La collaborazione fra la Scuola di Pavia e l’Istituto Stomatologico Italiano: un esempio di attività didattica e formativa nell’odontoiatria italiana fra gli anni quaranta e sessanta

A partire dagli anni Cinquanta del Novecento l’odontoiatria italiana si era oramai definitivamente evoluta, dopo il faticoso percorso iniziale più volte evidenziato in precedenti scritti su questa rivista. Ciò era stato reso possibile, fra l’altro, dall’opera di Silvio Palazzi (1892-1979) e della Scuola Odontoiatrica Pavese, che in quegli anni era un punto di riferimento nel panorama nazionale.
Il Palazzi aveva particolarmente a cuore due aspetti dell’odontoiatria: la formazione del dentista e la legislazione in tal senso. Paradigmatica è l’attività infaticabile da lui compiuta in questi campi: a tal proposito merita di essere ricordata la collaborazione fra due scuole universitarie lombarde: quelle di Milano e di Pavia.
Occorre ricordare che il Palazzi per circa otto anni fu contemporaneamente a capo della Clinica Odontoiatrica dell’Università di Pavia e dell’Istituto Stomatologico Italiano di Milano, con l’annessa Scuola di Specializzazione in Odontoiatria.
Per meglio comprendere questa insolita situazione, occorre notare che già a partire dall’immediato secondo dopoguerra, l’8 dicembre 1945, il Consiglio di Amministrazione dell’ISI aveva nominato direttore dell’Istituto Silvio Palazzi, volendo dare un segnale di ripresa in una istituzione che le vicende belliche avevano duramente provato. Essendoci anche una convenzione con l’Università di Milano per l’insegnamento della Clinica Odontoiatrica agli studenti del corso di Laurea in Medicina, ma precipuamente per gli specializzandi, il Palazzi, nel 1947, assunse anche la direzione della Scuola di Specializzazione di Odontoiatria e Protesi Dentaria dell’Università di Milano, di durata biennale, che aveva la sua sede proprio presso l’ISI.
Il nuovo direttore, che aveva chiaramente una mentalità aperta e particolarmente orientata alla didattica ed alla ricerca scientifica, pensò di impostare e rivitalizzare l’organizzazione dell’Istituto analogamente a quanto fatto nella sua sede di Pavia.
Istituì pertanto un laboratorio di ricerca scientifica biochimica ed istopatologica, che affidò ad uno dei suoi allievi di Pavia, Carlo Zerosi; parallelamente propose l’adozione della rivista “Rassegna Trimestrale di Odontoiatria”, da lui diretta ed espressione della attività scientifica della Scuola Pavese, quale organo culturale ufficiale dell’Istituto Stomatologico.
Da un punto di vista clinico-assistenziale, tuttavia, permaneva una situazione di totale anarchia. I sanitari che prestavano la loro opera prima della guerra avevano trovato al loro ritorno dal fronte una situazione di totale abbandono; non esisteva alcuna organizzazione, i materiali erano danneggiati e le suppellettili e lo strumentario gravemente compromessi.Pertanto, si richiedeva un ripristino immediato di una situazione che garantisse il normale svolgimento delle attività. Iniziava così una fattiva collaborazione con la scuola odontoiatrica pavese che doveva poi, come vedremo, dare ulteriori frutti.
L’8 gennaio 1948 Silvio Palazzi poteva inaugurare le lezioni del corso di specialità, celebrando contemporaneamente i primi quarant’anni di vita dell’Istituto. Dopo aver ricordato i suoi illustri predecessori Platschick, Coulliaux, Rovida, Arlotta e Fasoli ed aver evidenziate le gloriose tradizioni delle scuole odontoiatriche di Pavia e di Milano, legate entrambe agli uomini citati, il professore tracciò il programma ed espose i suoi intendimenti per un corso che si presentava fondamentalmente rinnovato nella sua struttura. Gli allievi iscritti al primo anno erano 36; le materie stabilite furono: conservativa, protesi dentaria, chirurgia dentaria, mascellare e peridentaria, patologia orale, anestesia, ortopedia, paradenziopatie, radiologia, ceramica ed odontotecnica.
Completavano la preparazione un ciclo costante di esercitazioni pratiche sul manichino prima e sul paziente poi. Gli specializzandi dovevano essere tutti dotati di strumentario proprio, che era analogo a quanto già Palazzi aveva stabilito per la Scuola di Pavia.
Da un punto di vista clinico il Palazzi diede un’impronta non solamente orientata alla pratica manuale ma anche di tipo sperimentale e scientifico; basti pensare ad un concetto che al giorno d’oggi può apparire scontato e banale, ma che allora non lo era affatto: le devitalizzazioni ed il trattamento dei canali radicolari compiuti in campo sterile, norma allora del tutto disattesa.
Gli allievi furono muniti di tutto il necessario, compresa la diga di gomma per effettuare in modo razionale la terapia canalare; si cercò di instillare la metodica dei lavaggi con ipoclorito e di prestare particolare attenzione alle forme di quella che allora era definita “pulpopatia gangrenosa”, nelle forme periodontitiche gravi.
Per circa sette anni la scuola funzionò in modo più che soddisfacente, riscuotendo consensi per la preparazione e le cure prestate; tale stato di cose durò sino al 1954, quando Palazzi cessò le sue funzioni a seguito di una profonda crisi intervenuta in seno all’Istituto stesso, che mise in seria discussione la sopravvivenza di quest’ultimo.
Non è questa la sede per analizzare tali complesse questioni; ricorderemo però che sul finire del decennio, l’ISI accettò di sovvenzionare una cattedra di ruolo al Palazzi, convenzionandosi con l’Università di Pavia per la Scuola di Specializzazione.
La completa realizzazione di ciò si ebbe nel 1961, quando presso il rettorato dell’Università di Pavia, veniva firmata la convenzione fra il rettore Luigi De Caro ed il presidente dell’ISI Zefirino Pogliani, che prevedeva la creazione di una “sezione staccata della Scuola di Specializzazione in Odontoiatria e Protesi Dentaria dell’Università di Pavia” da attivarsi presso la sede dell’Istituto Stomatologico a Milano. Gli allievi iscritti a Pavia avrebbero quindi potuto optare, a loro scelta, per la frequenza in una delle due sedi.
La direzione era tenuta da Silvio Palazzi, che vedeva così concretizzarsi quanto già otto anni prima aveva voluto: creare una fattiva collaborazione fra le due più prestigiose scuole odontoiatriche lombarde.
L’insegnamento teorico-pratico venne impartito da professori universitari e liberi docenti afferenti ad entrambi gli istituti; il Palazzi coordinava di fatto l’organizzazione tramite l’aiuto di due direttori dei corsi: i professori Branchini per la sede di Pavia e Pini per la sede di Milano.
L’attività didattica era basata sul modello che il Direttore aveva già ben consolidato in trent’anni di scuola.
Gli argomenti trattati nelle lezioni teoriche erano senza dubbio all’avanguardia, tanto da poter essere considerate, in embrione, la base, o meglio, il punto di partenza, del futuro Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria, istituito vent’anni dopo.
È importante rimarcare l’introduzione di materie che all’epoca non erano insegnate in nessun’altra scuola universitaria di odontoiatria, quali la istopatologia dentaria, la fisiologia orale, le manifestazioni nel cavo orale di patologie sistemiche, l’implantologia iuxtaossea.
Tale convenzione venne mantenuta sino al 1967, quando, a seguito del definitivo collocamento a riposo di Palazzi, cessò di esistere.

A cura di: Paolo Zampetti