La parodontite è tra le patologie croniche non trasmissibili (non communicable chronic disease) più comuni (1). Nel 2018 è stata pubblicata la nuova classificazione di questa patologia gengivale, che ha visto la suddivisione del disturbo in base agli stadi e ai gradi attraverso un sistema classificativo che nel valore dello stadio va a individuare la gravità e la complessità terapeutica della patologia e nel grado invece vuole cogliere il dettaglio relativo alla probabilità che il singolo paziente ha di essere affetto da una malattia con una progressione più o meno veloce ossia una più o meno rapida perdita di attacco clinico (2) (tabella 1).

Tra i fattori di complessità contemplati nella suddivisione in grado A-B-C della parodontite compare anche il diabete, espresso dalla percentuale o dalle millimoli della emoglobina glicata (HbA1c): il paziente, per questo parametro, risulta classificato come di grado A di parodontite se risulta essere normoglicemico, di grado B quando essendo diabetico il valore sia inferiore al 7% e di grado C se invece il valore sia superiore al 7%, dato che si ritiene essere indicativo di scompenso metabolico e quindi di un maggiore impatto sulla salute parodontale (2) (tabella 2).

Questo perché parodontite e diabete hanno un legame bidirezionale: esistono infatti prove evidenti del fatto che soggetti con parodontite presentano un rischio maggiore di incidenza di diabete di tipo 2. Gli studi effettuati su pazienti dimostrano livelli di HbA1C significativamente più alti se i soggetti sono affetti anche da parodontite. Inoltre, nei pazienti diabetici, la presenza di parodontite aumenta il rischio di complicanze cardio-renali e altre patologie sistemiche (3). Questi sembrano mostrare un peggior controllo glicemico, così come i soggetti con diabete non controllato manifestano un peggioramento della clinica parodontale, tanto che la parodontite è stata definita la sesta complicanza del diabete di tipo 2 (4-5).
I soggetti che sviluppano parodontite mostrano un profilo iperinfiammatorio che può essere indotto geneticamente e/o acquisito e che è correlato sia agli stili di vita che a comportamenti come il fumo e lo stress e alcune patologie autoimmuni (6-8).
Sia la parodontite che il diabete nelle loro fasi iniziali sono patologie pressoché asintomatiche e i loro primi segnali, come il sanguinamento gengivale nella prima e l’innalzamento asintomatico della glicemia nella seconda, sono quasi sempre sottovalutati o non conosciuti dal paziente: pertanto, è fondamentale intercettare queste malattie sin dalle loro prime manifestazioni, onde evitare una grave ed estesa distruzione del supporto parodontale e incorrere in uno sviluppo conclamato dei disturbi più gravi (9).
È importante sottolineare che la terapia non chirurgica della parodontite si è dimostrata efficace nel migliorare il controllo glicemico in termini di diminuzione del valore dell’emoglobina glicata e nel ridurre l’infiammazione sistemica. Tale terapia, in base alle linee guida europee, deve comprendere una prima fase (step 1) nella quale il paziente viene guidato nel cambio comportamentale necessario a porre sotto controllo i fattori di rischio sistemici, comportamentali e locali, tra i quali spiccano appunto il rischio correlato al diabete, quello del fumo e quello dell’accumulo del biofilm batterico (10).
La Società italiana di parodontologia e implantologia, la Società di diabetologia e l’Associazione medici diabetologi, insieme con la Società italiana di medicina generale, la Società italiana di medicina interna, la Federazione italiana degli Ordini dei medici e degli odontoiatri e Federfarma continuano a lavorare assiduamente per creare documenti divulgativi disponibili per medici e pazienti con l’obiettivo di informare sempre più persone sulla associazione tra le due patologie e sempre più medici diabetologi, medici di medicina generale, odontoiatri e farmacisti possano fare fronte comune nella terapia di queste due patologie invalidanti.
A questo proposito il gruppo di lavoro sta realizzando una lettera (presto disponibile sul sito SIdP) attraverso la quale l’odontoiatra che fa diagnosi di parodontite possa adeguatamente informare il medico che segue il paziente e quest’ultimo possa verificare se il soggetto affetto da parodontite sia eventualmente un paziente con alterati valori di glicemia, ancora modificabili attraverso una adeguata correzione degli stili di vita e una corretta terapia parodontale necessaria per arrestare la progressione della malattia gengivale.

Le società hanno altresì lavorato identificando lo studio dentistico come possibile “hub di screening” (figure 1, 2). Lo studio odontoiatrico è tra le strutture medico professionali più frequentate dalla popolazione, pertanto potrebbe essere cruciale per intercettare sia i soggetti diabetici che quelli con sintomi di prediabete. La figura 2 fornisce una check list che nasce dalla premessa che l’elevata prevalenza della parodontite e le sue correlazioni con le patologie infiammatorie croniche non trasmissibili (NCCD) rendono altamente probabile intercettare il soggetto a rischio diabetico nella popolazione dello studio dentistico.

La check list (figura 2) esprime 9 suggerimenti tra i quali spiccano:
- la comunicazione al paziente relativamente alla eziologia delle patologie croniche correlate alla espressione di gravità della parodontite: l’aspetto della comunicazione efficace rivolta alla correzione dei fattori di rischio locali e sistemici della parodontite risulta un momento essenziale dello step 1 delle linee guida di terapia della parodontite; seppure nessun modello comunicativo sia ad oggi considerato più efficace rispetto ad un altro, la EFP supporta ad oggi la presa in considerazione del modello GPS (Newton 2015) (12);
- screening e questionario per intercettare patologia diabetica: risulta fondamentale intercettare non solo i casi di diabete ma anche quelli di prediabete nei quali il counseling relativo al cambio delle abitudini di vita potenzialmente è in grado di correggere la progressione da una condizione di prediabete a una di diabete anche attraverso la corretta terapia della parodontite (step 2 di terapia) (10-13);
- valutazione chair side della emoglobina glicata: non necessaria ma possibile e vantaggiosa risulta eseguire questo esame ai pazienti ai quali sia stata fatta diagnosi di parodontite qualora lo studio dentistico abbia in dotazione una adeguata strumentazione (14).
Solo la stretta collaborazione tra l’odontoiatra e le altre categorie mediche specialistiche potrà portare al raggiungimento e al mantenimento dello stato di salute e del benessere dei pazienti quando questi risultino affetti da patologie a carico dei tessuti orali (parodontali), il cui quadro infiammatorio sia correlabile alle patologie sistemiche più comunemente diffuse (diabete–cardiovascolari–ipertensione).
1. Kassebaum NJ, Smith AGC, Bernabe E, Fleming TD, Reynolds AE, Vos TG et al. Global, regional, and national prevalence, incidence, and disability-adjusted life years for oral conditions for 195 countries, 1990–2015: A systematic analysis for the global burden of diseases, injuries, and risk factors. J Dental Res 2017;96(4),380–387
2. Tonetti MS, Greenwell H, Kornman KS. Staging and grading of periodontitis: Framework and proposal of a new classification and case definition. J Periodontol. 2018 Jun;89 Suppl 1:S159-S172
3. Graziani F, Gennai S, Solini A, Petrini M. A systematic review and meta-analysis of epidemiologic observational evidence on the effect of periodontitis on diabetes An update of the EFP-AAP review. J Clin Periodontol. 2018 Feb;45(2):167-187. doi: 10.1111/jcpe.12837. Epub 2017 Dec 26. PMID: 29277926.
4. Sanz M, Del Castillo MA, Jepsen S, Gonzalez-Juanatey JR, D’Aiuto F, Bouchard P et al. Periodontitis and cardiovascular diseases: Consensus report. J Clin Periodontol 2020 Mar;47(3):268-288.
5. Kocher T, König J, Borgnakke WS, Pink C, Meisel P. Periodontal complications of hyper-glycemia/ diabetes mellitus: Epidemiologic-complexity and clinical challenge. Periodontol 2000 2018 Oct;78(1):59-97.
6. Cekici A, Kantarci A, Hasturk H, Van Dyke TE. Inflammatory and immune pathways in the pathogenesis of periodontal disease. Periodontol 20002014 Feb;64(1):57-80.
7. Nibali L, Bayliss-Chapman J, Almofareh SA, Zhou Y, Divaris K, Vieira AR. What Is the Heri- tability of Periodontitis? A Systematic Review. J Dent Res2019 Jun;98(6):632-641.
8. Chapple IL, Bouchard P, Cagetti MG, Campus G, Carra MC, Cocco F et al. Interaction of lifestyle, behaviour or systemic diseases with dental caries and periodontal diseases: consensus report of group 2 of the joint EFP/ ORCA workshop on the boundaries between caries and periodontaldiseases. J Clin Periodontol 2017 Mar;44 Suppl 18:S39-S51.
9. Genco RJ, Graziani F, Hasturk H. Effects of periodontal disease on glycemic control, complications, and incidence of diabetes mellitus. Periodontol 2000. 2020 Jun;83(1):59-65
10. Sanz M, Herrera D, Kebschull M, Chapple I, Jepsen S, Beglundh T, Sculean A, Tonetti MS Treatment of stage I-III periodontitis-The EFP S3 level clinical practice guideline. EFP Workshop Participants and Methodological Consultants. J Clin Periodontol. 2020 Jul;47 Suppl 22(Suppl 22):4-60
11. Vademecum. Lo Studio Odontoiatrico come Hub di Screening 2022 May
12. Newtom JT, Asimakopoulou K. Managing oral hygiene as a risk factor for periodontal disease: a systematic review of psychological approaches to behaviour change for improved plaque control in periodontal management. Clin Periodontol 2015 Apr:42 Suppl 16:S36-46
13. Documento di valutazione del rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Adattato da Finnish Diabetes Association da Sidp in collaborazione con AID e SID-2022
14. Musella S, Masiero S, Roatti S, Ventura E, Brambilla G. Protocollo per l’intercettazione, la terapia e il counseling dei pazienti affetti da parodontite e da potenziale condizione prediabetica e diabetica: esemplificazione di un caso clinico. Rivista Italiana Igiene dentale 2021;17(4):119-130