Ho gradito redigere personalmente questo editoriale per una serie di motivi direi congiunturali. È da molto tempo che parliamo di crisi globale e di difficoltà delle istituzioni, e ne siamo parte in causa per quelle che riguardano il mondo odontoiatrico. Da una posizione di osservatore/attore, oserei dire privilegiato, ho avuto modo di vivere in prima persona gran parte di questo momento delicato che riguarda la professione odontoiatrica nella sua globalità, comprendendo anche quella accademica di tipo essenzialmente formativo. I nodi stanno venendo al pettine e parecchi problemi cui non si era data risposta per molto tempo hanno avuto un’accelerazione che non sempre o quasi mai ha preso un indirizzo a noi favorevole. Posso testimoniare la volontà e le buone intenzioni della classe dirigente che si è trovata ad affrontare in maniera oso dire compulsiva tutto assieme e comprendo lo stato d’animo dei colleghi libero professionisti che sempre ogni giorno di più vedono minacciata la loro vita lavorativa che in questi anni ha subito radicali cambiamenti. Questo nervosismo, ho osservato più volte, ha portato ad una non serena obiettività che come risultato ha prodotto che, ad ogni cosa che accade o viene proposta, viene di base dato lo stesso valore, sia essa marginale o gravissima. Come voi tutti sapete questo stato di cose è cartina di tornasole di difficoltà continue e difficili da gestire. Sicuramente vi sono all’interno del nostro mondo interessi diversi e le varie componenti pur cercando di collaborare si osservano con sospetto. Parlando dell’accademia di cui sono Presidente del Collegio per la parte odontoiatrica, il momento sotto certi punti di vista è favorevole, avendo trovato unità e sinergia anche se talvolta non si hanno gli stessi punti di vista sui vari aspetti; si sta risolvendo per lo meno parzialmente il problema “scuole di specialità” in ambito odontoiatrico e quest’anno, anche grazie all’aiuto di tutti, al recente tavolo ministeriale per concordare i numeri per gli accessi ai corsi di laurea a numero programmato, si è riusciti a portare a casa un buon numero di posti in più rispetto all’anno scorso, aspetto che sotto il nostro punto di vista è sicuramente positivo. Se ciò è stato possibile lo si è dovuto alla comprensione del Miur “sul pezzo” relativamente al problema (a proposito, un grazie particolare alla Dottoressa Maria Letizia Melina) ed alla programmazione e grande competenza del Ministero della Salute, in questo caso rappresentato dalla dottoressa Rossana Ugenti (un grazie particolare anche a lei). L’ordine, in questo caso la CAO, ha dimostrato comprensione riguardo il problema mettendo in evidenza come sia giusto non penalizzare i nostri giovani incoraggiandoli a recarsi all’estero; tutto questo sempre concordemente al grande progetto di cui i nostri ministeri ed in particolare la salute nella persona della dottoressa Ugenti sono capofila per una programmazione finalmente europea. Per quello che riguarda la professione, oltre agli innumerevoli adempimenti sempre più macchinosi ed alla grande rilevanza che ha avuto quello relativo alla legionella, recentemente la Conferenza Stato Regioni ha deliberato le norme riguardo al regime autorizzativo per gli studi odontoiatrici, fortemente penalizzante e che necessita di una profonda revisione. Per questo motivo agli stati generali dell’odontoiatria è stato approvato un documento unanime in cui veniva richiesto un incontro urgente con il Ministro della Salute e l’intenzione di abbandonare tutti i tavoli in cui la componente odontoiatrica fosse presente; staremo a vedere il prosieguo di questa vicenda sperando sia a lieto fine, fermo restando la mia profonda convinzione che per quanto riguarda l’accademia essa ha compiti normativi e didattico-scientifici e non sindacali, pur mostrando sempre solidarietà riguardo questi aspetti con le altre componenti odontoiatriche. Ultimo ed importante argomento l’offerta proposta di cure odontoiatriche che negli ultimi anni si è implementata attraverso società di capitali e nuove realtà societarie. Aspetto questo che preoccupa non poco i colleghi, e ciò è comprensibile, e che deve però trovare una soluzione attraverso la regolamentazione di una realtà esistente che difficilmente si arresterà ma che dovrà (dove ancora non lo è) trovare una propria dimensione con prestazioni di qualità che durino nel tempo e senza la mercificazione e vessazione dei colleghi che lì operano in scienza e coscienza. D’altronde esistono realtà già operative di questa natura che offrono prestazioni di qualità ed adeguate; neccessario come sempre non fare di tutta l’erba un fascio ma una sana regolamentazione. Sono convinto che tutto si rimodulerà e verrà trovato un giusto equilibrio perché, come tutti sappiamo, dalle difficoltà, sapendole cogliere, nascono opportunità e nel nostro caso tutto questo con il fine della tutela e positivizzazione della salute dei nostri pazienti, mission per cui tutti lavoriamo.