Impariamo a riappropriarci del nostro tempo e delle nostre energie mentali

Impariamo a riappropriarci del nostro tempo e delle nostre energie mentali

In un mondo sommerso dai suoni e dai video, siamo spesso oppressi da un rumore indefinito che nasce dalle informazioni superflue che saturano i nostri sensi. Prendiamo, ad esempio, la vita quotidiana, immersi nelle nostre routine, a volte ci sintonizziamo solo su ciò che è ripetitivo e costante, allontanandoci invece da quello che dovremmo mettere a fuoco e tenere sempre a mente nel lavoro e nella vita personale.

Il cane del vicino che abbaia incessantemente, i pianti di un bambino per attirare l’attenzione dei genitori, il televisore tenuto acceso “per fare compagnia” o le notifiche continue che riceviamo sul nostro cellulare diventano parte di un sottofondo costante a cui spesso non prestiamo più ascolto.

Il cervello umano, magnificamente complesso, ha sviluppato la capacità di filtrare ciò che lui ritiene non essenziale, per cercare di focalizzarsi su ciò che davvero conta. Tuttavia, questo meccanismo di difesa è un’arma a doppio taglio. Se da un lato ci protegge dall’essere sopraffatti dal caos di stimoli che ci circondano, dall’altro può portarci a ignorare segnali che, in determinate circostanze, potrebbero essere cruciali per il nostro benessere.

Impariamo a riappropriarci del nostro tempo e delle nostre energie mentali

Un aspetto che emerge con prepotenza nel nostro quotidiano è infatti il ruolo dei media nel quale siamo immersi. La quantità di informazioni che ci viene trasmessa attraverso giornali, radio, televisione e internet è strabordante. Tanto che lo studioso Hans Magnus Enzenberger dice: “La televisione è un farmaco per sospendere l’azione del cervello. Lo si usa, anche coscientemente, per sfuggire ai problemi, una specie di Valium. Il messaggio televisivo è troppo ricco e denso di informazioni: presenta nell’unità di tempo immagini in movimento molto più veloci e complesse di qualsiasi oggetto visibile in natura. A questo va aggiunto anche un contenuto di tipo sonoro molto ricco, fatto di parole, suoni e musica. Poiché durante l’evoluzione il nostro cervello non ha mai incontrato prima di ora un simile miscuglio di dati e stimoli, ed è incapace di gestirlo. Come conseguenza rimane paralizzato da questa quantità enorme di informazioni, che non riesce a elaborare. Milioni di cellule nervose sono indirizzate all’analisi di tutta questa roba e la macchina è intasata. Per gestire la situazione, il cervello si trova a dover rinunciare a esercitare le funzioni corticali più nobili, quelle che ci distinguono dagli altri mammiferi, come l’analisi critica del messaggio. In altre parole, è come se la nostra mente si ritrovasse disarmata e ipnotizzata: a un tratto diventa meno consapevole di ciò che gli sta succedendo”.

Queste considerazioni dello studioso tedesco mi hanno fatto riflettere e mi hanno portato a compiere una scelta personale: la decisione di abbandonare l’ascolto del radiogiornale al mattino e la visione del telegiornale o delle trasmissioni con pubblicità la sera a casa.

Cosa ho scoperto dopo aver dato una pausa a queste abitudini?

Impariamo a riappropriarci del nostro tempo e delle nostre energie mentali

Che le notizie non sono cambiate di una virgola. La politica è immutata, le crisi economiche si susseguono con una regolarità che sfiora l’assurdo e le tragedie quotidiane continuano a popolare i titoli. Il mondo dei media sembra ruotare in un ciclo incessante di ‘rumore di fondo’ che poco aggiunge alla nostra comprensione del mondo o soprattutto alla nostra serenità. Ed io ho trovato molto più tempo per dedicarmi ad attività di svago o legate al mio lavoro.

Questo non significa che le notizie siano tutte irrilevanti o che non debbano essere seguite. Piuttosto, ad essere problematico è il modo in cui apprendiamo le notizie e permettiamo che le stesse influenzino la nostra vita. Se i media diventano fonte di ansia, depressione, distrazione o negatività, è forse il momento di interrogarci su quanto del loro ‘rumore’ stiamo effettivamente filtrando e quanto invece ci sta silenziosamente influenzando. Dobbiamo imparare a distinguere tra ciò che è effettivamente utile per la nostra crescita e consapevolezza e ciò che è semplicemente ‘rumore di fondo’.

Ma la confusione mentale non è colpa solo dei media. Nella nostra vita professionale e personale, siamo costantemente sollecitati a valutare dati, a prendere decisioni basate su informazioni che spesso si rivelano inutili o fuorvianti. Il mondo del lavoro, in particolare, può diventare una giungla di numeri, previsioni e analisi che, se non gestiti con attenzione, possono distoglierci dai veri obiettivi e dalle reali opportunità di crescita.

Impariamo a riappropriarci del nostro tempo e delle nostre energie mentali

È fondamentale sviluppare la capacità di ‘ascoltare’ con intenzione, discernendo tra ciò che merita la nostra attenzione e ciò che invece possiamo lasciare scorrere via senza che ci appesantisca la mente o il cuore. L’ascolto attivo, sia che si tratti di prestare orecchio ai bisogni di un paziente o di filtrare le informazioni che riceviamo quotidianamente, può fare una grande differenza nel nostro modo di vivere e lavorare.

La tranquillità mentale, infatti, non è solo una questione di pace interiore, è anche una condizione che può avere ripercussioni concrete sulla nostra efficienza e produttività. Non perdere tempo alla visione delle interminabili trasmissioni televisive mi ha permesso di trovare il tempo per studiare nuove opportunità di strategie di cura e soluzioni innovative per il benessere del paziente. Da questo si evince come la serenità acquisita nel silenzio possa trasformarsi in azioni concrete e successi tangibili che migliorano le nostre performance nel lavoro e nella vita.

Ecco, quindi, che queste considerazioni possono diventare un concetto chiave per riflettere su come viviamo e lavoriamo. Possiamo considerare il ‘rumore di fondo’ come tutto ciò che ci distoglie dal nostro percorso personale e professionale. Che si tratti del lamento ripetitivo e senza fine dei media o delle numerose distrazioni che la tecnologia moderna porta nella nostra vita quotidiana, l’abilità di saperle ignorare selettivamente diventa essenziale.

Riconoscere il ‘rumore’ per quello che è ci permette di riappropriarci del nostro tempo e delle nostre energie mentali. Questo non vuol dire chiudersi in una bolla isolata dal mondo esterno, ma piuttosto affinare la nostra capacità di scegliere consapevolmente dove dirigere la nostra attenzione. Solo così possiamo sperare di mantenere una sorta di equilibrio in un mondo che sembra progettato per sovraccaricare i nostri sensi con stimoli incessanti.

Per chi lavora come noi nell’ambito della salute, ma anche chi si occupa della formazione, dell’educazione o in qualsiasi campo che richieda un costante aggiornamento, il bilancio tra rimanere informati e preservare uno spazio di quiete mentale può essere difficile da trovare.

Impariamo a riappropriarci del nostro tempo e delle nostre energie mentali

Ma il successo e la serenità dipendono proprio da questa capacità di bilanciamento.

Possiamo allora iniziare a considerare il ‘rumore’ non come un nemico, ma come un indicatore che ci aiuta a comprendere meglio le nostre priorità e i nostri bisogni.

Quindi, in un’epoca in cui l’overload informativo è la norma, il vero successo risiede nella nostra abilità di saper navigare attraverso il mare del ‘rumore’, tenendo ben saldi il timone e la rotta verso ciò che realmente conta per noi.

Affinare questa capacità non solo migliorerà la qualità della nostra vita personale e professionale, ma ci permetterà di prendere decisioni più ponderate, di essere più presenti nelle relazioni e, infine, di vivere una esistenza più autentica e soddisfacente.