ciò sul quale ANDI dovrà investire sempre di più nei prossimi mesi e anni. Parallelamente ci dovrà essere una crescita del nostro essere NETWORK, investendo sempre di più nella logica del “fare gruppo”. Lo studio monoprofessionale è una realtà straordinaria, che deve affermarsi come modello privilegiato dell’odontoiatria italiana a patto che la logica di rete, il network appunto, prevalga. Fare gruppo significa individuare percorsi comuni, ai quali ciascuno potrà partecipare a seconda delle esigenze e delle modalità con le quali intende continuare ad esercitare la professione. ●

Mauro Rocchetti
Vicepresidente Vicario Nazionale