Gentile Direttore,
nel ringraziarla per la preziosa opportunità che mi offre di scrivere un editoriale sulle problematiche dell’odontoiatria su una rivista così prestigiosa, mi sono a lungo interrogato sugli argomenti più importanti da sottoporre all’attenzione di chi mi vorrà leggere. Non è un compito facile, anche perché i problemi si ripetono e acuiscono mostrando per intero la loro gravità e la leggerezza di chi ha ritenuto di sorvolare, nonostante avesse titolo o diritto/dovere di intervenire.
Sono giunto alla conclusione che potrebbe essere interessante, invece di una ennesima elencazione soggettiva delle problematiche della nostra professione, fare diretto riferimento ad atti ufficiali e a posizioni condivise da tutta l’istituzione ordinistica nei suoi rapporti con le altre istituzioni.
Credo, anche per non lasciare spazio a inutili polemiche e ai “si dice”, che potrebbe essere interessante leggere la posizione ufficiale dei rappresentanti degli odontoiatri sulle problematiche legate alle specializzazioni in campo odontoiatrico e sul tema della responsabilità professionale dei medici e degli odontoiatri che attualmente sta portando la categoria verso la deriva della medicina difensiva, con le relative conseguenze negative per la tutela della salute pubblica.
Nel testo dell’audizione parlamentare risalente al 2014 a cui faccio riferimento sono già chiaramente contenute anche alcune considerazioni particolarmente attuali sul tema dibattuto dell’eventuale autorizzazione amministrativa per l’apertura degli studi odontoiatrici.
Inoltre, sabato 22 ottobre 2016, i Presidenti degli Ordini dei Medici, i Presidenti delle CAO degli Ordini, componenti dei consigli ed esponenti del mondo sanitario sono stati ricevuti da sua Santità Papa Francesco. Mi piace, appunto, riportare il testo di un intervento, a suo tempo diffuso, della CAO Nazionale relativo ad alcune importanti dichiarazioni di Papa Francesco sul rapporto medico - paziente e sulla missione del medico. In poche parole rimandando ai contenuti della nota sembra emergere con chiarezza dall’alto magistero del Santo Padre che la prima preoccupazione del medico deve essere quella di curare, mentre aspetti di carattere economico ed aziendalistico non possono che essere subordinati alla missione più improntante di garantire la salute dei cittadini. ●

Audizione avanti la Commissione Affari Costituzionali della Camera sul Ddl C/2486 – Governo di conversione in legge del DL n.90 del 2014. Intervento del Dr. Giuseppe Renzo

Nel ringraziare il Presidente della Commissione per la possibilità offerta di ascoltare i rappresentanti della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri nell’ambito dell’esame concernente la conversione in legge del DL n. 90/2014 recante “misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari”, evidenzio che, quale Presidente della Commissione per gli iscritti all’Albo degli Odontoiatri, mi rimetto pienamente al documento presentato dalla FNOMCeO e mi limito ad alcune osservazioni riguardanti ovviamente lo specifico dell’odontoiatria.
A questo riguardo sottolineo che nell’ambito dell’art. 15, concernente le disposizioni urgenti relative alle borse di studio per le scuole di specializzazione medica, è previsto un ulteriore stanziamento per gli specializzandi (vengono portate le attuali 3.300 borse di studio fino ad una misura di 5.000 unità).
Dovrebbe essere stabilita la possibilità di accedere alle borse di studio, con le medesime modalità previste per i medici chirurghi, anche per i laureati in Odontoiatria e Protesi Dentaria.
Sarebbe necessario prevedere, quindi, un ulteriore specifico numero di borse di studio, da aggiungere e non da sottrarre a quelle spettanti ai medici, per l’accesso alle scuole di specializzazione riservate esclusivamente ai laureati in odontoiatria e protesi dentaria.
Si verrebbe così a sanare un’irrazionale disparità di trattamento tra laureati di lauree magistrali in ambito sanitario che oltretutto hanno attualmente un corso di laurea che prevede per entrambi sei anni di studio.
Tengo poi a sottolineare l’opportunità di meglio chiarire nel testo dell’art. 27 che l’obbligo dell’assicurazione per la responsabilità professionale previsto nella legge n. 148/2011 non è esteso ai professionisti sanitari che operano nell’ambito di un rapporto di lavoro dipendente con il SSN indicando con certezza quali categorie di professionisti sono invece destinatari dell’obbligo e se, come sembra, appare esclusa una ulteriore proroga dell’entrata in vigore il prossimo 15 agosto, dell’obbligo di cui trattasi.

N.R. In seguito a domanda posta dal Presidente della Commissione Affari Costituzionali in merito all’obbligo assicurativo e alle responsabilità connesse riguardanti l’onere di prova a carico del medico, il Dr. Renzo interviene ulteriormente e dichiara: “Ritengo che vadano uniformate le procedure (civili e penali) e che l’onere di prova debba ricadere sul “denunciante” e non sul professionista! Che, nel contempo, vada garantita la copertura assicurativa per il pregresso (sin dall’atto di sottoscrizione e senza alcuna interruzione o limitazione temporale o perdita di garanzia di copertura in seguito ad atti di rescissione e a maggior ragione, se unilaterali) e che possa prevedersi un modello simile al c.d. bonus-malus.

Esprimo, invece, il parere favorevole dei rappresentanti della professione odontoiatrica per la modifica proposta nell’ambito dello stesso art. 27, relativa all’abrogazione della norma di cui all’art. 8 ter del DLGS 502/92 secondo cui il Comune ai fini del rilascio dell’autorizzazione alla realizzazione di strutture sanitarie, deve acquisire dalla Regione la verifica di compatibilità del progetto, in rapporto al fabbisogno complessivo regionale e alla localizzazione territoriale delle strutture presenti in ambito regionale. Tale previsione elimina un ingiustificato appesantimento burocratico limitativo della libertà di iniziativa economica anche in considerazione del fatto che l’autorizzazione non implica che le strutture sanitarie operino per conto e a carico del SSN; a questo riguardo, appare ancora necessario e opportuno, a parere dello scrivente, che gli studi medici libero professionali che si differenziano dalle strutture sanitarie complesse non debbano sottostare ad uguale normativa autorizzativa, prevedendo invece il rilascio di attestazione di inizio attività, nel rispetto delle normative e leggi vigenti sulla sicurezza ed i requisiti minimi, previa preventiva comunicazione all’Asl atta all’apertura degli gli studi medici e dentistici monoprofessionali o associati. ●

Roma, 10 luglio 2014

La sanità non può ridursi a commercio

Il Santo Padre in occasione dell’incontro con la Pontificia Accademia della vita, ha pronunciato le seguenti parole: “Oggi sono molte le istituzioni impegnate nel servizio alla vita, a titolo di ricerca o di assistenza; esse promuovono non solo azioni buone, ma anche la passione per il bene. Ma ci sono anche tante strutture preoccupate più dell’interesse economico che del bene comune”. E alla fine: “Sono le virtù di chi opera nella promozione della vita l’ultima garanzia che il bene verrà realmente rispettato. [...] I medici e tutti gli operatori sanitari non tralascino mai di coniugare scienza, tecnica e umanità. [...] E invito i direttori delle strutture sanitarie e di ricerca a far sì che i dipendenti considerino parte integrante del loro qualificato servizio anche il tratto umano”. ●

Rimettere al centro la persona ed il diritto costituzionale della salute e delle cure in sicurezza

Era l’incipt mediante il quale segnalavamo di recente come molti piegano all’interesse economico l’essere medico e come i commercianti della salute (medici e non medici) considerino le strutture sanitarie parte di una sorta di “mercato” delle prestazioni o di servizi.
Le esortazioni del Santo Padre non possono non essere accolte ed applicate con senso etico e con responsabilità.
La Sanità non può essere considerata puro mercato e l’entrata dei capitali all’interno della stessa non devono stravolgere il suo spirito e mandato umanitario e, quindi, tali apporti non possono e non devono essere prevalenti sull’aspetto professionale da cui la giusta richiesta che il controllo delle società sia nelle mani di chi opera nella promozione della vita, essendo questa l’ultima garanzia che il bene verrà realmente rispettato.
Un richiamo all’etica della responsabilità è doveroso.
La politica, che in questi giorni si interroga sulla necessità di stabilire regole a favore di questo o altro interesse, creda di più al valore della “persona” e meno al valore del denaro o del consenso. ●