Le recenti elezioni europee hanno riproposto sotto diversi punti di vista il tema del ruolo dell’Unione europea e del suo rapporto con le politiche nazionali.

Non voglio adottare una particolare chiave di lettura seguendo questa o quella visione, più o meno sovranista o europeista, anche se ho sempre dichiarato la mia profonda convinzione che l’Europa unita sia stato il più grande successo politico della storia recente.

Ciò che certamente può interessare da vicino i professionisti medici, e noi dentisti in particolare, è la responsabilità attuale e futura dell’UE nelle politiche sanitarie.

Se da un lato l’art. 168 del Trattato sul funzionamento dell’UE afferma che:

“l’azione dell’Unione rispetta le responsabilità degli Stati membri per la definizione della loro politica sanitaria e per l’organizzazione e la fornitura di servizi sanitari e di assistenza medica”,

in un altro passaggio si specifica che

“l’azione dell’Unione, che completa le politiche nazionali, si indirizza al miglioramento della sanità pubblica, alla prevenzione delle malattie e affezioni e all’eliminazione delle fonti di pericolo per la salute fisica e mentale”.

Quindi assoluta non ingerenza nella gestione dei Sistemi sanitari nazionali, ma un ruolo attivo e complementare agli Stati membri per quanto riguarda la prevenzione.

E’ per questo motivo che il Council of European Dentists ha deciso di portare la posizione della professione odontoiatrica all’attenzione del futuro governo delle istituzioni europee, approvando all’unanimità un “white paper” dal titolo “Oral care: prevention is better than cure”.

Per rendere il documento fruibile al meglio da parte dei politici e dei tecnici cui ci rivolgiamo, abbiamo condensato il contenuto in alcuni “messaggi chiave”, esattamente otto, che costituiscono l’ultimo paragrafo “Oral care and prevention in the future”.
Ne riprendo solo un paio, per quanto possano interessare direttamente la situazione italiana.

Il primo messaggio chiave riguarda la necessità per l’UE di investire in campagne di informazione sulla importanza della salute orale e di stili di vita orientati a raggiungerla e a mantenerla.

Non solo informazione, però, anche iniziative legislative e supporto agli stati membri per un ulteriore contrasto all’abuso del tabacco, per una limitazione del consumo di zuccheri (anche attraverso apposite tassazioni) e soprattutto per ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure orali.

Solo il 57% dei cittadini europei ha consultato un dentista nell’ultimo anno e alcune fasce più vulnerabili della popolazione sono particolarmente esposte ad un rischio più alto di malattie orali.

Situazioni di povertà, di bassa scolarità, di disoccupazione, richiedono maggiori investimenti relativamente a campagne di consapevolezza e ad incentivi e facilitazioni nell’accesso a prevenzione e cure di base.

Il nostro Paese è purtroppo ancora dibattuto nella contraddizione tra necessità di migliorare ulteriormente il livello di salute orale generale, l’inadeguatezza del nostro Sistema sanitario nel fornire screening e prevenzione ad ampie fasce di popolazione, e le iniziative della professione privata che negli ultimi decenni hanno costituito gli unici esempi di campagne informative di prevenzione a diffusione nazionale (Mese della Prevenzione e Oral Cancer Day), dimostrando il grande senso di responsabilità della categoria odontoiatrica italiana.
Occorre trovare una soluzione che coniughi i necessari investimenti statali con la partecipazione attiva di tutti i professionisti, o almeno di una grande parte.

Il secondo messaggio chiave che vorrei sottolineare riguarda la priorità data alla prevenzione e alla promozione della salute orale nella formazione universitaria di base e nella formazione professionale continua.

Occorre applicare un approccio cosiddetto “one-health” che integri già a livello universitario i futuri professionisti che dovranno collaborare per il miglioramento della salute globale, medici, dentisti, veterinari e farmacisti.

Anche su questo argomento si è iniziato un percorso importante che ha visto un primo evento a Parigi lo scorso dicembre, cui seguirà un secondo a Varsavia a fine 2019, con la partecipazione dei vertici europei delle professioni coinvolte, dei responsabili delle università che hanno già implementato il concetto di “one-health” nei curricula e degli studenti europei.

Ai nostri neo-eletti parlamentari europei chiederemo un impegno concreto per investimenti più cospicui anche nella ricerca sulla salute orale, attraverso specifici obiettivi all’interno del prossimo “Horizon Europe” e interventi mirati del “Fondo sociale europeo +”.

Speriamo che l’inizio di un nuovo mandato ponga le condizioni per una maggiore disponibilità all’ascolto delle richieste dei 340.000 dentisti europei.

Varsavia 2019

Si terrà a Varsavia a fine 2019, con la partecipazione dei vertici europei delle professioni coinvolte e dei responsabili delle università, il secondo appuntamento dedicato al concetto di “one-health”