Niente di troppo: non desiderare l’impossibile

Marc Nevis
Int J Periodontics Restorative Dent 2015; 35: 9-17. Editoriale

Siamo tenuti a dare ai pazienti estetica, fonetica, funzione della cavità orale. L’abilitazione professionale attesta che abbiamo frequentato un Corso di Laurea in Odontoiatria e autorizza a svolgere le stesse procedure tanto il principiante quanto il dentista esperto o lo specialista.
In pratica, non esiste un limite giuridico tra lo specialista e il dentista generalista che ha ampliato le conoscenze nei molto diffusi corsi di aggiornamento professionale di chirurgia, ortodonzia, parodontologia, endodonzia e implantologia al punto di fornire le stesse cure in modo completo.
Ma frequentare un corso (anche di due giorni) potrebbe dimostrare l’uso di nuove tecniche e nuove procedure, ma non insegnare, tanto meno dare la competenza.
Il processo educativo si avvale di diverse fasi: una lezione di inquadramento del problema, una discussione e riflessione, magari alcune esercitazioni; si completerà il ciclo con l’apprendimento vero e proprio che continuerà per un po’ di tempo.
Ma leggere un testo, ascoltare un insegnante non basta per imparare, per capire.
Come dobbiamo comportarci nel periodo dell’aggiornamento e successivamente alla fine di un corso? Valutare i propri limiti è prova di grande saggezza. L’ambiente di competizione e l’interesse economico, troppo presenti in odontoiatria, possono essere cattivi consiglieri.
La professione odontoiatrica è interessante proprio perché impone un apprendimento continuo, sempre nuovo. Per esempio l’eziologia, la diagnosi, la terapia della parodontopatia sono molto diverse da quelle che erano insegnate solo venti, trenta anni fa.
L’Odontoiatria eccellente, quella che piace ai nostri pazienti, sprona ogni professionista ad un aggiornamento continuo e nello stesso tempo ad approfondire la conoscenza di se stesso e dei propri limiti. ●

A cura di: Alessandro Canton