Santa Apollonia: alcune note storiche

Fig. 1 S. Apollonia (Piero della Francesca).
Fig. 1 S. Apollonia (Piero della Francesca).

Scarse e avvolte nel mistero sono le notizie sulle origini di santa Apollonia; secondo la tradizione era di nobili natali, figlia di un magistrato di Alessandria d’Egitto.
La prima testimonianza a noi giunta relativa all’evento che le doveva conferire la palma del martirio aè contenuta in una lettera che il vescovo Dionigi d’Alessandria (190-265 d.C.) inviò a Fabio d’Antiochia (?-303 d.C.); tutto ciò è riportato in una cronaca fornita dallo scrittore e vescovo Eusebio di Cesarea (265-330 d.C.).

Apollonia, donna cristiana già in avanti con gli anni, aveva aiutato, intorno al 249 d.C, alcuni suoi confratelli nella fede, vittime di una sommossa popolare avvenuta ad Alessandria.

Considerata una sovvertitrice dell’ordine pubblico in quanto complice di questi, venne tratta in arresto e invitata ad abiurare la sua fede.

Al netto rifiuto da lei opposto “a colpi di bastone le furono rotti tutti i denti e fratturati i mascellari. Poi fu acceso un rogo all’ingresso della città e la Santa minacciata di essere bruciata viva se non avesse ripetuto con la folla le orribili bestemmie urlate in forma di litanie. Allora ella supplicò di essere lasciata per un istante e appena libera si precipitò nel fuoco facendosi bruciare dalle fiamme”. Così ci riferisce il sopracitato Dionigi d’Alessandria.

Da allora iniziò la sua venerazione, con memoria liturgica il 9 di febbraio, presunta data del martirio.

Il culto di Apollonia si diffuse così in tutta Europa; in Italia già nel XII secolo, a partire dal XIV nelle Fiandre, in Inghilterra e in Francia, mentre in Spagna, Portogallo, Germania e paesi scandinavi si affermò intorno al 1400.

Più tardiva invece fu la sua associazione a patrona degli esercenti l’arte odontoiatrica.

A prescindere dal fatto che l’odontoiatria, intesa come disciplina medica, iniziò il suo percorso, seppur accidentato, a partire dal XVIII secolo (in Francia con Pierre Fauchard -1678-1761, mentre nel nostro Paese addirittura fra Ottocento e Novecento), occorre dire che nei primi secoli del cristianesimo il culto dei santi taumaturghi fu un fenomeno generalizzato: nel senso che non esisteva alcuna peculiarità di protezione o di guarigione specifica da parte di essi. Solo successivamente si individuarono santi che, se invocati, guarivano, con la loro intercessione, un singolo organo: è il caso, ad esempio, di santa Lucia protettrice della vista.

Fig. 2 Statua di S. Apollonia conservata presso il Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno (VA).
Fig. 2 Statua di S. Apollonia conservata presso il Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno (VA).

Apollonia, avendo subìto un così brutale martirio, incominciò a essere invocata da coloro che soffrivano di mal di denti o di patologie dei mascellari e del cavo orale e secondo la tradizione fu un dotto medico portoghese del Duecento, Pedro Julião Rebolo (1210-1277), più noto come Pietro Ispanico, (poi cardinale e Papa con il nome di Giovanni XXI) a consigliare fra i primi di rivolgersi a santa Apollonia per guarire dal mal di denti.

Ecco quanto scriveva nell’opera divulgativa Thesaurus Pauperum: “Ogni uomo che abbia dolore di denti e si raccomanda a Santa Apollonia pregandola sarà liberato dal dolore”.

Nei secoli successivi iniziarono ad essere costruite chiese, cappelle votive, strade dedicate alla Santa; in Germania le antiche popolazioni le consacrarono un’erba, denominata Apollonienkraut, che aveva, secondo loro, il potere di guarire l’odontalgia.

Curiosamente, ma forse non tanto, in tutte le varie chiese consacrate ad Apollonia iniziarono a comparire reliquie che le venivano attribuite: denti, mandibole, mascellari superiori.

Verso il finire del XVIII secolo papa Pio VI (Giovanni Angelo Braschi, 1717-1799) ordinò una ricognizione in tutte le chiese che conservavano reliquie o presunte tali della Santa: vennero raccolti una quantità innumerevole di reperti, dal peso complessivo di tre chili, che il pontefice, stipati in una apposita cassa, face gettare nel Tevere.

Con il passare del tempo il culto per Apollonia aumentava sempre di più, anche per la difficoltà estrema di avere cure odontoiatriche adeguate: in un’epoca in cui imperversavano i ciarlatani e i cavadenti, spesso non restava altro che affidarsi all’intercessione divina per mezzo della santa per sperare di guarire dal flagello dell’odontalgia.

Numerosi furono , da allora, città e paesi che la elessero a loro patrona, in Italia e all’estero: solamente per la Lombardia ricordiamo Abbadia Lariana (LC), Asso (CO) Cantù (CO) Cantalupo di Cerro Maggiore (MI), Rivolta d’Adda (CR), Viganò Brianza (LC).

La letteratura storico-odontoiatrica evidenzia vari miracoli compiuti dalla Santa; ne riportiamo qui uno piuttosto insolito, descritto dal gesuita padre Antonio Maria Bonucci, in un libretto dedicato alla vita di Apollonia, datato 1712: “Nell’anno 1698 un Ufficiale di milizia di Ferrara, avendo in pochi mesi, per flussione sopraggiuntagli, perso tutti i denti li quali ad uno ad uno andavano cadendo, allorché si vide senza alcun dente, disse: Oh, adesso sì che non ho più bisogno di Santa Apollonia!

Caso strano! Nel proferire queste parole di sì poco rispetto, fu il miserabile assalito da un sì fiero dolore a tutte le gengive che urlando e spasimando come una bestia per tutta la notte seguente, fu consigliato a dimandare perdono del suo ardimento a Santa Apollonia, e a raccomandare di cuore alla sua potente e pietosissima intercessione. Il che avendo eseguito con intima compunzione e viva fede, si ritrovò istantaneamente libero”.

Le preghiere di intercessione con le quali ci si rivolgeva alla santa erano ben impresse nella devozione popolare: ne riportiamo una fra le più utilizzate, in latino perché tale era la lingua della Chiesa:

“Virgo et egregia

Pro nobis sancta Apollonia

funde preces ad Domunum

ne propter multitudinem criminum

vexame doloris dentium

nobis sit sempre perpetuum

Amen”.

È della fine dell’Ottocento, ma tuttora in uso, un’altra preghiera che il popolo che non poteva permettersi cure odontoiatriche recitava nella speranza di una guarigione:

“O gloriosa Santa Apollonia, per quell’acutissimo dolore che voi soffriste quando, per ordine del tiranno, vi furono strappati i denti che tanto aggiungevano di decoro al vostro angelico volto, otteneteci dal Signore la grazia di essere sempre liberati da ogni molestia relativa a questo senso, o per lo meno soffrirla costantemente con imperturbabile rassegnazione. E per quello inaudito coraggio con cui al primo impulso dello spirito santo, vi slanciaste spontaneamente in mezzo al fuoco, senza che i carnefici vi trascinassero dentro, otteneteci dal Signore la grazia di secondare prontamente le divine ispirazioni e di sostenere, non solo con rassegnazione, ma ancora con allegria tutte le croci che egli si degnerà di inviarci”.

Fig. 3 Immaginetta devozionale con l’effigie di S. Apollonia.
Fig. 3 Immaginetta devozionale con l’effigie di S. Apollonia.

Da un punto di vista iconografico, sia pittorico che in scultura, Apollonia viene rappresentata come una giovane fanciulla (in contrasto con le note agiografiche che la vogliono donna in età già matura) che tiene nella mano destra una tenaglia e nella mano sinistra la palma, simbolo del martirio. La pinza da estrazione è rappresentata in modo molto diverso, a seconda dell’artista che ha raffigurato la santa in ogni epoca. È pertanto interessante vedere la diversità di effigie e di rappresentazione della tenaglia a seconda delle epoche.

Nei dipinti e nelle immagini del XIII e XIV secolo santa Apollonia tiene in mano tenaglie, simili a forcipi, di grandi dimensioni, le cui estremità racchiudono un dente, generalmente un molare.

A partire dal Cinquecento e fino a tutto l’Ottocento, la raffigurazione della protettrice dei dentisti documentò anche l’evoluzione della pinza: questa venne effigiata con manici sempre più corti; le valve non sempre stringevano il dente fra i morsi, mentre in un dipinto di Andrea Del Sarto (XVI secolo), conservato a Roma al museo Borghese, Apollonia tiene nella mano destra una rozza pinza i cu i morsi serrano addirittura una mandibola.

Di notevole rilevanza sono anche vari libri di preghiere di epoche differenti, dove si rilevano miniature anche qui con varie raffigurazioni della santa, sempre con tenaglie in mano di varie forme e dimensioni.

Interessanti sono anche gli ex libris, diventati ormai un vero e proprio settore di collezionismo: anche qui notiamo Apollonia effigiata secondo i canoni classici, generalmente dall’iconografia tradizionale. Non è raro, ancora al giorno d’oggi, vedere in qualche studio dentistico una stampa, una litografia, un ritratto della Santa, posto certamente a protezione dell’attività svolta.

A Viganò Brianza, paese in provincia di Lecco dove la santa è patrona, si usa, per festeggiare la ricorrenza, distribuire dei dolci in forma di raviolo denominati appunto “ravioli di santa Apollonia”.

Diverse associazioni odontoiatriche, sia sindacali che private, ancora al giorno d’oggi celebrano, il 9 di febbraio, la memoria della loro protettrice.

Bibliografia

  • Aulizio F., Il culto di S. Apollonnia in Bologna, in Romagna Medica, XIII, 1, 1961
  • Casotti L., Santa Apollonia nella storia e nelle preghiere, in “La Cultura Stomatologica”, n. 4, 1929
  • Dechaume M, Houard P, Storia illustrata dell’Arte Dentaria, Milano, 1988
  • De Vecchis B, Dentisti, Artisti, Pazienti, Torino, 1929
  • Micheloni P, Storia dell’Odontoiatria, Padova, 1976
  • Piperno A., La leggenda di Santa Apollonia, in La Stomatologia, 12, 1924
  • Poletti G.B., Il martirio di Santa Apollonia, in Archivium Chirugia Oris, 2, 1934
  • Spina P, Santa Apollonia nella leggenda e nella dentistica, in “La cultura stomatologica”, 6, 1930
  • Zampetti P., Storia dell’Odontoiatria, Roma, 2009