Qualche considerazione storica sull’articolazione temporomandibolare e la sua patologia. (parte 1)

1956

Nonostante la gnatologia sia una branca della medicina e della odontoiatria di origine relativamente recente e che le problematiche patologiche ad essa correlate siano state oggetto di studi approfonditi particolarmente in questi ultimi decenni, è necessario notare che, fin dall’antichità la mandibola, l’articolazione temporomandibolare e i muscoli masticatori abbiano interessato diversi autori.
Ippocrate, nel trattato Fratture e lussazioni, accenna alla possibilità della lussazione della mandibola, che viene descritta anatomicamente; nel libro Le ferite nella testa afferma: “La parte più debole del cranio è quella presso la tempia: qui infatti vi è la giunzione fra la mascella inferiore ed il cranio, e nella tempia si determina quindi un movimento verso l’alto e verso il basso come accade per tutte le altre articolazioni”.
Accenna alla nomenclatura dei muscoli della masticazione, che però chiama indistintamente “masseteri”.
Galeno, nei Procedimenti Anatomici, tratta sia dell’ATM che dei muscoli scheletrici della faccia, individuandone i movimenti; afferma infatti che questi ultimi sono in numero di tre: il primo è l’atto della masticazione, il secondo l’abbassamento, il terzo la rotazione. In particolare, i temporali e gli pterigoidei sollevano la mandibola, mentre i masseteri la ruotano lateralmente: importante notare che non vi è distinzione fra i due pterigoidei: “... Potrai osservare il muscolo che ha origine dalla fossa vicina alle propaggini simili ad ali e s’inserisce nella regione larga della mandibola, non visibile se non staccando la mandibola dal suo capo all’articolazione”.
Tuttavia è sempre opportuno ricordare che Galeno effettuò le sue ricerche anatomiche pressoché costantemente su animali; pertanto andò incontro ad alcune inesattezze.
Nel Rinascimento invece, con la definitiva affermazione della scienza anatomica, assistiamo ad una precisa connotazione della morfologia dell’apparato stomatognatico. Andrea Vesalio nel De humani corporis fabrica libri septem, pubblicato nel 1541, descrive accuratamente la mandibola, la sua articolazione ed i muscoli della masticazione. In particolare individuò per primo le esatte funzioni dello pterigoideo esterno: “... La mascella inferiore è mossa da quattro muscoli per parte. Il primo è quello temporale: nasce dalle ossa temporali e all’inizio ha forma di cuneo, ampio e largo; va ad inserirsi nel processo acuto della mascella inferiore. Il secondo, detto massetere, proviene dall’osso del cranio chiamato iugale, ovvero dello zigomo, e va ad inserirsi nella mascella esterna. Il terzo, dai processi del capo simili ad ali da pipistrello si inserisce nella parte interna della mascella e, insieme con gli altri muscoli, la solleva e la sposta di lato, avanti e indietro. Invece il quarto, col suo omologo, muove la mascella verso il basso. Esso trae origine dal processo stiliforme del cranio e, dotato di due ventri, si inserisce nella punta del mento” .
Nei due secoli successivi altri anatomici si occuparono dello studio dell’ATM e dei muscoli masticatori; Jacob Benignus Winslow descrisse il muscolo pterigoideo interno, che però chiamò con il nome di massetere interno.
John Hunter, nella sua opera The natural history of the human teeth, pubblicata a Londra nel 1771, opera una efficace descrizione dell’ATM e dei suoi movimenti. Affermò che: “... L’articolazione è composta da una cavità e da una eminenza presenti nell’osso temporale, nella quale si inserisce il condilo. La superficie articolare in forma di cavità è ricoperta da una crosta cartilaginosa, continuata, liscia. Tanto la cavità come l’eminenza servono al moto dei condili della mascella inferiore”. Per quanto concerne quest’ultimo argomento, offrì sicuramente spunti molto all’avanguardia per l’epoca; descrisse infatti la possibilità della rotazione, della translazione e dello scivolamento dei condili, che possono compiere tale operazione in modo complementare in avanti ed in addietro, consentendo così la possibilità, durante la masticazione, di separare i frammenti di cibo più grossi in modo da poter essere triturati dai molari. “... I condili possono dunque scivolare alternativamente all’indietro ed all’innanzi, dalla cavità all’eminenza e viceversa; cosicché, mentre un condilo si avanza, l’altro si muove all’indietro, rivolgendo il corpo della mascella da un lato all’altro, e così, masticando tra i denti il boccone separato dalla massa più grossa per mezzo del movimento sopra descritto. In questo caso il centro del moto passa esattamente nel mezzo tra i due condili”. Fu il primo ad individuare le funzioni del disco articolare, che indicò come “una cartilagine mobile comune alla cavità e al condilo, che accompagna i movimenti di quest’ultimo. La sua struttura è legamentoso-cartilaginea”.
Descrisse inoltre, seppur genericamente, i legamenti articolari.
In seguito a tale opera, molti autori fornirono contributi fondamentali allo studio dell’articolazione temporomandibolare e si iniziò a valutarne, seppure in modo rudimentale, la patologia. ●

A cura di: Paolo Zampetti