I controlli del Fisco per i prossimi dodici mesi: le strategie aggiornate dall’Agenzia

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Come consuetudine ormai ricorrente, anche quest’anno l’Agenzia delle Entrate ha emesso la Circolare con cui fornisce alle sue sedi locali le linee guida per i controlli fiscali da effettuarsi nei successivi 12 mesi. La Circolare n. 16/E di fine aprile 2016 è un importante aggiornamento di quelle che sono le strategie e le prossime mosse dell’Agenzia delle Entrate in tema di controlli. Va detto che lo spirito della Circolare, che si spera sia seguito anche nella realtà dei fatti, è di notevole equilibrio nell’attività di accertamento.
L’Agenzia delle Entrate sta facendo di tutto per concentrarsi su fenomeni evasivi veramente rilevanti, cercando di valutare il quadro di insieme del contribuente.
La Circolare, oltre a chiarire agli Uffici periferici i comportamenti pratici da tenere, espone le nuove strategie di controllo basate soprattutto sull’utilizzo di banche dati e concentrate su settori particolarmente a rischio.
Dal punto di vista degli accertamenti, gli anni 2015 e 2016 sono stati gli anni della c.d. voluntary disclosure. Al di là dell’aver regolarizzato rischiose posizioni estere, l’operazione ha visto l’instaurarsi di un rapporto molto diverso tra contribuente e Agenzia delle Entrate. Un rapporto basato sulla trasparenza e la fiducia reciproche. Tuttavia, questa particolare fase del rapporto tra Fisco e contribuente ha messo in luce una serie di frequenti fenomeni evasivi che saranno utilizzati come linea guida per i prossimi settori/contribuenti da controllare. Inoltre, il fenomeno della voluntary disclosure ha avuto una grande concentrazione in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio. Tale concentrazione tuttavia è poco coerente con gli alti tassi di evasione che registrano statisticamente altre regioni. Le incongruenze suddette sono certamente oggetto di riflessione da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Il cambio di passo portato dalla Dott.ssa Orlandi (Direttore dell’Agenzia delle Entrate) è stato visibile in questo primo biennio: da un lato un rapporto, in alcuni casi, più disteso tra Fisco e contribuente, dall’altro lato una notevole concentrazione su tecniche di verifica che hanno portato buoni successi e che riepilogheremo nel prosieguo dell’articolo.
Ciò detto, escludendo i cosiddetti grandi contribuenti con attività anche internazionali, le strategie dell’Agenzia delle Entrate si dividono in due grandi categorie:

  • i privati cittadini, monitorati per il loro tenore di vita e le eventuali operazioni immobiliari;
  • i professionisti e/o le piccole - medie imprese, che presentano anomalie per settore o per specifici dati economico-finanziari.

La stragrande maggioranza degli operatori del mondo odontoiatrico (singoli professionisti, studi associati, società tra professionisti e centri dentali) è compresa tra le due categorie e per di più è attiva nel settore dei servizi che sarà particolarmente “bersagliato” dall’Amministrazione.

Le linee guida dell’Agenzia

Tra le nuove indicazioni generali che sono fornite ai vari uffici territoriali, si riportano le più rilevanti per la categoria:

  • la ripresa di verifiche sul posto presso i locali dei contribuenti per acquisire informazioni o indizi altrimenti non rinvenibili. L’Agenzia delle Entrate, senza dirlo apertamente, si riferisce all’omessa fatturazione verso soggetti privati, oppure a documentazione rinvenibile in loco non rispondente ai dati dichiarati;
  • il focus sul settore dei servizi in generale. Questa intenzione, potrebbe apparire obiettivamente poco logica ma fa leva sul fatto che, a differenza dei beni, raramente i servizi hanno un prezzo veramente standard. Il prezzo di una prestazione sanitaria può infatti variare per numerosi motivi, oltre alla complessità e alla qualità, si deve ragionare anche sui cosiddetti servizi accessori. Ad ogni modo, il motivo per cui il settore dei servizi dovrebbe essere oggetto di particolari attenzioni da parte del Fisco è legato al fatto che risulta difficile per l’Amministrazione valutare la bontà e la genuinità dei prezzi praticati, in quanto difficilmente confrontabili;
  • la concentrazione su lavoratori autonomi che, pur con un elevato reddito, abbiano rilevanti costi in proporzione maggiore rispetto a quanto rilevabile da valori medi. In questo “identikit” di potenziale evasore rientrano in realtà due tipologie di soggetti; in primo luogo i contribuenti che deducono costi non inerenti che quindi aumentano il valore dei costi di più di quello che sarebbe il valore medio; in secondo luogo quei contribuenti, pienamente regolari, con attività molto strutturate che hanno redditi rilevanti pur con percentuali di guadagno, sulla singola prestazione, relativamente bassi;
  • una riduzione dell’utilizzo indiscriminato e ottuso dello strumento delle indagini finanziarie (analisi di versamenti e prelievi sui conti correnti). Questa rappresenta forse la migliore notizia sul mondo dei controlli in quanto testimonia, almeno a livello centrale, la presa di coscienza da parte dell’Amministrazione sull’iniquità di un accertamento bancario non coordinato e utilizzato in modo asettico e rigido;
  • un rinnovato e mirato utilizzo del Redditometro, in piena integrazione con altri strumenti di controllo, per specifiche posizioni con alto tenore di vita e basso reddito. Viene confermata l’importanza per tale strumento del meccanismo del contraddittorio il quale dovrebbe portare l’Ufficio a distinguere situazioni di reale evasione rispetto a situazioni di normale gestione finanziaria e patrimoniale all’interno di un nucleo familiare;
  • un utilizzo integrato, attento ma intensificato dello strumento dello Spesometro. Anche in questo caso lo strumento avrà una doppia finalità: in primo luogo verificare il parallelismo tra costi di un soggetto e ricavi di un altro soggetto quando tra i due avvenga una transazione economica; in secondo luogo tracciare tutte le spese di un determinato contribuente, anche se effettuate in contanti o per importi non particolarmente rilevanti;
  • l’aumento degli accertamenti verso settori di attività in cui il tasso di evasione riscontrato è solitamente alto;
  • la maggiore concentrazione su violazioni di carattere sostanziale rispetto a quelle meramente formali.

Le novità su elencate in alcuni casi rappresentano delle evoluzioni nell’utilizzo di strumenti già esistenti, come il Redditometro e lo Spesometro, in altri casi rappresentano un rafforzamento di strategie di attenta selezione e verifica preventiva.
Sempre più l’Agenzia delle Entrate vorrà andare “a colpo sicuro” nei controlli, riducendone magari il numero ma aumentandone l’efficacia e l’effetto deterrente.
Una menzione speciale merita, infine, lo strumento dello Studio di settore, tanto noto nell’ambito odontoiatrico. Questo strumento, più che per effettuare accertamenti automatici o per spingere i contribuenti ad adeguarsi alle sue risultanze, verrà ora utilizzato per segnalare anomalie e incoerenze rispetto alla media di categoria. Si dovrà quindi temere più la non coerenza (l’anomalia di alcuni indici dello Studio di settore) che non tanto il mero ammontare di ricavi non congrui. Inoltre lo Studio di settore verrà usato sempre più in collegamento ai già citati Redditometro, Spesometro oltre che agli altri indicatori di anomalie. Non resta quindi che sottolineare una sempre più attenta compilazione dello Studio di settore da parte del contribuente, pur in tutti i suoi complessi e numerosi dati.
Per quanto riguarda invece l’ambito degli acquisti immobiliari, particolare attenzione verrà posta rispetto ai prezzi di mercato e alle condizioni generali di vendita degli immobili, con il fine di evidenziare, da parte del Fisco, eventuali importi corrisposti in modo non regolare.

Conclusioni

Per il settore dentale, ma non solo, i controlli fiscali rappresentano generalmente fonte di grande preoccupazione. Tuttavia, è il caso di dirlo, nell’ultimo biennio la qualità dei controlli è solitamente incrementata, anche se forse in modo non del tutto omogeneo sul vasto territorio nazionale.
Non sono più una rarità le verifiche fiscali conclusesi in tempi ragionevoli e senza il recupero di imposte a danno del contribuente. Tuttavia, è fondamentale difendersi fin da subito con grande determinazione e precisione, producendo tutti gli elementi a proprio favore all’Ufficio affinché questi possa valutarli nel complesso. Anche qualora l’Ufficio non riconosca valide le giustificazioni del contribuente, le stesse dovranno essere contestate espressamente nell’avviso di accertamento e in caso di mancanza saranno un arma a favore del contribuente in un eventuale contenzioso presso le Commissioni Tributarie.
Non resta quindi che sperare, anche se certamente il percorso è ancora lungo e tutt’altro che immediato, che i buoni propositi per un Fisco più neutrale e ragionevole si possano avverare. Un ruolo fondamentale però è svolto dal legislatore che deve semplificare e rendere più eque le regole fiscali, altrimenti ogni sforzo sarà vano.
Infine permetteteci di sottolineare, come capita spesso, l’importanza del dialogo attivo con il proprio commercialista, il tutto finalizzato a una gestione preventiva di eventuali comportamenti non corretti, dettati il più delle volte da semplice non curanza o non conoscenza. ●

Alessandro Terzuolo
Umberto Terzuolo

A cura di: Studio Terzuolo-Brunero & Associati