Clima e motivazione nello studio dentistico

L'influenza positiva dell’ambiente di lavoro sul rendimento degli operatori determina il successo di marketing dello studio

motivazione nello studio

Nulla è più importante di un ambiente di lavoro ottimale per sviluppare le migliori caratteristiche dell’individuo ed esaltarne le potenzialità professionali.
Parliamo del “Generative Learning Environment”.
Già nel 1995, Grabinger e Dunlap definiscono il concetto di “ambiente attivo” come strumento di apprendimento generativo (rich environments for active learning) e scrivono un articolo intitolato “Rich environments for active learning: a definition”.

Due studiosi forniscono una descrizione di che cosa sia un ambiente di apprendimento generativo (Rich Environments for Active Learning - REAL) secondo i principi propri della filosofia costruttivista, con un’attenzione particolare ai nuovi bisogni della società e del mondo del lavoro. Oggi nell’epoca dei social network e della comunicazione virtuale, è ancora più importante un ambiente di lavoro REAL.
Gli ambienti REAL valorizzano infatti l’esercizio del pensiero critico, della flessibilità cognitiva, della metacognizione, dell’orientamento al problem solving, del lavoro in team e favoriscono l’apprendimento verso lo sviluppo continuo di competenze lungo tutto l’arco di vita (lifelong learning skills). Dobbiamo stare attenti ai limiti di una conoscenza passiva, fornita in base alle direttive di comando, agli ordini impartiti solo sulla base di un input del momento e di quella comunicazione limitata alle nozioni, astratta e conseguentemente sui rischi di una didattica formativa delle persone, esclusivamente orientata ad acquisizione, immagazzinamento e recupero delle informazioni.
La conoscenza passiva o inerte (inert knowledge) ha le seguenti caratteristiche.

  • Ampiezza vs profondità: la conoscenza inerte si espande in ampiezza, cioè tocca un gran numero d’informazioni, ma non in profondità, ovvero non scende nel dettaglio e soprattutto non contempla le molteplici sfumature e sfaccettature che la realtà ha. Non crea “ambiente di lavoro”. I pazienti entrano in contatto con un ambiente strano, freddo e non si sentiranno motivati alla crescita.
  • Didattica decontestualizzata: la didattica che s’ispira alla conoscenza passiva è una didattica astratta e decontestualizzata, ovvero non prende in considerazione le peculiarità del contesto nel quale i fenomeni emergono, dimenticando che ciascun fenomeno acquisisce caratteristiche peculiari proprio dal rapporto con il contesto e che ogni situazione è unica e originale e quindi differente rispetto alle altre. Per cui, limitarsi a conoscere un concetto, una regola o un principio solo in astratto non garantisce la capacità di trasferire quelle astrazioni anche ai problemi reali incorporati nei contesti specifici. Non crea “ambiente di lavoro”. È come andare a frequentare un corso di economia tenuto da un docente di economia generico oppure da un docente di economia che ha conoscenze precise e approfondite nel vostro settore.
  • Eccessiva semplificazione dei problemi: l’ambiente di lavoro che si ispira alla conoscenza inerte tende all’eccessiva semplificazione dei problemi, ovvero all’idea che sia più utile ai fini dell’apprendimento ridurre la complessità dei fenomeni, omettendo parte delle interazioni fra gli elementi e oscurando la variabilità delle connessioni e la scarsa predicibilità dei contesti. Così come sostiene la teoria della flessibilità cognitiva, anche nella progettazione di ambienti di apprendimento REAL, si raccomanda l’uso di molteplici schemi organizzatori e molteplici modalità di rappresentazione, così da fornire al discente un ambiente multiprospettico e multidimensionale, all’interno del quale raccogliere informazioni e costruire concetti in modo attivo da parte di tutti.
  • Passività (non è responsabile dell’apprendimento): in un ambiente inerte l’operatore non è considerato al centro del sistema, quanto piuttosto un ricettore passivo d’informazioni. Vige in questo caso il pregiudizio in base al quale tante informazioni vengono erogate, tante se ne assorbono e immagazzinano in modo che successivamente si potrà essere in grado di recuperarle dalla memoria e impiegarle nei casi in cui sono richieste. Non crea “ambiente di lavoro” e in realtà ciò non avviene perché, in primo luogo, solo una minima parte delle informazioni erogate, specie se abbondanti, vengono recepite e immagazzinate nella memoria; e, in secondo luogo, ogni situazione è specifica e per la risoluzione dei problemi reali non è richiesta soltanto la capacità di recuperare informazioni dalla memoria, quanto piuttosto la capacità di costruire strategie ad hoc per far fronte alle nuove richieste emergenti.

La progettazione di ambienti di apprendimento generativi ci pone dinanzi a nuove ipotesi circa l’apprendimento e l’insegnamento.

  • L’applicazione della conoscenza genera il miglior ambiente di lavoro ed è facilitata se la didattica e l’esperienza si svolgono attraverso situazioni ricche e complesse, in contesti rilevanti e realistici.
  • Tutti sono costruttori di conoscenza.
  • L’apprendimento è un processo collaborativo.
  • Tutti portano i loro bisogni e le loro esperienze nelle situazioni di apprendimento. Ecco quindi come deve essere progettato un ambiente didattico affinché sia utile ai fini dell’apprendimento e dell’acquisizione continua di competenze (figura 1).
  • Il contesto in cui le azioni di lavoro sono incorporate deve essere o autentico, ovvero realistico, o significativo e rilevante per chi partecipa. I fenomeni, le azioni quotidiane, devono essere presentati tenendo conto della varietà delle interconnessioni tra gli elementi che li costituiscono e della variabilità interna che li caratterizza. L’ambiente deve essere ricco d’informazioni, affinché tutti possano realizzarsi, essere motivati, assemblando le informazioni ritenute più valide, anche provenienti da diverse sorgenti.
  • L’ambiente di lavoro crea apprendimento e deve responsabilizzare tutti, dando la possibilità di controllare il processo, di prendere l’iniziativa e deve sviluppare la capacità di prendere le decisioni. Tutto ciò può essere definito come apprendimento intenzionale (intentional learning) da parte di ogni partecipante all’ambiente di lavoro.
  • Gli ambienti REAL valorizzano l’apprendimento collaborativo, danno cioè importanza alle interazioni, allo scambio d’idee e alla negoziazione e per questo predispongono dei tool che rendono possibili attività di socializzazione.
  • L’apprendimento è generativo (generative learning activities) quando è permesso di entrare in contatto con molte e diversificate decisioni ed attività ricche e complesse, al fine di cogliere la realtà delle azioni quotidiane che si svolgono nello studio dentistico, sotto molteplici prospettive e costruire il proprio punto di vista, supportandolo con argomentazioni appropriate.
  • Anche la valutazione negli ambienti di apprendimento REAL assume un aspetto che non può essere il risultato della quantificazione d’informazioni astratte che chiunque è riuscito ad immagazzinare e recuperare quando gli viene richiesto. La valutazione invece deve essere eseguita assegnando attività realistiche, che simulano il più possibile contesti reali, coinvolgendo tutti e valutando le conseguenze nelle costanti interazioni ad esempio tra: medico, assistente, segretaria, collaboratori, pazienti, igienista dentale e che evidenzi la loro capacità di approntare nuove strategie per far fronte alle situazioni specifiche ed emergenti.
  • Gli ambienti REAL devono essere forniti di molteplici punti di accesso alle informazioni. Questo perché ogni punto di accesso rappresenta una prospettiva, un punto di vista e attraversare e riattraversare il dominio di conoscenza da molte strade e da diverse direzioni produce un vantaggio cognitivo in termini di flessibilità, come insegna la teoria della flessibilità cognitiva di Spiro.
  • La conoscenza e l’armonia della comunicazione reciproca infine deve essere ancorata ai contesti reali (anchored instruction). L’approccio della comunicazione tra le persone va ancorata ed orientata a favorire l’impegno attivo di tutti nell’apprendimento, ancorando la comunicazione intorno ad argomenti e situazioni ritenuti rilevanti da tutti.
  • Gli ambienti ottimali di lavoro sono progettati per promuovere la riflessione critica, al fine di sviluppare effettive competenze e attitudini cognitive che contribuiscano efficacemente alla soluzione dei problemi emergenti nelle specifiche situazioni.
  • La comunicazione motivazionale enfatizza la necessità di fornire materiali e opportunità per pensare e lavorare su problemi reali (costruttivismo cognitivo) e inoltre enfatizza il lavoro di gruppo e le attività di problem solving collaborativo (costruttivismo sociale). La comunicazione si dice “ancorata” perché è ispirata ai seguenti principi: a) le attività di insegnamento e apprendimento devono essere progettate intorno ad un’ancora, che potrebbe essere rappresentata da una storia, un’avventura, una situazione che incorpora un problema o una questione che richiede di essere trattata e che sia interessante per il discente; b) i materiali didattici o l’esperienza devono comprendere risorse ricche di contenuto e prospettive, che il team possa esplorare nel tentativo di risolvere i problemi. In quest’ottica un tipo di risorsa spesso impiegata negli ambienti di apprendimento generativi sono le riunioni interattive, attraverso le quali tutti possono partecipare; consiglio di svolgerle per massimo dieci minuti ogni mattina per programmare la giornata di lavoro all’inizio. Queste riunioni servono per dare gli input da controllare nello svolgimento della giornata lavorativa e costruiscono, incentivandoli, i valori personali.
  • Ogni singolo è in grado di strutturare una visione individuale e limitata del proprio lavoro; se però ha l’opportunità di condividere le proprie idee con altre persone (che sono in possesso di altra conoscenza) ha la possibilità di confrontarsi con loro e il risultato è che le idee di ognuno potranno essere sviluppate ulteriormente.
  • Questo processo di apprendimento è iterativo e si esplica nelle attività di comunicazione, collaborazione e negoziazione. In un ambiente REAL, oltre alle opportunità per la creazione di conoscenza vi sono anche le opportunità affinché questa conoscenza venga generata attraverso le interazioni sociali. Gli ambienti REAL favoriscono processi di generazione d’idee, utilizzando come punto di partenza le informazioni, che vengono riorganizzate e trasformate in strutture di conoscenza flessibili.
  • La maggiore flessibilità nelle strutture di conoscenza sta nella diversa organizzazione della conoscenza, nel senso che s’individuano legami e relazioni tra idee e, attraverso la loro costruzione, si identificano dubbi, situazioni incerte e conflitti, i quali sono promotori di impegno cognitivo e stimolano la ricerca personale. L’apprendimento generativo avviene lungo tutto l’arco della vita.
    In particolare, creare il "giusto clima e la giusta motivazione" rappresenta un altro passo fondamentale per costruire quella grande strategia di marketing professionale per il successo dello studio odontoiatrico.
commercialista

Ambiente istituzionale per esercitare l'attività, tra studio mono-professionale, associato o società di capitali

Oltre a un insieme di fattori umani e organizzativi che generano un ambiente di lavoro ottimale per l’odontoiatra e il suo team, esistono anche aspetti di natura giuridica e fiscale, che chiameremo ambiente istituzionale, i quali possono influenzare il successo di uno studio.
Sia ben chiaro, la scelta della modalità giuridica con cui esercitare l’attività odontoiatrica è certamente l’ultimo dei fattori che genera un buon ambiente di lavoro o un cattivo ambiente di lavoro, tuttavia è corretto conoscere le diverse possibilità offerte dal legislatore per ottimizzare il carico fiscale e gestire nel migliore dei modi, dal punto di vista legale, le interazioni tra i membri del team odontoiatrico e non.

Motivo della preminente attualità del tema è la recente risposta del ministero dello Sviluppo economico il quale ritiene, in controtendenza rispetto alle diverse migliaia di centri dentali non S.t.p. presenti su tutto il territorio italiano, regolarmente autorizzati da Asl e Registro imprese, che l’unica forma consentita per esercitare l’attività odontoiatrica con società sia quella della S.t.p., salvo il caso delle cliniche dove le prestazioni risultano più complesse rispetto a quelle di un medico.
Sul tema dovrà essere presa una decisione chiara da parte del legislatore per evitare incertezze su tutto il territorio nazionale, e sarà opportuno rimanere aggiornati sul tema e capire il significato pratico, citando la circolare, di termini quali “prestazioni più complesse” e “clinica”.
Ritornando alle diverse forme di esercizio dell’attività odontoiatrica, riassumiamo gli aspetti positivi e negativi di ciascuna tipologia:

  1. lo studio mono-professionale ha il sicuro vantaggio del contenimento dei costi, della semplicità, anche legata a una figura di riferimento, che correrà però il rischio di accentrare le decisioni non coinvolgendo appieno tutti i collaboratori della struttura. Un aspetto negativo è legato all’alta imposizione fiscale con IRPEF crescente al crescere del reddito, fino a livelli massimi di circa il 45% (più la contribuzione Enpam).
  2. Lo studio associato, anche detto associazione professionale, anch’esso caratterizzato da un buon contenimento dei costi e da una buona semplicità, consente di coinvolgere i propri soci in modo paritario o comunque rilevante, tuttavia può coinvolgere solamente professionisti abilitati all’esercizio dell’attività medico-odontoiatrica, quindi con alcuni vincoli rilevanti. Dal punto di vista fiscale la tassazione risulta esattamente identica a quella dello studio mono-professionale (salvo che verrà suddivisa pro quota tra gli associati) e quindi su livelli potenzialmente anche molto alti.
  3. Il centro dentale, solitamente in forma di S.r.l., è lo strumento che consente la maggiore possibilità di coinvolgimento di figure, di odontoiatri e non, all’interno dello studio. Possono essere coinvolti sia come soci di capitali soggetti odontoiatri e non, familiari anche non odontoiatri. Inoltre, soggetti dotati di abilità gestionali potrebbero ad esempio essere inseriti nel consiglio di amministrazione, con coinvolgimenti più o meno forti. Vi è inoltre una buona possibilità di ottimizzazione fiscale, legittima sia ben chiaro, legata all’aliquota d’imposta del 24% che non varia al crescere del reddito della società. L’aspetto negativo è legato a un maggiore costo, soprattutto riferito alla necessità di autorizzazioni sanitarie. Tale ultima circostanza dipende molto dalla articolazione pratica dello studio e dall’immobile in cui è situato.
  4. La società tra professionisti (S.t.p.), che prevede la possibilità di avere soci non odontoiatri con al massimo 1/3 delle quote, consente già una buona possibilità di coinvolgere soggetti del proprio team odontoiatrico e non, nonché una buona possibilità di ottimizzazione fiscale qualora si scelga la S.r.l. o la S.p.A. La situazione è molto simile a quella del centro dentale sia sul fronte della tassazione sia sul fronte dell’autorizzazione sanitaria richiesta per esercitare l’attività.

Per concludere la scelta della tipologia di esercizio dell’attività odontoiatrica è anche legata alle dimensioni e al fatturato dello studio, ma il vero punto da tenere in considerazione è il progetto di studio che si vuole realizzare, o continuare a realizzare, anche attraverso le persone giuste.

Alessandro Terzuolo
Umberto Terzuolo

Le possibilità concesse all’odontoiatra per esercitare la sua attività sono essenzialmente quattro:

  1. la “tradizionale” partita Iva individuale, ossia l’esercizio in forma singola e autonoma, tipica forma dello studio mono-professionale;
  2. il c.d. studio associato, anche detto associazione professionale, che consente l’esercizio dell’attività in forma associata ma richiede almeno due professionisti medico-odontoiatri;
  3. il centro dentale in forma societaria, attraverso la società di capitali (S.r.l. o S.p.A., anche con unico socio) o la meno frequente società di persone (S.a.s. o S.n.c.), situazione abbastanza diffusa, di cui si dirà in seguito;
  4. la “nuova” S.t.p. che usufruisce di forme societarie già esistenti e collaudate (società di capitali, di persone o cooperative) prevedendo però una serie di requisiti specifici che la caratterizzano quale società tra professionisti. Non viene creata di fatto in una nuova forma giuridica, bensì si tratta di una sottocategoria tipica del mondo professionale.

Management e leadership

Per sviluppare il management e la leadership dell'organizzazione di persone, occorre infondere supporto allo sviluppo delle capacità personali di ciascuno, occorre un programma formativo centrato sui bisogni individuali e un sistema di misurazione degli obiettivi. Anche il coinvolgimento ed il feedback (retroazione) devono essere sviluppati costantemente. Questi, infatti, rappresentando l'effetto di un evento su chi lo ha generato, acquisiscono la valenza di un sistema di misurazione. Tutto questo porta alla genesi di un principio fondamentale del management e della leadership: la "delega". È attraverso la capacità di delegare e di acquisire deleghe, che un'organizzazione di persone riesce a svilupparsi in modo ottimale. Atto con il quale il dentista conferisce a un collaboratore o ad un dipendente (delegato) il potere di svolgere attività per proprio conto, previa indicazione degli eventuali limiti.

Sviluppo professionale

Lo sviluppo professionale è il secondo aspetto determinante per il governo del clima e della motivazione corretti ed ottimali nello studio odontoiatrico. Questo sviluppo dipende esclusivamente da due principi di base: l'opportunità di formazione professionale, che ne definisce la spinta culturale, e le opportunità di carriera, che ne determinano la motivazione ad apprendere e migliorare. Laddove le opportunità di carriera non sembrano essere costituibili, si può ritenere similari a queste la crescita delle responsabilità di lavoro ed il benefit corrispondente.

Qualità della vita

Adesso, sempre brevemente, affrontiamo il quadrante della qualità della vita (personale e professionale). Quali sono le aree d’interesse che dobbiamo principalmente ottimizzare? Lo stress e la pressione lavorativa, la determinazione dell'orario di lavoro e dell’autonomia delle persone, l'ergonomia del posto di lavoro.
Se in un'unità di tempo lavorativo (fissata mediamente in mezz'ora) svolgiamo troppe cose e non riusciamo a svolgerle tutte, ecco generarsi i primi fattori di stress. Ecco allora emergere la necessità di definire molto attentamente gli orari di lavoro e l'autonomia lavorativa. È sempre in questo ambito che oggi si colloca l'ergonomia, diversamente da quanto enunciato da alcuni autori fin nei primi anni '70.

Comunicazione

La comunicazione è un altro elemento vitale per generare il giusto clima e la giusta motivazione. Ma intorno a questa parola potremmo disquisire e scrivere fiumi di parole. Ho voluto per ora solo limitarmi a definire che esistono due elementi imprescindibili. Essi sono rappresentati dall'efficacia degli strumenti di comunicazione interna e dalla relazione con i colleghi. I primi sono veri e propri "oggetti" di comunicazione che servono principalmente per comunicare all'interno del team, mettendo in condizione di far funzionare al meglio l'attività clinica e di marketing. Ad esempio il software gestionale, il book dello studio, la cartella clinica visiva, il piano terapeutico contabile, la newsletter, la rivista della sala d'attesa, il libretto di mantenimento della terapia, ecc… Questi "oggetti" ottimizzano la veicolazione dell'informazione aiutando tutti a comunicare ed agevolando la relazione tra le persone. Quest'ultima è importantissima e centrale per tutto il marketing deontologico dello studio dentistico. Soprattutto tra i colleghi di lavoro è impagabile una corretta relazione basata sul rispetto, sui valori e sulla vocalizzazione comune degli obiettivi.

Identità di valori

Soffermiamoci adesso proprio sull'identità di valori, su quella parte di condivisioni che raramente possono essere stabilite senza coinvolgere anche lo stile di vita delle persone. Chi si occupa della salute deve (imperativo) stabilire un legame saldo, stabile, basato proprio sui valori personali e professionali che "legano" in un unico sentimento il team. Se tra l'assistente e il titolare di studio venisse a mancare questo aspetto, il rischio di pensare operativamente in modo differente, dicotomico e divergente, sarebbe altissimo. È per questo che nel management parliamo spesso di sviluppare progetti e attività che riescano a generare "identità tra le persone e l’azienda", in questo caso tra le persone e la gestione dello studio dentistico. Anche vivere momenti extraprofessionali in gruppo, quali ad esempio organizzare una cena in occasione del Natale, un corso di formazione insieme, una campagna di comunicazione dell'associazione che veda tutti coinvolti, sono azioni che generano legame, identità di valori e condivisione.

Organizzazione del lavoro

Quando parliamo di organizzazione del lavoro, il discorso si fa un po' più complesso, perché si deve entrare necessariamente nei protocolli clinico-gestionali, che possono variare molto da studio a studio. Ecco perché ho scritto nella figura 1 che occorre definire bene i ruoli con chiarezza ed in base a precise responsabilità. Perché, indipendentemente dal protocollo, siano chiare le funzioni e le azioni. Un modello sempre efficace è quello che utilizza come percorso di lavoro i progetti e i risultati, adottando un sistema di misurazione condiviso dal team. A questo punto le performance diventano "spirito di gruppo" generando coesione e supporto verso il raggiungimento delle mete prefissate. Noi manager spesso, in questo caso, parliamo di metaorganizzazione.

motivazione nello studio

Valutazione e reward

Ma tutto questo necessita di un principio di equità, di meritocrazia, di valutazione oggettiva. Nasce così l'area della valutazione e reward che gestisce anche quella fondamentale equità retributiva che non bisogna mai sottovalutare verso le persone che lavorano in un team, se vogliamo premiare meritocraticamente chi si è maggiormente distinto e impegnato nei risultati. Ricordiamoci sempre che è solo premiando i migliori che raccogliamo consensi del gruppo e generiamo valore, isolando e identificando quelle persone meno collaborative per negligenza, visto che esistono e sono condivisi i sistemi di misurazione e tutti i supporti e gli aiuti che basterebbe chiedere, se la persona volesse impegnarsi.

Architetto Marco Porro

Qualità lavorativa e della vita: l'ambiente come welfare

Negli ultimi anni i ritmi di vita e di lavoro sempre più frenetici, l'aumento degli adempimenti normativi nell'ambiente lavorativo, con il conseguente aumento di ore lavoro necessarie per osservarli (si pensi al tempo dedicato a: fiscalità, aggiornamenti professionali, sicurezza sugli ambienti di lavoro), un mercato sempre più costretto, difficile e competitivo, hanno contribuito ad innalzare i livelli di stress e a un deperimento della qualità della vita in termini di benessere psico-fisico del professionista. Questa condizione spesso si riflette anche in una diminuzione della produttività e dell'efficienza, causata proprio dalla maggior stanchezza.
Se da una parte però le condizioni di contorno hanno reso più estenuante lo svolgimento dell'attività professionale, dall'altra le normative progettuali degli ultimi anni si sono evolute moltissimo, dimostrando grande sensibilità ed attenzione agli spazi di lavoro, ampliando il loro focus d'attenzione dalla sicurezza e salubrità degli ambienti a come essi possano contribuire a migliorare il comfort e il benessere di chi ne fruisce, attraverso la loro ergonomia e le loro qualità ambientali.

Ambiente di lavoro e benessere psico-fisico
L'attenzione al rapporto tra ambiente e benessere psico-fisico è quindi obiettivo fondamentale della buona progettazione. Considerando che l'odontoiatra e il suo staff trascorrono nello spazio di lavoro la maggior parte delle ore della loro giornata, è necessario che nell'affrontare la progettazione o la ristrutturazione di uno studio dentistico, il professionista ponga come obiettivo primario al suo progettista l'ottenimento di un ambiente pensato per essere gradevole e rilassante, oltre che comodo, così da poter incidere favorevolmente non solo sul rendimento lavorativo, ma anche sul benessere psico-fisico dell'intero staff che vi opera quotidianamente.
È quindi importante applicare un'attenta analisi ergonomica non solo focalizzata al singolo ambiente, ma fin dalle prime fasi di layout, strutturando la distribuzione degli spazi su un'accurata analisi dei processi lavorativi, e allargando tale ricerca all'individuazione di tutte le esigenze dei pazienti e dello staff che dovrà operare in questi ambienti.
Progettare uno spazio di lavoro non significa quindi solamente concentrarsi sulla suddivisione degli spazi mirata a soddisfare le esigenze funzionali strettamente necessarie per l'attività che vi si esercita, ma è un'attività che deve riguardare anche l'analisi della qualità del lavoro in termini di benessere delle persone che vi operano. In particolare questo aspetto vale ancora di più per quegli ambienti che devono ospitare la vita lavorativa di un team composto da più professionisti.
A garantire un livello minimo di fruibilità e qualità degli spazi intervengono le normative di settore, che non solo stabiliscono dei requisiti minimi a livello igienico-sanitario e di accessibilità, ma sono strutturate in modo da favorire e promuovere quelle soluzioni che migliorano l'ergonomia degli ambienti. Tali normative non vanno lette come vincoli, ma bensì come individuazione di “parametri base” per ottenere uno spazio sano. Da questo livello minimo garantito dalle norme, però, si può, e a mio giudizio si deve, partire per perseguire risultati più alti.
Nella progettazione di uno studio odontoiatrico, quindi, non ci si dovrebbe concentrare solo nel garantire i livelli minimi di corretta illuminazione, igiene, accessibilità, qualità dell'aria e del comfort sonoro previsti dalle norme, ma prestare attenzione anche a una serie di aspetti solo all'apparenza secondari, tra cui:

  • la scelta dei materiali, delle varie superfici e delle finiture, cercando di favorire materiali che conferiscano all'ambiente un aspetto rilassante, luminoso e accogliente, magari privilegiando forme orizzontali che possano essere utili ad allargare lo spazio da un punto di vista percettivo.
  • La comodità e l'ampiezza delle postazioni di lavoro, sia nelle sale che fuori (reception, uffici); più un ambiente è ergonomico e più acquisirà “proprietà collaboranti” a vantaggio dei processi lavorativi, riducendo il dispendio di energie e l'affaticamento.
  • La disposizione dell'arredamento e delle postazioni, valutando come si relazionano con i punti di vista, i percorsi e con la luce naturale.
  • La presenza di confortevoli spazi dedicati al personale (nelle cliniche più grosse ad esempio il locale mensa). Gli spazi di relax favoriscono infatti lo scambio e l'interazione tra lo staff a vantaggio della produttività.
  • La scelta di colori pareti e accorgimenti che possano conferire un aspetto più “domestico” e accogliente all'ambiente di lavoro, così da renderlo più confortevole e rilassante.
  • La personalizzazione dell'ambiente, nei limiti del possibile, offre vantaggi enormi, sia verso il lavoratore, che grazie ad un maggior senso di appartenenza e a un legame con l'ambiente più profondo ne risulterà più motivato, che verso il paziente, il quale potrà sentirsi più vicino al medico, percependone il carattere attraverso il contesto in cui esso opera.

Marco Porro

Procedure e regolamenti

Siamo arrivati all'ultimo spicchio dell'ottagono disegnato nella figura 1, parliamo dunque delle procedure e dei regolamenti, di quel complesso di regole che forniscono determinatezza al comportamento delle persone e della loro relazione nel team: senza procedure e senza regolamenti tutta la struttura manageriale cadrebbe nel caos. Chiarezza nella definizione della politica aziendale e grado di discrezionalità operativa, sono le colonne principali di questa area di management.
Da diversi anni il mio team ed io, quando svolgiamo consulenza presso gli studi dentistici dei nostri clienti, abbiamo sostituito i sistemi informatici gestionali tradizionali, quelli prodotti industrialmente, rigidi e poco adattabili alle singole realtà professionali, con un CRM (Customer Relationship Management) realizzato ad hoc, ottenendo risultati di altissimo profilo manageriale, economico e soprattutto migliorando e misurando realmente le procedure cliniche.