Negli ultimi mesi diverse novità hanno riguardato la categoria degli odontoiatri, interessando sia la loro vita professionale, sia gli aspetti legati alla formazione. Il risultato è che mai come in questo momento l’impegno dell’Enpam nei confronti dei dentisti iscritti è intenso e concreto, coinvolgendo inoltre una massa di risorse finanziarie in continuo aumento.

Prima la legge sulla concorrenza ha sancito che, nell’ambito delle società, non solo il rapporto con il paziente ma anche la direzione sanitaria dell’attività odontoiatrica deve essere affidata a un odontoiatra.

Con l’ultima legge di stabilità si è aggiunto un ulteriore tassello attraverso l’esplicitazione del principio secondo cui tutte le prestazioni odontoiatriche devono prevedere un contributo previdenziale.

Alle società del settore è stato quindi imposto un contributo pari allo 0,5 per cento sul fatturato (e non solo sull’utile) da versare alla gestione di Quota B del Fondo di previdenza generale dell’Enpam.

La misura garantirà nuove risorse per gli iscritti. Spetterà alla Consulta della libera professione e al consiglio di amministrazione decidere come utilizzare queste risorse che certo potrebbero essere indirizzate alla costruzione di un welfare più moderno e inclusivo per i liberi professionisti.

Che questa sia una priorità per l’Enpam lo dimostra la storica decisione di tutelare gli infortuni e la malattie dei contribuenti alla Quota B con una tutela previdenziale e non più assistenziale.

Cosa significa? Che tutti i liberi professionisti impossibilitati a lavorare avranno diritto a ricevere una somma di denaro, senza dover sottostare a limiti di reddito che finora hanno impedito ai più di ottenere un aiuto nel momento del maggior bisogno.

Nella delibera che il Consiglio di amministrazione dell’Enpam ha approvato il 15 dicembre scorso – e che attende il via libera dei ministeri vigilanti per entrare in vigore – è inoltre previsto che la tutela scatti per i periodi di malattia o infortunio superiori ai 30 giorni, a differenza dell’attuale regolamento che fa scattare gli aiuti solo dopo il sessantesimo giorno.

Un aiuto per tutti, dunque, e con tempi dimezzati.

In concreto, se il ministero del Lavoro e il ministero dell’Economia approveranno il nostro provvedimento, dal 31° giorno l’Enpam si impegna a versare al professionista inabile un’indennità giornaliera calcolata sull’80 per cento del suo reddito. La copertura potrà proseguire per 24 mesi.

Ma le novità non finiscono qui. Recentemente infatti l’ombrello dell’Ente si è ampliato da chi è già un odontoiatra a chi sta studiando per poterlo diventare.

Dallo scorso ottobre gli iscritti al V e VI anno dei corsi di laurea in odontoiatria possono aderire all’Enpam, tra l’altro con l’opzione di rimandare di tre anni il pagamento della quota (poco più di 100 euro annuali).

In questo modo, caso unico in Italia insieme ai medici, hanno accesso da subito alle stesse tutele previste per i loro futuri colleghi, compresi i casi di maternità, e di maturare anzianità utile per la pensione o per raggiungere prima i requisiti per vedersi concedere un mutuo Enpam per la prima casa o l’acquisto dello studio professionale.

L’adesione massiccia che si sta registrando nei primi mesi dall’introduzione della possibilità rivolta agli universitari porta anche un’ulteriore conseguenza.

Se le università italiane ospitano così tanti iscritti all’Enpam, è giusto e doveroso che l’Ente si preoccupi di formare al meglio questi nuovi professionisti, fornendo loro ogni strumento necessario per consentire loro prospettive sicure di carriera.

Le università dovranno aiutare i futuri colleghi non solo a essere buoni odontoiatri ma anche buoni professionisti, in grado di gestire al meglio lo studio il rapporto con soci, dipendenti e, di conseguenza, quello con il paziente.

E questo ancora di più in un contesto che vede la presenza rilevante rispetto al passato di nuovi operatori che rischiano di svilire il legame professionale tra chi cura e chi viene curato.

Già oggi in numerosi atenei, dall’esperienza ormai consolidata dell’Aquila e Roma ad altre sperimentate in città come Trieste e Firenze, veri e propri corsi o seminari di avviamento all’esercizio della professione introducono il concetto di deontologia, degli elementi gestionali in uno studio e degli strumenti di comunicazione.

Un quadro disomogeneo che richiede un intervento di stimolo e coordinamento nei cui confronti l’Enpam darà piena disponibilità, per rispondere alla propria missione di garante delle pensioni e motore del patto tra generazioni differenti.

Dalle società un contributo per i professionisti

L’ultima legge di Stabilità ha previsto che: “Le società operanti nel settore odontoiatrico, di cui al comma 153 dell’articolo 1 della legge 4 agosto 2017, numero 124, versano un contributo pari allo 0,5 per cento del fatturato annuo alla gestione ‘Quota B’ del Fondo di previdenza generale dell’Ente nazionale previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri (Enpam), entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello della chiusura dell’esercizio”.

Il contributo, che si applica a tutte le società operanti nel settore dell’odontoiatria, alimenterà il fondo che si occupa del welfare dei liberi professionisti.

Non è però da confondere con un altro tipo di contributo, del 2%, a cui sono soggette solo le società che operano in regime di accreditamento o convenzionamento con il Servizio sanitario nazionale. In quest’ultimo caso le risorse alimentano il fondo Enpam degli specialisti esterni.