Ho sentito parlare di una voluntary disclosure bis. Avendo aderito alla prima mi chiedo se posso ancora regolarizzare altre somme?

Gli ottimi incassi per il Fisco determinatisi a seguito della prima versione dell’emersione spontanea (oltre 4 miliardi di Euro) ha sicuramente spinto il Governo a varare una seconda “regolarizzazione” introdotta a fine dicembre 2016 e avviata con le istruzioni che l’Agenzia delle Entrate ha reso disponibili dai primi di febbraio. La prima versione si rivolgeva alle irregolarità fino alla dichiarazione da presentarsi entro il 30 settembre 2014 mentre l’ultima versione, definita “bis”, si rivolge alle irregolarità commesse sino alla dichiarazione da presentarsi al 30 settembre 2016, quindi, mira all’emersione delle attività sfuggite al Fisco e da dichiararsi entro tale data. Tuttavia chi ha già “aderito” alla precedente non può di nuovo andare a sanare altre irregolarità per capitali (o attività finanziarie) detenuti all’estero e non correttamente dichiarate nel noto quadro RW. Sarebbe, in un certo senso, come dare la possibilità di “condonare” posizioni determinatesi successivamente a quando il Fisco aveva consentito la sanatoria (e il contribuente aveva scelto di aderirvi) con l’impegno evidente di adempiere per il futuro ai dettami della normativa fiscale. Questo se esigenze di “incasso” non modificheranno tale vincolo. Non è, invece, impedito con la nuova voluntary disclosure bis far emergere eventuali irregolarità in Italia, possibilità che viene consentita dato che l’emersione della base imponibile nazionale non fu deliberata immediatamente con la prima versione. Si vuole, in sostanza, evitare che i contribuenti non “virtuosi” e correttisi una prima volta abbiano sempre altre possibilità come in una sorta di ravvedimento “reiterato”. Per completezza di informazione si fa presente che per fornire un quadro complessivo delle violazioni oggetto di emersione (modalità e tempi in cui sono state commesse) sarà richiesta una relazione che dovrà riportare quelle necessarie informazioni che permetteranno al Fisco la ricostruzione delle attività finanziarie detenute all’estero o degli investimenti non segnalati in dichiarazione ovvero degli imponibili nazionali non dichiarati. Ad essa dovrà, come di consueto, essere allegata la documentazione connessa. Il temine a disposizione dei contribuenti interessati scade il 30 settembre 2017 e da dichiarazioni dei vertici dell’Agenzia delle Entrate ci si attende, comunque, un numero elevato di adesioni anche se molto inferiore alla prima versione, pur se con incassi significativi.