Aver fiducia nella propria professione e nel proprio studio

Se la libera professione è un’attività intellettuale organizzata intorno alla figura del professionista, che spesso opera in uno studio sotto forma professionale organizzata, significa che il professionista è un manager?

A mio parere, assolutamente no! Un libero professionista non è un manager, a meno che non lo voglia essere o lo voglia diventare, e questa mia affermazione vale per tutto quel milione e mezzo abbondante di liberi professionisti iscritti ad un albo professionale che opera in Italia, quindi non solo per coloro che esercitano nel mondo odontoiatrico.

Il mondo professionale nel suo complesso, in tutta Europa e soprattutto nell’ultimo decennio, è drammaticamente cambiato per i liberi professionisti di tutti i settori, e il dentale non ha fatto eccezione con una burocrazia diventata asfissiante, l’avvento della pubblicità, l’abolizione del minino tariffario, l’apertura alle società di capitale, un’aggressività inusitata sulle tariffe e quel senso di declassamento della propria prestazione a qualcosa di simile ad una qualsiasi categoria merceologica.

Per non parlare, poi, dell’avanzare inarrestabile del digitale che stringe lo studio in una morsa a tenaglia tra il mondo dell’industria 4.0, che cerca di tracciare il percorso in studio verso nuove frontiere, ed i pazienti improvvisamente diventati tutti sensibili ai vantaggi del digitale, indipendentemente dal fatto che si tratti di cittadini-nascenti-digitali, tardo-digita-li o veri e propri immigrati digitali.

Il tutto per non parlare della gestione dello studio da effettuarsi con nuovi modelli organizzativi e nuove professionalità, attraverso l’ottimizzazione dei propri assets ed un sano e ragionato contenimento dei costi.

Fin qui va tutto bene, si tratta di analizzare la situazione, predisporre dei piani per arrivare ad adottare le dovute strategie, domandandosi (prima) quale impatto potrà mai avere questa trasformazione sull’organizzazione dello studio, che è fatto anche da capitale umano.

Il problema arriva quando il professionista per attuare il suo bel business plan si deve trasformare in manager, che è quasi come se chiedessero a me di esercitare l’odontoiatria, ovviamente nel mio caso, dopo essermi anche laureato per tempo.

E’ inevitabile quindi che ognuno di noi, messo in questa situazione, cercherebbe di percorrere come un fiume in piena la strada più naturale: io eviterei di andare alla poltrona ed il libero professionista eviterebbe di fare il manager, perché ognuno di noi cercherebbe di fare le cose che più sente congeniali, per dedicarsi solo successivamente ed obtorto collo a quelle cose delle quali proprio non può fare a meno.

Ecco perché il libero professionista non deve necessariamente diventare un manager, pur sapendo che ha bisogno di supporti importanti per disporre di uno studio ben organizzato, per continuare ad esercitare piacevolmente la professione con rinnovata competitività.

Gli serve quindi solo qualcuno di serio che gli sappia fornire dei modelli di business di riferimento, esattamente come gli servirebbe capire come fare per aumentare il volume di massa del proprio studio, pur senza dover utilizzare le leve di qualche business accelerator che a lui non sembrano tanto etiche, magari sfruttando nuove formule di coworking o “copiando per adattarli alla nostra realtà” quei modelli che in altri paesi ben contrastano la concorrenza” se non si vogliono percorre nuove strade.

Conclusione: io non farò mai il dentista perché pur pensando di potermi laureare in odontoiatria, con la mia manualità, sarei solo un pessimo dentista, quando in Italia dovrei competere con eccellenti liberi professionisti con ben due mani destre.

Mi sentirei, cioè, obbligato a dover fare un qualcosa che non ho scelto a suo tempo come indirizzo universitario, esattamente come forse un dentista non vorrebbe dover fare il manager con il suo bel liceo classico alle spalle prima della facoltà di medicina o di odontoiatria sempre, ovviamente, che non si senta “tagliato” per farlo.

E’ tutta questione di saper scegliere, e di farlo bene e per tempo.