La ripresa c’è o è ancora lontana? Ecco cosa dicono i numeri

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Total sales value all: Europe (all countries except Sweden and Bulgaria) and leading markets (in mln Euro). foonte ADDE

Il dentale è un settore in ripresa o è un settore dove si continua a non vedere l’uscita del tunnel?
Le risposte che ci arrivano sono diverse ed articolate, perché sono spesso basate sul proprio sentore e sui risultati da ognuno di noi ottenuti.
Ecco allora che conviene affidarsi ai numeri ed in questo caso ci affidiamo a quelli pubblicati dall’ADDE che, oltre ad essere inequivocabili, sono una puntuale helicopter overview del nostro settore visto che ci permettono anche un confronto con gli altri paesi EU, cosa che ci stimola a pensare.

Dati 2016

Nel 2016 l’Italia (1.178 milioni di euro di venduto tra consumo ed attrezzatura) ha saldamente mantenuto la seconda posizione in Europa, preceduta a ben più di una distanza dalla Germania (2.566 milioni di euro, in un paese di 81,5 milioni di abitanti con 71.425 dentisti in 47.403 studi con un sistema di rimborso delle cure diverso dal nostro) e seguita dalla Francia ad un’incollatura (1.123 milioni di euro, in un paese di 66 milioni di abitanti con 42.076 dentisti in 29.153 studi e con un sistema di rimborso anche questo diverso dal nostro) anche se sicuramente a questo risultato ha contributo, e non poco, il mercato delle attrezzature che in Italia è risultato drogato per effetto del superammortamento al 140%, di cui i cugini francesi non ne hanno potuto beneficiare nel 2016 e non ne potranno beneficiare nemmeno per il 2017.

European average of sales segment
European average of sales segment – fonte ADDE

Il valore dell’innovazione

È ovvio che chi ha per tempo investito sul capitale umano, oltre che sulle tecnologie, ed ha saputo essere innovativo con le strategie per superare la crisi, presentandosi sul mercato con nuove competenze di vendita sia sul canale tradizionale che digitale, fornendo servizi sempre più personalizzati, parla di ripresa e sente che questi risultati del 2016 non sono stati solo un fuoco di paglia.
Come è invece altrettanto ovvio che chi non ha investito in formazione, governance, tecnologie o quant’altro per concentrarsi solo sul contenimento dei costi, oggi parla di crisi come se fossimo ancora fermi ai risultati del 2008, il peggior anno che sia mai esistito per tutti i paesi dell’Europa. Questo non è che il rovescio della medaglia che dimostra come, nonostante questi dati positivi per il settore, qualche produttore e diversi depositi dentali abbiano chiuso i battenti nel 2016, o siano stati assorbiti da altri, perché sopraffatti dai costi di gestione, oltre che dalle tasse e dal peso della burocrazia.

Shares by type of X-Ray equipment installed in 2016
(all reporting countries) – fonte ADDE

Questo cosa significa se non che ciò che avviene nella produzione e nella distribuzione, fatte le debite differenze e proporzioni, è identico a quello che avviene anche per la libera professione con i suoi 60.600 odontoiatri che operano nei 38.800 studi in Italia?
Qualcuno produce, qualcuno distribuisce e qualcuno cura essere umani. Sono cose molto diverse tra di loro, lo so e qui affermo subito che questo è al di fuori da ogni dubbio, ma tutto il settore è poi accomunato ed appiattito dai numeri che ci dicono che chi non interpreta il cambiamento e non cerca di cavalcarlo difficilmente intuirà la ripresa e più difficilmente ancora uscirà da questo terribile terremoto.
Piccolo è stato bello, ma questo, e non solo nel nostro settore, non è più forse abbastanza, visto che il recupero di un’adeguata redditività è un’esigenza per tutti ed oggi nel piccolo non imprenditorializzato è difficile realizzarlo. La nuova sfida si chiama aggregazione, cosa ben diversa da ogni forma vista in passato nel dentale, sia nel mondo industriale che professionale, e che permette di operare su basi economiche diverse, magari grazie anche finanziamenti europei a fondo perduto per PMI e liberi professionisti ora assimilati alle PMI (D.D.L. 223 del 10.5.2017), al fine di questi finanziamenti europei. ●