Le nuove “pagelle fiscali” del contribuente: gli indicatori sintetici di affidabilità

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L’anno 2018 passerà alla storia come l’inizio di una nuova era: finalmente, in virtù di un rapporto fisco-contribuente maturo e non più improntato su logiche da “guardie e ladri”, verranno cestinati gli studi di settore, strumento che per molti odontoiatri ha rappresentato nel corso degli anni un vero e proprio “incubo di mezza estate” (dovendo essere compilato nei mesi di maggio e giugno).
Purtroppo però il Fisco non ho perso la buona (?) abitudine di valutare con sistemi ricostruttivo-sintetici la bontà dei contribuenti e la loro “fedeltà fiscale” e pertanto, che cosa inventa? Le nuove “pagelle fiscali”, oggi ribattezzate col nome di indicatori sintetici di affidabilità fiscale, dovrebbero avere la funzione di valutare il livello di compliance (conformità) alle norme fiscali di tutti i professionisti e imprenditori.
Analizziamone ora il funzionamento, i benefici e le possibili criticità, pur non essendo ancora in una fase di piena definitività dello strumento.

Che cosa sono gli ISA?

Gli indicatori sintetici di affidabilità nascono essenzialmente per favorire l’adempimento spontaneo dei contribuenti alle pretese del Fisco. Lo scopo è quindi cercare di far emergere in modo volontario redditi non dichiarati facendo leva di fatto sulla coscienza dei contribuenti.

Questi indici verranno poi anche utilizzati dall’Agenzia delle entrate e dalla Guardia di Finanza per definire le specifiche strategie di controllo basate su analisi del rischio di evasione, dove sicuramente verrà tenuto in considerazione il livello di affidabilità fiscale di ciascun contribuente. Tale livello sarà ottenuto dalla combinazione di indicatori (suddivisi in “indicatori elementari” e “indicatori di anomalia” creati sulla base di una metodologia statistica-economica a detta del Fisco innovativa) e di altre informazioni presenti nell’anagrafe tributaria.

L’effetto logico, sempre che la logica sia propria del mondo fiscale, sarà che i contribuenti giudicati meno virtuosi saranno probabilmente più oggetto di attività di monitoraggio e controllo da parte del Fisco. Lo strumento comunque non dovrebbe avere quella valenza di meccanismo di accertamento automatico, come, pur erroneamente, è accaduto nel corso degli anni per gli studi di settore.

Come detto gli ISA dovrebbero rappresentare una pagella fiscale del contribuente nell’ottica di migliorare il rapporto con l’amministrazione finanziaria, introducendo anche vari livelli di regimi premiali.

Tempi di applicazione
Gli indicatori di compliance dovrebbero sostituire nell’arco di due o tre annualità interamente gli studi di settore.

La prima fase, che non dovrebbe riguardare a quanto ci consta gli odontoiatri, avverrà entro la fine del 2017 attraverso l’approvazione per almeno 70 categorie di contribuenti di questi indicatori che dovrebbero quindi fare il loro debutto nella dichiarazione dei redditi da redigersi nell’estate 2018.

Nell’arco poi del prossimo anno, dovrebbero essere approvati gli indicatori sintetici per tutti gli altri settori.

Nel periodo transitorio, che come detto potrebbe interessare la categoria odontoiatrica, dovrebbero permanere in vita gli studi di settore anche se ormai risultano essere uno strumento abbastanza obsoleto e superato.

Come funzionano?
Pur essendo ancora in piena fase di work in progress, sembra che con i nuovi modelli non ci sarà più una stima di ricavi o compensi con riferimento ad un solo anno ma l’analisi sarà più completa, andando ad abbracciare un arco temporale di circa otto anni in modo da poter permettere all’amministrazione finanziaria di valutare la performance del contribuente anche in virtù dell’andamento del ciclo economico del suo settore di appartenenza.
Come detto, gli ISA risulteranno essere la combinazione di due tipologie di indici.

I primi, i cosiddetti “indici elementari”, dovrebbero analizzare essenzialmente la struttura economica dell’attività dell’odontoiatra, ragionando, oltre che sui ricavi (il totale delle parcelle emesse per intenderci), anche ad esempio sul valore aggiunto per addetto (una sorta di indicatore di “produttività” del personale) e sul suo reddito (ricavi meno costi), sulla coerenza della gestione professionale e sulla affidabilità dei dati dichiarati. Questa valutazione dovrebbe poi essere combinata con i risultati di eventuali verifiche fiscali e accessi brevi dell’amministrazione finanziaria, con le informazioni presenti in anagrafe tributaria, presso le Agenzie fiscali, presso l’osservatorio del mercato immobiliare, presso l’Inps, presso il registro automobilistico, il tutto per ottenere quindi un “voto di condotta” il più completo possibile.

I secondi indici che comporranno la pagella saranno i cosiddetti “indici elementari di anomalia” che andranno ad evidenziare situazioni di incongruenza o discordanza dal punto di vista contabile e gestionale, eventualmente rafforzati da informazioni presenti su banche dati dell’amministrazione finanziaria.

La media di questi due indicatori determinerà il voto finale che andrà da 1 a 10. La valutazione, in un’ottica di trasparenza e scambio di informazioni tra il contribuente e Fisco, sarà resa disponibile per i contribuenti attraverso un report che, da quello che emerge, dovrebbe essere particolarmente articolato e dettagliato. Oltre infatti ad una fotografia dei principali settori economici, si dovrebbero trovare informazioni relative alle analisi di benchmark (confronto) da vari soggetti valutati con gli indicatori di affidabilità. Vi dovrebbe poi essere un’analisi specifica di affidabilità sul settore economico di appartenenza del contribuente per terminare poi con un report di affidabilità personale che dovrebbe riportare in forma grafica la combinazione degli indicatori appena analizzati.

I contribuenti definiti “bravi in condotta” dovrebbero poter godere di significative agevolazioni tributarie che verrebbero modulate in virtù della valutazione. Ad oggi però siamo in attesa dei provvedimenti legislativi che definiscano il perimetro di questi benefici.
Ulteriore notizia positiva consiste nell’aggiornamento dei vari indicatori che dovrebbe avvenire ogni due anni dalla loro prima pubblicazione: lo strumento quindi dovrebbe (il condizionale è d’obbligo!) essere più aggiornato e fotografare meglio la situazione dei contribuenti in virtù delle mutate condizioni di mercato.

Gli indicatori di compliance non dovrebbero poi essere applicati per quei contribuenti che si trovano in condizioni di svolgimento della propria attività anormali, come ad esempio nel primo anno di apertura dello studio o dell’anno della sua chiusura. Non è ancora chiaro se queste situazioni particolari saranno codificate in modo puntuale oppure se sarà lasciata libertà al contribuente di spiegare la propria situazione particolare.

Dalle informazioni ad oggi pervenute sembrerebbe poi possibile procedere con l’adeguamento volontario, dichiarando, ai fini delle imposte, redditi maggiori rispetto a quelli determinati con le scritture contabili, con la finalità di prendere un “bel voto” e quindi, teoricamente, stare più tranquilli. L’adeguamento poi, esattamente come accade oggi con gli studi di settore, non dovrebbe comportare sanzioni né interessi (e ci mancherebbe!).

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I benefici premiali
Come detto un pilastro fondamentale dei nuovi indicatori di affidabilità fiscale sarà il regime premiale ipoteticamente più ampio rispetto a quello degli studi di settore. Dalle prime simulazioni effettuate sembrerebbe infatti che per effetto della valutazione estesa anche sugli anni passati, la platea dei soggetti che fruirebbe di questi incentivi dovrebbe essere maggiore anche se non tutti potrebbero avere gli stessi vantaggi (come accade oggi invece con gli studi di settore).

In relazione alle diverse votazioni, ottenute anche attraverso l’adeguamento spontaneo, dovrebbero essere riconosciuti i seguenti benefici:

  • Maggiore libertà e minori vincoli per la compensazione di crediti di imposta inferiori a 20.000 € annui (problema che riguarda raramente gli odontoiatri);
  • Esclusione dagli accertamenti basati su presunzioni semplici, anche detti accertamenti analitico-induttivi (non analitici per intenderci);
  • Riduzione di almeno un anno dei periodi in cui l’odontoiatra può essere oggetto di controlli fiscali;
  • Esclusione da controlli fiscali basati sul “redditometro”, strumento che negli ultimi anni è stato poco utilizzato e che dovrebbe determinare il reddito da dichiarare in base al tenore di vita del contribuente, a condizione che il reddito dichiarato non sia inferiore per più di un terzo di quello determinato con il “redditometro”.

Sanzioni
In caso di omessa compilazione degli indicatori di affidabilità fiscale o di comunicazioni inesatte o incomplete, si applicherà una sanzione amministrativa che dovrebbe oscillare tra i 250 € e i 2000 €.

In base all’attuale impostazione della norma sembrerebbe comunque necessaria, prima dell’irrogazione delle sanzioni, una comunicazione da parte dell’Agenzia delle entrate al contribuente invitandolo a eseguire la comunicazione dei dati o a correggere spontaneamente gli errori commessi.

Nel caso in cui il contribuente continui con la sua condotta negativa, previo contraddittorio obbligatorio, l’Agenzia delle entrate potrà procedere con l’accertamento fiscale.

Conclusioni
Tenendo in considerazione che per rendere pienamente funzionanti gli studi di settore ci sono voluti più di 10 anni, ad oggi ci sono troppe poche informazioni per poter esprimere un giudizio di merito sulla bontà o meno di questa nuova invenzione del Fisco.

Certamente è da vedere di buon occhio la volontà dell’amministrazione finanziaria di considerare la posizione del contribuente non solo in base ad aspetti economici o a indicatori sintetici ma anche valutando il comportamento fiscale tenuto nel corso di un arco di anni significativo.

Bisognerà poi anche vedere all’atto pratico quali saranno i benefici concreti che i contribuenti virtuosi otterranno da questa nuova impostazione.

Sicuramente, almeno nelle intenzioni, si denota una evoluzione da parte dell’Amministrazione in un’ottica meno repressiva e più collaborativa che non può che far ben sperare per un rapporto fisco-contribuente più maturo e moderno. Rimane però sempre un po’ di perplessità per il meccanismo perverso secondo cui chi avrà una pagella bassa potrà alzare i propri voti pagando, al fine di stare più tranquillo, seppur mosso da motivazioni molto differenti che vanno dalla paura immotivata alla volontà di nascondere le proprie irregolarità.

“Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova”.
Giuseppe Giacosa