La pianificazione fiscale: come risparmiare legittimamente sulle imposte


I mesi autunnali, in particolar modo il mese di ottobre e quello di novembre, sono in assoluto i più importanti dell’anno fiscale per andare a incidere sulle imposte da versare l’estate successiva. Capita molto spesso infatti di sentire professionisti che dedicano grande attenzione alla parte clinica ed alla parte gestionale del proprio studio ma tralasciano gli aspetti fiscali dimenticandosi che nei mesi di giugno e luglio, periodo in cui solitamente si pagano le imposte, i “giochi” sono pressoché fatti. Diventa quindi essenziale una strettissima collaborazione con il proprio commercialista per poter prevedere in anticipo non solo i pagamenti fiscali dei successivi mesi estivi ma soprattutto per definire le strategie con cui, nel pieno rispetto delle norme, risparmiare lecitamente sulle imposte. Considerando che il peso del Fisco oscilla intorno al 40-45% dell’utile professionale a cui bisogna anche aggiungere la contribuzione ENPAM, è evidente che l’anticipare una determinata spesa nell’anno in chiusura possa avere degli effetti positivi in termini di risparmio di imposta, in alcuni casi, superiori anche al 100% della spesa stessa.
L’importanza di affrontare la pianificazione fiscale nei mesi autunnali è legata anche ad un secondo fattore. Spesso infatti ci si dimentica che alla fine del mese di novembre si deve corrispondere il secondo acconto di imposta che, sommato con la quota B della contribuzione ENPAM, spesso può mettere in crisi finanziaria il professionista. Capita sovente infatti di incontrare odontoiatri che, a causa di una non ottimale pianificazione fiscale, si ritrovano verso la fine dell’anno con poca liquidità e, di conseguenza, con l’impossibilità di affrontare entro il mese di dicembre spese che gli permetterebbero, tra l’altro, di ridurre lecitamente il proprio reddito fiscale. Non tutti però sanno che il metodo di conteggio degli acconti di imposta prevede un’opzione “salvagente” che, come meglio andremo a vedere nel prosieguo di questo articolo, permette di ridurre il pagamento di novembre.
È indubbio che tutta questa attività, se svolta solo nei mesi autunnali, produce effetti positivi abbastanza limitati: una corretta pianificazione fiscale, a parere di chi scrive, dovrebbe essere svolta ogni tre mesi richiedendo al commercialista bilanci trimestrali infrannuali in modo da poter analizzare con un arco temporale più ridotto l’andamento della propria attività e sfruttare le varie opportunità che il fisco offre ai contribuenti.
Un’ulteriore precisazione prima di entrare nel cuore del problema: tutte le considerazioni che faremo nel proseguimento dell’articolo valgono per i professionisti che applicano il criterio di cassa. Ci riferiremo pertanto ai professionisti individuali (che svolgono attività con la propria partita Iva) ed alle associazioni professionali o studi associati. Quanto diremo non vale invece per le cliniche odontoiatriche strutturate in forma di Srl, SpA o di società di persone, dato che per questi soggetti non viene applicato il criterio di cassa (tassazione della differenza tra incassi e pagamenti) bensì il criterio della competenza economica.

Attenzione agli incassi effettivi

Per quanto sembri paradossale, capita spesso che l’odontoiatra commetta degli errori in piena buonafede che anticipano la tassazione di quasi un anno e mezzo.
Infatti, partendo dal presupposto che il professionista è tassato sulle fatture incassate (al netto ovviamente delle relative spese inerenti), bisogna prestare attenzione quando ci si avvale del regime della cosiddetta “contabilità semplificata”. Questo regime contabile, che il legislatore ha previsto come standard per i professionisti, non prevede a differenza della contabilità ordinaria la compilazione della prima nota, documento in cui vengono inserite le entrate e le uscite con le relative modalità di incasso e di pagamento. Nel caso quindi in cui vi siano delle fatture emesse entro la fine dell’anno che però non vengono incassate contestualmente, ma per cui il cliente rinvia il pagamento ai mesi di gennaio o febbraio, sarà necessario comunicare al proprio commercialista che quei determinati incassi non sono avvenuti nell’anno in chiusura. Senza questa precisazione, infatti, tali fatture saranno considerate come incassate e formeranno reddito su cui andare a pagare imposte nel successivo mese di giugno. L’effetto sarà poi particolarmente pesante perché questa mancanza di comunicazione produrrà conseguenze anche aumentando gli acconti da versare nell’anno successivo e la contribuzione ENPAM.
Un secondo aspetto riguarda le possibili politiche commerciali che a volte vengono applicate da alcuni studi. Non è infatti infrequente il caso in cui, con lo scadere dell’anno fiscale, vi siano pazienti che, per poter detrarre la spesa anticipatamente, propongano il pagamento di un anticipo a fronte del quale richiedono anche un ulteriore sconto. Detto che la gestione degli sconti sui pagamenti anticipati va valutata caso per caso, bisogna però tenere in considerazione che anticipare un incasso entro la fine dell’anno (con annesso sconto) comporta poi incrementare le imposte l’anno successivo aumentando sia versamento di giugno sia quello di novembre. Siamo proprio sicuri che aver applicato uno “sconto cassa” del 5% ad un paziente che ha dato un acconto nel mese di dicembre abbia alla lunga prodotto un risultato positivo?

La gestione degli acconti di imposta

Come anticipavamo nella premessa, non tutti sanno che vi sono due modalità del conteggio degli acconti.
Il metodo base, che semplifica molto i conteggi e riduce al minimo i rischi di errore, è il cosiddetto “metodo storico”. Gli acconti vengono determinati sulla base delle imposte dell’anno precedente: il primo acconto sarà uguale al 40% del debito di imposta del passato esercizio fiscale mentre il secondo acconto sarà pari al 60%.
Vi è però una seconda modalità di conteggio che può essere utilizzata in situazioni di oscillazioni del reddito: il cosiddetto “metodo previsionale”. Gli acconti vengono versati applicando sempre percentuali del 40% e del 60% ma sul debito che si prevede avere nell’anno in corso e non, invece, sul dato storico dell’anno precedente. Questo permette in anni in cui il reddito è in fase di diminuzione, per motivi di contingenza economica oppure per effetto di grossi investimenti, di diminuire l’esborso nel mese di novembre in modo da non mettere in crisi di liquidità lo studio professionale. Questa stessa liquidità potrà infatti essere utilizzata per effettuare entro la fine dell’anno eventuali spese o investimenti, come vedremo nei punti successivi. L’unico aspetto negativo consiste nel fatto che se si dovesse andare a sbagliare la previsione del reddito, e questo risultasse a fine anno più elevato rispetto a quanto preventivato, nel mese di giugno in sede di saldo si dovrà andare a corrispondere quanto non versato più una mora ridotta di circa il 4%. È evidente però che l’effetto sulla riduzione delle imposte delle spese effettuate entro l’anno con la liquidità ottenuta dalla riduzione del secondo acconto sarà di gran lunga superiore della piccola percentuale da pagare per sanare la posizione in caso di previsioni non corrette.

I costi dello studio e la loro utilità fiscale

Il fulcro della pianificazione fiscale è essenzialmente la gestione delle spese. Capita spesso infatti di sentire odontoiatri che, ignari dei possibili importanti vantaggi che l’anticipazione di una spesa avrebbe potuto portar loro, nei mesi estivi rimpiangono di non aver effettuato una corretta programmazione fiscale. A prescindere dalla generalità dei costi che, come sappiamo, se pagati entro l’anno in virtù del criterio di cassa sono deducibili dal reddito imponibile, è opportuno effettuare alcune considerazioni.
Innanzitutto, non è sempre chiaro il fatto che “fare magazzino” di impianti, di monouso e di materiale odontoiatrico in generale non abbia impatti fiscali negativi per i professionisti. Questo significa che, nel caso di importanti acquisti effettuati alla fine del mese di dicembre, per i quali molto spesso i fornitori applicano importanti sconti per raggiungere il loro budget aziendale, tali spese saranno pienamente scaricabili nell’anno in cui sono effettuate. Il valore economico del magazzino a fine anno, a differenza di quanto accade nelle cliniche odontoiatriche in forma di società di capitali o di persone, non verrà sommato a reddito prodotto dal professionista. È quindi evidente come una tempestiva pianificazione fiscale possa permettere al professionista di scegliere di anticipare determinati acquisti che avrebbe effettuato nei primi mesi dell’anno successivo con un beneficio: riduzione delle imposte e dei contributi ENPAM e poter fruire di scontistica elevata.
Un’altra possibile strategia operativa che ha anche dei benefici in ambito fiscale consiste nel pagamento di acconti all’odontotecnico. Soprattutto per i professionisti che fanno uso di laboratori con una certa continuità, al fine anche di programmare in modo efficiente i flussi di lavoro, può essere buona prassi “prenotarli” pagando loro un acconto sui futuri lavori che svolgeranno nei primi mesi dell’anno successivo (incentivandoli per altro a lavorare al meglio nell’anno successivo). L’anticipazione di queste spese, che non formerà reddito per l’odontotecnico se non nell’anno in cui svolgerà materialmente il lavoro (criterio di competenza), sarà invece deducibile dall’odontoiatra nell’anno in chiusura.
Un’altra variabile da tenere in considerazione nell’ottica di una corretta programmazione fiscale è l’acquisto di beni strumentali. Questi sono definiti come quei beni che hanno una funzione appunto “strumentale” allo svolgimento dell’attività odontoiatrica. In questa categoria non rientrano solo il riunito, il panoramico, la tac o il microscopio ma anche beni di modico valore. Si pensi ad esempio a tutto lo strumentario piuttosto che ai micromotori per la chirurgia. La particolarità di questi costi consiste nel fatto che, eccezionalmente rispetto al criterio di cassa anche se non vengono pagati entro l’anno in chiusura, potranno essere ammortizzati. L’ammortamento è il processo con cui questi costi vengono ripartiti in un numero di anni pari alla vita utile del bene stesso. Detto che il legislatore fiscale ha definito in modo puntuale la vita utile minima dei vari beni strumentali anche per il settore odontoiatrico, spesso ci si dimentica che nel caso di acquisto di beni con valore unitario (da indicare in fattura) inferiore a 516 euro Iva inclusa, l’ammortamento (ossia la loro spesabilità) potrà avvenire interamente nell’anno di acquisto. Nell’ottica di queste valutazioni è opportuno anche ricordare che l’anno 2016 prevede ancora l’agevolazione fiscale denominata “superammortamento”. Nel caso di beni strumentali acquistati entro la fine dell’anno, questi verranno dedotti al 140% (anziché al 100%) secondo il criterio di ammortamento appena spiegato. Questo significa che nel caso, ad esempio, di un bene acquistato per 10.000 euro, si potrà scaricare secondo il processo di ammortamento un costo di 14.000 euro.
Da ultimo, parlando di beni strumentali, è opportuno ricordare che vi sono alcune forme di pagamento più vantaggiose di altre. È il caso infatti dei cosiddetti contratti di leasing. In particolare, il leasing finanziario permetterà di accelerare il processo di ammortamento dimezzando il numero di anni in cui il costo del bene può essere scaricato. Il tutto, per il 2016 e solo per il leasing finanziario, potrà essere cumulato con l’agevolazione fiscale dei superammortamenti. Nel caso si voglia rinnovare il proprio studio professionale, l’anno 2016 rispetto ad altre annualità presenta sicuramente dei vantaggi in più. Questa norma agevolativa peraltro potrebbe essere oggetto di una proroga ma, com’è lecito attendersi, la lieta novella potrebbe arrivare allo scadere dell’anno: meglio quindi non rischiare!

Le spese previdenziali e i loro benefici sulle imposte

Trattando il tema della pianificazione fiscale, non bisogna poi dimenticarsi di altre due categorie di spese che il professionista può affrontare con effetti fiscali particolarmente positivi. Parliamo infatti di quelle spese personali che investono la sfera previdenziale. Ci riferiamo al versamento del contributo ai fondi pensione integrativi e al fondo ENPAM. Il primo, nel limite di 5.164 euro, sarà interamente scaricabile nell’anno di pagamento alla stregua di qualsiasi altro costo per l’attività odontoiatrica. Relativamente invece all’ENPAM, detto che i conteggi sono effettuati direttamente dall’Ente previdenziale, sarebbe totalmente controproducente avvalersi di una rateizzazione che lasci una parte del versamento da effettuarsi nell’anno successivo. Quanto non verrà versato entro la fine di dicembre non potrà essere dedotto entro l’anno in chiusura con un duplice effetto negativo sia sul saldo che sugli acconti d’imposta. Rimanendo su questo argomento, un altro punto da analizzare può riguardare il versamento per riscattare gli anni di laurea ai fini contributivi. Detto che il conteggio di quanto dovuto deve essere effettuato in modo specifico dall’ENPAM, tenendo conto che quanto versato nell’anno è interamente deducibile, un confronto con il proprio commercialista permetterà di effettuare i calcoli di convenienza per comprendere i positivi effetti fiscali e pensionistici di quanto si va a versare.

Conclusioni

Come visto, un odontoiatra attento che non vuole avere sorprese in termini fiscali non può prescindere dall’interfacciarsi con il proprio commercialista per effettuare una corretta programmazione fiscale, attività particolarmente proficua se condotta durante tutto l’anno fiscale. Anziché interrogarsi su quale sarà il livello di congruità dei prossimi studi di settore, strumento che probabilmente a breve verrà dismesso, a nostro giudizio gli ultimi mesi dell’anno devono essere impiegati per andare, nel pieno rispetto delle norme, a ridurre il più possibile l’impatto fiscale. Ne va della soddisfazione del professionista e, in alcuni casi, della sua stessa sopravvivenza. ●

Umberto Terzuolo
Alessandro Terzuolo

A cura di: tudio Terzuolo-Brunero & Associati