Sommario

Gli autori, cultori della medicina naturale e della naturopatia, propongono la loro particolare tecnica di utilizzo dei concetti e della pratica della auricoloterapia per agevolare e condurre con maggior reciproco risultato le terapie orali, durante le sedute odontoiatriche e di igiene dentale.

Materiali e metodi

L’auricoloterapia è una metodica innovativa che viene adoperata in odontoiatria per gestire gli stati emotivi perturbanti e le sindromi algiche post trattamento. Viene praticata dagli odontoiatri e dagli igienisti dentali qualora si trovino in relazione ad un paziente affetto da uno stato d’ansia, stress e per prevenire l’insorgenza del dolore in seguito ad un intervento chirurgico o un trattamento odontoiatrico più impegnativo. Gli strumenti principalmente utilizzati sono il palpeur per l’individuazione dei punti, gli occhiali ingrandenti per la fase di indagine e i microaghi, i semi di vaccaria e i magneti per il momento terapeutico.

Conclusioni

Lo scopo di questo articolo è quello di sensibilizzare i colleghi odontoiatri e gli igienisti dentali all’uso dell’auricoloterapia, in quanto è un metodo naturale e non invasivo, e che rispetta i valori dell’olismo, agendo sull’individuo nella sua dimensione totale. In veste di medici e professionisti della sanità, la nostra missione è quella di promuovere il benessere del paziente, ma anche quella di diffondere le pratiche terapeutiche che più rispettano la sua individualità.

Auricoloterapia, tutto quello che c’è da sapere sulle nostre orecchie

Siamo abituati a prestare poca attenzione alle nostre orecchie: le puliamo al mattino, le rivestiamo di orecchini o piercing, come se ci fossero state messe ai lati della testa al solo scopo di farci sentire cosa succede intorno a noi.

La realtà è che le nostre orecchie svolgono funzioni che spesso nemmeno ci immaginiamo.

Sono una zona molto importante e ad alta valenza reflessoggena, una zona alla quale sono collegate tute le diverse parti del nostro corpo.

Queste interazioni erano già state identificate al tempo degli egizi: i contemporanei di Tutankamen e Nefertiti, infatti, avevano già capito che se si agiva su determinate parti dell’orecchio, si poteva ottenere una reazione positiva sulle aree del corpo collegate proprio a esse.

Ulteriori testimonianze circa l’auricoloterapia sono contenute nei canoni di medicina cinese Huangdi Nei Jing (risalenti a più di 2000 anni fa) al cui interno, nel capitolo Kou Wen Pien di Ling Shu, si legge: “L’orecchio è il luogo in cui si incontrano tutti i canali”.

Avvicinandoci alla cultura occidentale, nel IV secolo a.C., lo stesso Ippocrate, il padre della medicina moderna, curava la sterilità con incisioni specifiche in una particolare zona dell’orecchio.

Per migliaia di anni nel mondo occidentale questa pratica venne accantonata, fino a quando, nel 1951, il medico di Lione Paul Nogier, si accorse che alcuni suoi pazienti, affetti da tempo da dolorosa lombo-sciatalgia, arrivavano nel suo studio dritti come dei fusi e senza lamentare più alcun male alla schiena; tutti questi pazienti avevano una caratteristica comune: presentavano una piccola e curiosa cicatrice nella stessa area del padiglione auricolare.

Stupito, il dottor Nogier chiese loro cosa fosse quella piccola bruciatura che avevano nell’orecchio; scoprì, in questo modo, che quelle persone erano state da una guaritrice marsigliese, madame Barrin, che cauterizzava loro quella parte dell’orecchio, liberandoli finalmente dal mal di schiena.

Non è casuale che la guaritrice fosse marsigliese, ossia della città con uno dei maggiori porti del Mediterraneo, perché alcune fonti riportano che, in Corsica, le cauterizzazioni dell’orecchio venivano praticate dai maniscalchi per guarire proprio alcuni tipi di sciatalgie.

Essendo impossibile risalire, da un punto di vista antropologico-culturale, al modo di diffusione dell’auricoloterapia, bisogna accontentarsi di questi scarni dati dai quali presero le mosse gli studi di Paul Nogier che si concretizzarono, nel 1956, nella pubblicazione di un manuale che spiegava in che modo leggere l’orecchio, utilizzandolo come strumento di cura.

Nogier, constatando come la parte cauterizzata del padiglione auricolare fosse sempre la stessa in tutti i suoi pazienti, non impiegò molto a capire che proprio nell’orecchio fosse rappresentata una parte della colonna vertebrale.

Incuriosito ed entusiasmato dalla sua scoperta, il medico francese iniziò a studiare per cercare di trovare tracce di questa particolare tecnica di cura nei vecchi libri di medicina (dove trovò i primi riscontri in Ippocrate).

Contestualmente si dedicò alla “ricerca sul campo”, o meglio, sull’orecchio dei suoi pazienti e, presto, constatò che i medesimi punti dolorosi nel padiglione riflettevano patologie nei medesimi distretti del corpo.

In base alle sue osservazioni, giunse, infine, a compilare una vera e propria mappa dell’orecchio (fig.1) in cui alla zona dolorosa corrispondeva una particolare patologia.

auricoloterapia
fig. 1 Mappa auricolare
fig. 2 Proiezione del feto nel padiglione auricolare

 

Con la pubblicazione del volume, che racchiudeva il risultato dei suoi anni di studio, Paul Nogier presentò anche quella che, a tutti gli effetti, era una completa proiezione del corpo umano all’interno del padiglione auricolare utilizzabile per ogni età (fig.2).

Sulla sua scia si inserirono numero studiosi che approfondirono tale argomento, inizialmente in Francia, e da qui in tutto il mondo occidentale, creando la branca della auricoloterapia, nell’ambito della famiglia delle riflessoterapie.

Modalità e impiego in ambiente odontoiatrico

Dai giorni degli studi del dottor Nogier, molte cose sono cambiate, molti aspetti dell’auricoloterapia sono stati affinati e resi ancor più efficaci e, oggi, usiamo anche in ambiente odontoiatrico questa particolare tecnica per favorire il benessere dei nostri pazienti.

Anche la bocca è rappresentata nello schema base dell’auricoloterapia, e così come lo è nell’homunculus motorio e in quello sensitivo nelle aree corticali delle circonvoluzioni pre e post centrali del telencefalo, riveste una importante zona utilizzabile nei processi di riflessoterapia specifica a partenza dal padiglione auricolare.

L’auricoloterapia, in campo odontostomatologico, è molto utile, soprattutto in questi casi specifici:

  • dopo gli interventi di chirurgia nel cavo orale per il controllo del dolore postoperatorio;
  • come ansiolitico, prima, durante e dopo gli interventi sia legati all’operatività dell’odontoiatra che dell’igienista dentale;
  • come inducente il sonno, la notte precedente;
  • come analgesico per piccoli interventi orali, invece che eseguire la classica anestesia, nei pazienti con “allergia” all’antibiotico, o durante le sedute di igiene orale;
  • come miorilassante, durante la manipolazione dell’ATM

In particolare nei pazienti ansiosi, in quelli spaventati alla sola idea di accomodarsi sulla poltroncina del dentista, soprattutto nei bambini, l’effetto ansiolitico, prodotto dal posizionamento di un minuscolo magnete, o di un seme di vaccaria (fig.3) nella zona giusta del padiglione auricolare, si è rivelato molto efficace quando impiegato il giorno prima dell’intervento.

La vaccaria è una pianta che ha dei semi caratterizzati da minuscola dimensione e irregolarità della propria superficie. Questa peculiarità li rende particolarmente adatti alla stimolazione della cute dell’orecchio. Nella medicina tradizionale cinese trovano ampio impiego in ambito terapeutico, in quanto è annoverato “mobilizzino” il sangue, agendo sul sistema cardiocircolatorio migliorandone il flusso, e quindi il trasporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti, nonché dell’energia.

Materiali e metodi

L’orecchio è ricco di punti riflessi, tutti distinti ma concentrati su una superficie non molto ampia. Per poter agire su quello esatto ed in maniera efficace, è necessario adoperare degli strumenti specifici (fig.4). Per l’auricoloterapia ci serviamo di palpeur, occhiali ingrandenti e di un pennarello per poter segnalare i punti individuati per il momento diagnostico, di aghi (alcuni sono quelli classici dell’agopuntura, altri sono i micro aghi abitualmente utilizzati), magneti, semi di vaccaria, per il momento terapeutico. E’ importante ricordare come ogni infissione è di competenza medica, per cui l’igenista potrà usare con egual favore i magneti e i semi di vaccaria, mentre gli odontoiatri potranno utilizzare anche i micro aghi e quelli classici di agopuntura.

fig. 4 strumenti per auricoloterapia

Troviamo molto comodo utilizzare una specifica scatola preformata in cui ogni elemento ha il suo posto, in modo tale da poter avere sempre in ergonomico ordine il materiale e così eseguire ogni operatività secondo protocollo (fig.5).

Il palpeur è uno strumento specifico che è dotato di una punta smussa rientrabile che assomiglia ad una penna, ma che invece di scrivere serve per individuare il punto sul quale eseguire la riflessoterapia (fig.6). E’ lo stimolo nocicettivo che ci guida nella ricerca, e gli occhialini ingrandenti 4-5 X che abitualmente usiamo sono uno strumento fondamentale per il successo.

fig. 6 Palpeur

I micro aghi (fig.7), i semi di vaccaria e i magneti (fig.8) sono posti a permanenza per tenere stimolata la zona riflessogena per il tempo necessario.

fig. 07 Microaghi

fig. 08 Magnetini

E’ grazie allo stimolo costante mantenuto nel tempo che si ottengono i risultati cercati. Aneddoticamente raccontiamo i casi in cui i pazienti non ben convinti dell’efficacia della tecnica, quando tornati a casa autonomamente tolgono tali strumenti terapeutici usati per il controllo del dolore dopo gli interventi di chirurgia orale dalla sede riflessogena prima di quanto prescritto, velocemente tornano in studio per farli riapplicare, avvertendo così l’efficacia terapeutica persa e la comparsa della sintomatologia dolorosa che era completamente assente.

 

fig. 09 Rappresentazione del momento diagnostico

Nel caso in cui si agisce a livello generale, ad esempio in caso di ansia, stress, paura o nausea, la stimolazione del padiglione auricolare è bilaterale. Egualmente bilaterale sarà la stimolazione in caso di interventi in cui sono interessate entrambe le emiarcate (ad esempio per le all on four o le all on six) (fig.10) o quando l’intervento è mediano (frenulectomie) (fig.11).

fig. 10 Implantologia
fig. 11 Frenulectomia

Quando invece l’intervento è a carico di una emiarcata, la stimolazione terapeutica sarà a carico di un solo orecchio (fig.12).

fig. 12 Esempio monolaterale di gestione del dolore

Nel controllo dell’ansia è necessario indagare la zona conosciuta come “shenman” (fig.13), per trovare il punto specifico per il paziente in esame. Questo può avvenire sia nei casi in cui è necessario favorire il giusto sonno dal giorno prima dell’intervento, che quando ci sia bisogno di un ulteriore rilassamento durante l’intervento, o per accompagnare con serenità i primi giorni dopo l’intervento.

fig. 13 Punto shen-men

Nei casi di controllo del dolore o di trattamento della sindrome dell’ATM, si utilizza il palpeur per individuare il punto riflesso preciso, nella zona fra il lobulo e la fossa scafoidea dell’elice (fig.14).

Il protocollo è rigoroso e si esegue necessariamente a quattro mani.

fig.14 Trattamento per sindrome dell_ATM

Il clinico indossa gli occhiali ingrandenti, il paziente è disteso in poltrona, l’assistente si dispone dallo stesso lato con in mano la cassetta ergonomica di auricoloterapia (fig.15).

Il paziente ruota il capo portando verso l’alto l’orecchio sul quale l’assistente dirigerà il fascio luminoso della lampada del riunito.

fig. 15 Posizione ergonomica per l_individuazione dei punti

Il clinico scosta i capelli dall’orecchio in modo tale da renderlo completamente libero per l’individuazione dei punti su cui agire.

Avverte il paziente che effettuerà la ricerca dei punti riflessi mediante stimolazione del padiglione auricolare, sentirà varie volte una sensazione di pressione, e solo quando avverte un dolore come da leggera infissione di ago avvisi il clinico con la voce (fig.16).

fig. 16 Ricerca zona dolente

Il clinico concentra la sua attenzione sulle zone che pian piano esplora con la punta del palpeur (fig.17), e non appena il paziente avverte lo stimolo algogeno, senza muovere il capo, tenendo lo sguardo fisso nella zona dove la punta del palpeur ha lasciato un leggero segno di pressione, passa con la mano il palpeur all’assistente, che a sua volta passa il pennarello con la punta scoperta al clinico (fig.18). Questo deve essere già disposto nello spazio con la punta verso il corpo del paziente, tale che il clinico debba fare la minor quantità possibile di movimento per portare la punta nello stesso punto in cui il palpeur ha suscitato il dolore, e lì segnare un puntino nero dermogriffato (fig.19).

fig. 17 Pressione per individuazione del punto riflesso specifico
fig. 18 Posizione e ruolo dell_assistente
fig. 19 Identificazione punto riflesso con pennarello

Il clinico in base alla sua esperienza, sempre con lo sguardo fermo verso l’orecchio, chiede lo strumento che ha deciso di usare per lo specifico caso (il mini ago, il magnete, il seme di vaccaria, l’ago classico di agopuntura) e l’assistente lo preleva dalla cassetta ergonomica e prontamente lo passa per il posizionamento (fig.20).

Si ripete quando necessario lo stesso protocollo sullo stesso orecchio o anche sul controlaterale, e a quel punto si danno al paziente i consigli per l’utilizzo del benefico effetto della riflessoterapia, a seconda del caso clinico in questione.

fig. 20 L_assistente passa il microago
fig. 20 L_assistente passa il microago

L’applicazione dell’aghetto o del semino può arrecare una sensazione iniziale di fastidio (fig.21). E’ la manifestazione, nell’orecchio, del dolore presente nella sede del corpo riflessa. Si invita il paziente a stimolarlo nonostante tutto, in quanto questo libera un flusso energia che, riequilibrandosi, riporta ad una situazione di equilibrio, con cessazione della problematica iniziale.

Per le cure dentali in analgesia, si colloca ago o magnete nella specifica posizione identificata dopo avere esercitato una lieve pressione di stimolazione sul dente che si deve curare al paziente e avere ricercato la zona riflessa nel padiglione auricolare. Si determina una riduzione della sensazione dolorosa proveniente dall’elemento dentale durante il trattamento, che se avviene per patologie non eccessivamente vicine alla polpa, permette l’esecuzione del corretto trattamento.

fig. 21 posizionamento del microago

Il più importante uso dell’auricoloterapia, in odontoiatria, è comunque come coadiuvante nel diminuire il post operatorio dopo i grandi interventi chirurgici di riabilitazione. La stragrande maggioranza dei pazienti che manifestano sintomi come dolore, gonfiore, edema o altro, sono una minima parte, questo grazie alle tecniche chirurgiche a bassa traumaticità,  all’oculato uso di farmaci associati alla stimolazione precisa delle regioni dell’orecchio, sede riflessa delle zone operate in bocca, con notevole vantaggio reciproco.

Conclusioni

Abbiamo scelto di proporre questo metodo in coerenza con i principi dell’odontoiatria biologica e della medicina naturale, al fine di evitare per quanto possibile l’assunzione di farmaci, considerando il corpo come un tutt’uno, perfettamente interconnesso.

Ricordando che il dovere di ogni medico è quello di favorire il benessere dei pazienti, nel modo più efficace possibile, riteniamo giusto proporre questa tecnica all’attenzione degli odontoiatri e degli igienisti dentali, in quanto la pratica è semplice, di facile utilizzo e di sicuro risultato.

Bibliografia

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Nogier, Paul: Traite d’auricolotherapie, Maisonneuve 1969