Siete sicuri di essere al sicuro? (parte prima)

Politici, sociologi e filosofi dibattono da secoli sul vero significato di sicurezza: scomodando l’etimologia del termine dobbiamo fare riferimento alle origini latine del vocabolo che deriva da “sine cura”, cioè senza preoccupazione. È proprio questo lo scopo del presente articolo, ossia quello di fare luce sui meccanismi offerti dal legislatore e dalla moderna prassi economica per ridurre al minimo i rischi che l’odontoiatra si può trovare ad affrontare garantendogli, per quanto possibile, la massima sicurezza.
Va ricordato che, da un lato, la sicurezza è in grado di canalizzare le migliori energie dell’individuo al fine di realizzare progetti di lungo periodo e capaci di garantire benefici duraturi, dall’altro lato è colpevole di tarpare le più vitali risorse dell’intelletto umano limitandolo in una routine che non porta alcuno sviluppo delle capacità creative e innovative.
Sia che si vogliano sottolineare i lati positivi, sia che si vogliano mettere in luce le connotazioni negative della sicurezza, è innegabile come questa sia un bisogno irrinunciabile dell’essere umano.
Viviamo in un’epoca di continui e rivoluzionari cambiamenti, circostanza che genera grandi opportunità e forti insicurezze allo stesso tempo. Ne sono una dimostrazione i recenti avvenimenti politici ed economici che hanno spiazzato le previsioni più accreditate, garantendo contemporaneamente una certa dose di instabilità ma anche la necessità di riflettere su valori e abitudini considerati ormai non più discutibili.
Senza indugiare su riflessioni di ordine generale, il vero obiettivo di questo articolo è quello di approfondire il concetto di sicurezza sotto un profilo patrimoniale, professionale e lavorativo, cercando da un lato di garantire al professionista quella corretta serenità che è alla base di un successo solido e non effimero, dall’altro evitando che l’obiettivo di ridurre i rischi ad ogni costo porti a una sorta di immobilismo economico e lavorativo.
Pur limitando la riflessione unicamente nell’ambito della sicurezza economica, è possibile distinguere tre grandi macro aree:

  1. sicurezza finanziaria e patrimoniale;
  2. sicurezza lavorativa (oggetto di un prossimo articolo);
  3. sicurezza fisica e familiare (oggetto di un prossimo articolo).

La sicurezza finanziaria e patrimoniale

É probabilmente questa l’area in cui il senso di insicurezza avvertito dagli investitori risulta più evidente e innovativo (sotto un profilo negativo) per chi si trova a gestire patrimoni più o meno ingenti accumulati negli anni. A generare un diffuso senso di impotenza è il mix, fino ad oggi mai provato, di bassissimi rendimenti generati da investimenti di medio periodo, solitamente considerati non speculativi, insieme alla nuova normativa sul bail-in. Chi dispone di una certa liquidità e vorrebbe utilizzarla per investimenti di natura finanziaria (siano essi nel mercato azionario, obbligazionario o della semplice liquidità) si trova di fatto a non avere alternative al rischio.
Senza pretesa di esaustività su un argomento così tecnico ed articolato, si riassumono gli aspetti principali connessi al cosiddetto bail-in.
La Direttiva europea n. 2014/59/EU sul salvataggio e la risoluzione delle crisi degli istituti di credito (c.d. “Bank Recovery and Resolution Directive”) ha previsto il cambiamento del sistema di risanamento delle banche non passando più attraverso l’intervento diretto da parte dello Stato (c.d. salvataggio esterno o bail out), bensì coinvolgendo direttamente, e in quest’ordine, azionisti della Banca, obbligazionisti subordinati, obbligazionisti di grado superiore ed eventualmente i correntisti (che superino una certa soglia di disponibilità sul conto bancario) presso l’istituto in crisi.
Il bail-in è stata una novità epocale per l’anno 2016 ed ha rivoluzionato una delle strategie più condivisibili da parte di quegli investitori che non volessero correre rischi in un mercato finanziario molto volatile e nervoso, ossia quella di lasciare una parte importante della propria liquidità sul conto corrente, in attesa di tempi migliori. Se non ci fosse stato il bail-in si sarebbe potuto rinunciare tranquillamente a rendimenti bassi a favore della certezza di aver sempre il denaro a disposizione in tempi ridottissimi.
Ora purtroppo questo ragionamento è valido solo fino alla soglia di 100.000 euro, perché fino a tale somma, infatti, le cifre sono garantite dal Fondo interbancario di tutela dei depositi e dal Fondo di garanzia dei depositanti del credito cooperativo, ai quali aderiscono tutte le banche operanti in Italia.
Bisogna prestare attenzione al fatto che la garanzia del fondo non riguarda il singolo conto corrente ma è connessa al singolo soggetto depositante (correntista) presso la medesima banca. Pertanto se si vorrà usufruire più volte della “garanzia” sui 100.000 euro sarà necessario aprire più conti correnti presso banche diverse (e non quindi conti diversi presso lo stesso istituto). Inoltre, nel caso di un conto corrente intestato a più persone, per ipotesi due (in caso di più persone il ragionamento andrà moltiplicato per il numero dei cointestatari), l’importo massimo garantito sarà pari a 200.000 euro.
Qualora non abbiate mai riflettuto attentamente su questi aspetti, potreste trovare un certo sconforto nel realizzare come, anche senza volersi assumere dei rischi attraverso investimenti nei mercati finanziari, di fatto lo si stia già facendo lasciando la liquidità sul conto corrente. Tuttavia, non è il caso di eccedere nella preoccupazione in quanto sono comunque esclusi, oltre alle somme su indicate, dal bail-in:

  • i titoli depositati su di un conto titoli (sempre che i titoli non siano della stessa banca coinvolta nel salvataggio);
  • le obbligazioni bancarie garantite (quali i c.d. covered bond);
  • il contenuto delle cassette di sicurezza anche se le stesse sono detenute presso la banca coinvolta nel salvataggio.

Compreso quindi che forse il miglior modo per proteggere la propria ricchezza finanziaria (e poi faremo un breve riferimento anche a quella patrimoniale) è approcciarsi in modo maturo e complessivo al mondo degli investimenti, è opportuno ricordare concetti, in parte già espressi sulle pagine di questa rivista ma di grande attualità, su come sia opportuno “costruire” in modo equilibrato il proprio patrimonio.

sicurezza finanziaria

Le basi per un patrimonio solido

Affinché un patrimonio, proprio come una casa, abbia delle basi solide e risponda il più possibile alle esigenze del proprietario, è necessario considerare una serie di elementi (che possono rappresentare metaforicamente le fondamenta, il tetto, il corpo dell’abitazione, etc.):

  1. la liquidità
  2. la riserva
  3. l’investimento
  4. la speculazione
  5. la previdenza
  6. la tutela

1. La liquidità
Questa è costituita dal proprio conto corrente bancario o da strumenti similari (fondi monetari). Oltre a quanto si è già detto nel paragrafo precedente in merito ai rischi che comporta, è giusto ricordare che la liquidità ha solitamente un rendimento nullo, ma serve per far fronte alle esigenze di spesa più comuni. In liquidità dovrebbe essere quindi investita la parte del proprio patrimonio necessaria alle proprie esigenze personali (lo stretto indispensabile, che chiaramente può variare molto da persona a persona).

2. La riserva
Questa parte rappresenta la porzione di patrimonio che si decide di destinare al soddisfacimento di esigenze future o imprevedibili: serve, in pratica, per “dormire sonni tranquilli”. È intimamente legata al concetto di sicurezza e di tranquillità economica ed il suo importo può variare in funzione del proprio grado di “prudenza” oltre che in virtù del rispettivo patrimonio totale. È possibile che in un patrimonio ingente si voglia destinare a riserva una percentuale inferiore rispetto a patrimoni più ridotti, rischiando un pochino di più, in quanto l’importo della riserva risulta comunque più che capiente. La parte destinata a riserva, per svolgere la sua funzione, dovrà avere un basso rischio e un discreto rendimento per evitare che, nel tempo, tale ricchezza perda valore reale (il potere di acquisto). Tuttavia, il momento attuale vede rendimenti estremamente bassi se si utilizzano tipologie di strumenti teoricamente a basso rischio. Tuttavia, non si deve dimenticare il fatto che questa condizione rappresenta una contingenza attuale e che, verosimilmente, non potrà durare per più di un quinquennio. Nella riserva, per fare degli esempi, vi rientrano a pieno titolo le obbligazioni non speculative (come i titoli di Stato tedeschi o degli Stati Uniti, mentre molto meno, ahimé, i titoli di Stato italiani…), oppure i titoli similari (ad esempio i fondi obbligazionari, che riducono fortemente il rischio attraverso una differenziazione su più soggetti emittenti) e certe tipologie di immobili.

3. L’investimento (nel vero e proprio senso della parola)
Deve essere solo una parte e non la totalità del proprio patrimonio anche perché risulta il più complicato da strutturare. Dovrebbe garantire un buon rendimento nel tempo, senza esporre a rischi eccessivi (non si è nell’area speculazione!). Anche in questo caso bisogna ricordare la particolare contingenza attuale che concede rendimenti comunque bassi qualora non ci si voglia assumere un rischio rilevante. Solitamente questo ramo del patrimonio è divisibile in tre macro aree:

  • immobiliare;
  • obbligazionaria, costituita però da obbligazioni con un rendimento superiore ai titoli di Stato, come ad esempio le obbligazioni corporate (di società private per intenderci, distinguendo con attenzione le tipologie di obbligazioni che possono essere ordinarie, subordinate o garantite);
  • azionaria: quest’area, nella particolare situazione finanziaria in cui ci troviamo dovuta principalmente a bassissimi tassi di interesse, rappresenta quella più promettente ma espone anche a un rischio di oscillazione dei prezzi delle azioni da considerare con molta cautela.

Infine, non vanno sottovalutati “nuovi” strumenti di investimento, quali i fondi che investono nelle cosiddette commodities (ad esempio le materie prime o i prodotti agricoli o energetici).
In quest’area è necessario farsi assistere da persone con professionalità e competenze adeguate per poter allocare al meglio le proprie risorse. Fondamentale sarà che il proprio consulente finanziario, o soggetto che ci guida negli investimenti, comprenda a fondo il nostro orizzonte temporale di investimento. Un ottimo investimento potrebbe creare delle grosse difficoltà nel momento in cui l’orizzonte temporale fosse troppo lungo rispetto a quello richiesto dall’investitore (si pensi alla difficoltà di vendere un immobile ad un buon prezzo in tempi brevi o al rischio di una riduzione del valore di mercato di un’obbligazione che debba essere venduta prima della sua scadenza naturale).

4. La speculazione
È la parte del patrimonio da cui ci si aspetta un alto rendimento, ben consapevoli del rischio a cui si va in contro e della possibilità, quindi, di perdere anche tanto rispetto all’importo iniziale destinato.
Massima cautela poi a investire in monete diverse dell’euro: effettuare investimenti in titoli o obbligazioni quotate in monete straniere (come dollaro, sterline o yen) non coprendosi adeguatamente dalle oscillazioni del tasso di cambio (rischio di cambio), ci fa rientrare, pur non volendo, nell’area speculativa. Attenzione quindi a non cadere nell’errore di utilizzare strumenti in valuta estera, senza adeguata copertura, per l’area della riserva o dell’investimento.

5. La previdenza
Quest’area in parte sarà oggetto di trattazione più approfondita in un prossimo articolo ma, semplificando, è la cosiddetta “pensione”, ossia quella parte di patrimonio da utilizzarsi solo quando si smetterà di lavorare e si avrà pertanto una diminuzione del proprio reddito. In quest’area vi rientrano i versamenti alla propria Cassa di previdenza obbligatoria (per l’Enpam, ad esempio, che sappiamo essere crescenti nei prossimi anni), i contributi versati dai lavoratori dipendenti (ad esempio all’INPS) ed i fondi pensione integrativi (i cui versamenti sono fiscalmente deducibili, pur se nel limite massimo di 5.164 euro annui). L’utilità di questi ultimi non va infatti sottovalutata vista la probabile riduzione, nei prossimi decenni, delle pensioni erogate dagli Enti di previdenza obbligatoria (come, ad esempio, INPS, Enpam, etc.). Per mantenere in futuro il proprio tenore di vita attuale, quindi, è opportuno, da subito, ragionare attentamente sulla possibilità di ricorrere a fondi pensione integrativi (non obbligatori) che, come detto, permettono anche risparmi fiscali interessanti.

6. La tutela
Anche quest’area sarà oggetto di un approfondimento specifico in un prossimo articolo, ma per ora si anticipa il fatto che ne fa parte tutto il mondo assicurativo, termine etimologicamente legato al concetto di sicurezza. In estrema sintesi vi sono le polizze assicurative finalizzate a ridurre categorie di rischi della più svariata natura: polizza sanitaria, polizza infortuni, polizza vita, polizza incendio (per gli immobili), polizza di responsabilità civile e professionale, etc.. Attenzione, non tutte le polizze sono uguali e la variabile prezzo dovrebbe essere solo una delle tante da valutare prima di effettuare una scelta.
Inoltre, chi svolge un’attività professionale che comporta dei rischi, dovrebbe considerare attentamente anche l’utilizzo di strumenti di protezione del patrimonio (di cui si è già parlato in passato sulle pagine di questa rivista) quali il fondo patrimoniale, il trust o alcuni tipi di polizza assicurativa.
Per gestire in modo ottimale il proprio patrimonio si devono quindi considerare tutte le sue aree (tutte le parti della nostra casa, per restare all’interno della metafora). Infatti, senza la speculazione o l’investimento, un patrimonio è destinato inevitabilmente a ridursi (se non viene alimentato dall’esterno). Allo stesso tempo, un patrimonio senza riserve o che non consideri l’area della tutela, rischia, al verificarsi di eventi spiacevoli o inaspettati, di ridursi drasticamente ed in poco tempo.
Come in parte anticipato, non ci si deve infine far ingannare dal considerare il patrimonio solamente limitato alla parte finanziaria, in quanto anche gli investimenti nel settore immobiliare o nei beni di valore durevole, quali gioielli e opere d’arte, possono essere un importante fattore di differenziazione e di ottimizzazione dei propri assets complessivi. Per massima chiarezza, quando parliamo di immobili ci riferiamo sia a quelli concessi in locazione (atecnicamente detti affittati), sia a quelli tenuti a disposizione. Infine gli immobili (terreni, fabbricati industriali, abitazioni, negozi, multiproprietà, box e posti auto, etc.) possono rappresentare una modalità di utilizzo definibile riserva, investimento o speculazione a seconda del settore e della zona territoriale o dello Stato in cui sono effettuati.

Prime conclusioni

Abbiamo compreso come l’insicurezza derivi dall’ignoto e dalla mancata conoscenza di alcuni aspetti del proprio futuro. Circoscrivendo l’argomento unicamente agli aspetti economici e patrimoniali speriamo di aver comunicato come per poter costruire un patrimonio equilibrato, che permetta al contempo guadagni ragionevoli evitando rischi non calcolati, devono essere ben considerate tutte le sei aree appena analizzate. È opportuno ragionare sempre con razionalità, senza far sì che prendano il sopravvento pulsioni emotive (la borsa perde allora vendo tutto!).
Non bisogna dimenticare che purtroppo il “patrimonio perfetto” non esiste. Un patrimonio equilibrato deve essere composto ricercando gli elementi più adatti alle proprie esigenze, tenendo altresì conto della propria propensione al rischio e delle attese di guadagno.
Un investimento in azioni, ad esempio, va sconsigliato quando rappresenta buona parte di un patrimonio che a breve necessita di essere utilizzato per comprare un’abitazione, in quanto le azioni sono molto esposte a fluttuazioni di mercato (il loro valore può variare anche di molto in poco tempo). Come pagherò l’immobile se nei giorni prima dell’atto di acquisto crolla la borsa o i miei titoli subiscono una forte flessione al ribasso?
D’altro canto, l’impiego di buona parte del patrimonio in liquidità o riserve non è economicamente conveniente nel lungo periodo se non vi sono in previsione “spese” in un futuro prossimo. Soprattutto nel momento attuale i rendimenti spesso sono addirittura più bassi dell’inflazione reale, col rischio concreto di vedere ridursi il valore reale del patrimonio giorno dopo giorno.
Pertanto, non resta che informarsi, sforzarsi di capire e documentarsi per programmare il più possibile il proprio futuro economico.
(L’analisi dei punti 2) e 3) non trattati continuerà nei prossimi numeri).

Il compito a cui dobbiamo lavorare, non è di arrivare alla sicurezza, ma di arrivare a tollerare l’insicurezza.
(Erich Fromm)

A cura di: Studio Terzuolo-Brunero e Associati