I tumori odontogeni sono lesioni che possono derivare dai tessuti coinvolti nell’odontogenesi: epitelio, ectomesenchima e/o mesenchima (Van der Waal et al. 2007). Queste lesioni si possono sviluppare a qualsiasi età e sono estremamente variabili per localizzazione, aspetto e grado di malignità. Il loro sviluppo può essere accompagnato o meno da sintomi e spesso vengono visualizzati radiograficamente come reperti casuali di esami di I livello.
Descrizione del caso clinico
Il seguente caso clinico descrive il trattamento chirurgico di una paziente di 49 anni, giunta alla nostra osservazione per una prima visita odontoiatrica nella quale, dopo aver stilato una completa anamnesi medica e odontoiatrica, è stata riscontrata la presenza di tartaro ed ipertrofia papillare generalizzata in entrambe le arcate dentarie.
È stata quindi indirizzata presso il reparto di igiene orale per una seduta di igiene professionale ed è stata prescritta un’ortopantomografia (fig. 1) per avere un ulteriore approfondimento diagnostico.
Mediante un’attenta analisi dell’esame radiografico prescritto (OPT), è stata riscontrata la presenza di una neoformazione in sede 2.1-2.4 per cui è stata richiesta una CBCT (fig. 2), grazie alla quale è stato possibile confermare la presenza della lesione osteolitica, evidenziandone lo sviluppo palatale al cui interno era possibile rilevare la presenza di due elementi sovrannumerari, nello specifico in prossimità degli elementi 1.1 e 2.3.
Una volta eseguiti i test di vitalità degli elementi in stretto rapporto con la neoformazione, risultati positivi ai test, è stata programmata la rimozione chirurgica della stessa. Nella terza immagine (fig. 3) è possibile osservare l’aspetto clinico dell’area interessata dalla lesione, prima dell’intervento.
Fase chirurgica
L’approccio chirurgico è consistito in un’anestesia loco-regionale e in una successiva incisione intrasulculare palatale dalla sede interprossimale degli elementi 1.1-1.2 sino alla sede interprossimale degli elementi 2.4-2.5.
Una volta effettuata l’incisione, è stato eseguito uno scollamento a tutto spessore, al fine di evitare le strutture vasculo-nervose periostali, ottenere una migliore visibilità del campo operatorio e ridurre significativamente il dolore e la tumefazione post-operatori.
Al fine di rendere più agevole l’accesso alla neoformazione è stata effettuata una sutura sospesa con filo sintetico riassorbibile 3.0 in sede interprossimale degli elementi 1.3-1.4 (fig. 4).
La dissezione mucoperiostale, inoltre, ha permesso di evidenziare la lesione che, come si evince dall’immagine (fig. 5), ha provocato la completa erosione della volta palatina.
Per facilitare la completa escissione della lesione cistica è stata creata una piccola discontinuità della stessa dalla quale è fuoriuscito un liquido a componente prevalentemente colesterinica, elemento che ha avvalorato la supposizione diagnostica di odontoma derivante da elementi sovrannumerari adiacenti alla regione canina.
L’intervento chirurgico è stato portato a termine mediante la sublussazione e la seguente avulsione degli elementi sovrannumerari situati palatalmente all’elemento 1.1 (fig. 6).
Questo tipo di strategia chirurgica ha permesso di eseguire l’asportazione completa della massa neoformata in modo totalmente conservativo, permettendo quindi di preservare sia la vitalità degli elementi dentali adiacenti, che il canale naso-palatino.
Al termine dell’intervento, la cavità residua è stata riempita con del collagene al fine di garantire una corretta rigenerazione ossea e il lembo di accesso è stato riposizionato in corrispondenza delle precedenti sedi di incisione tramite delle suture transpapillari in materiale sintetico 3.0 (fig. 7).
La neoformazione con annesso sovrannumerario adiacente all’elemento 2.3 (fig. 8), è stata inviata al reparto di patologia orale con l’ipotesi clinica di odontoma complesso, diagnosi clinica successivamente confermata dall’esame istologico dell’unità di anatomia patologica.
Nelle immagini successive è possibile valutare la guarigione della ferita chirurgica in un controllo a 6 mesi (fig. 9) e la radiografia di controllo a un anno (fig. 10).
In conclusione, nonostante l’attenta analisi clinica all’esame obiettivo e lo studio accurato degli esami radiografici di I e di II livello ci possano fornire una valida ipotesi relativa alla lesione in esame, solo ed esclusivamente mediante l’esame istologico è possibile avere la piena certezza della natura della stessa. Inoltre anche in caso di lesioni osteolitiche di grande entità, è auspicabile svolgere interventi chirurgici poco invasivi in anestesia locale, garantendo la rigenerazione ossea spontanea che consenta il riempimento del difetto causato dalla neoformazione.