La pianificazione fiscale di fine anno: consigli operativi prima che i giochi siano fatti

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Per gli odontoiatri che svolgono l’attività con la P. IVA individuale o con forma associata, novembre e dicembre dovrebbero essere i mesi conclusivi del lungo e articolato lavoro di pianificazione e programmazione fiscale condotta nel corso dell’anno. Purtroppo però questo non sempre accade e spesso incontriamo professionisti che, pur dedicando grande attenzione alla parte clinica e a quella gestionale del proprio studio, tralasciano gli aspetti fiscali, dimenticandosi che nei prossimi mesi estivi (periodo in cui solitamente si pagano le imposte) i “giochi” saranno ormai fatti.

Ecco quindi che, sul finire d’anno, anche per i meno avvezzi a questi argomenti può essere utile fare alcune considerazioni per poter incidere in modo positivo sulla fiscalità dell’anno in chiusura i cui effetti si vedranno nell’anno successivo. Il presupposto però per massimizzare questa attività è, a nostro parere, una strettissima collaborazione con il proprio commercialista onde poter prevedere in anticipo non solo i pagamenti fiscali dei successivi mesi di giugno e luglio, ma soprattutto per definire le strategie con cui, nel pieno rispetto delle norme, risparmiare lecitamente sulle imposte.

Considerando poi che il peso del Fisco oscilla intorno al 40-45% dell’utile professionale (e non ci sono riduzioni all’orizzonte) a cui bisogna anche aggiungere la contribuzione ENPAM (anch’essa in fase di inesorabile aumento), è evidente che anticipare una determinata spesa entro fine dicembre può avere degli effetti positivi in termini di risparmio di imposta, in alcuni casi addirittura superiori al 100% della spesa stessa per effetto della combinazione del “diabolico meccanismo” degli acconti di imposta e dei contributi previdenziali.

Inoltre, l’importanza di affrontare la pianificazione fiscale nei mesi autunnali è legata anche a un secondo fattore. Spesso infatti ci si dimentica che alla fine del mese di novembre (il 2 dicembre quest’anno) si deve corrispondere il secondo acconto di imposta che, sommato con la quota B della contribuzione ENPAM, spesso può mettere in crisi finanziaria il professionista. Capita sovente infatti di incontrare odontoiatri che, a causa di una non ottimale pianificazione fiscale, si ritrovano a fine dell’anno quasi senza liquidità e, di conseguenza, con l’impossibilità di affrontare entro dicembre spese che gli permetterebbero, tra l’altro, di ridurre lecitamente il proprio reddito fiscale. Non tutti però sanno che il metodo di conteggio degli acconti di imposta prevede un’opzione “salvagente”: come meglio andremo a vedere nel prosieguo di questo articolo, questa permette di ridurre il pagamento di novembre.

È indubbio che tutta questa attività, se svolta all’ultimo, produce effetti positivi abbastanza limitati: una corretta pianificazione fiscale, a parere di chi scrive, dovrebbe essere svolta ogni tre mesi, richiedendo al commercialista bilanci trimestrali infrannuali, in modo da poter analizzare con un arco temporale più ridotto l’andamento della propria attività e sfruttare le varie opportunità che il fisco offre ai contribuenti (a volte considerevoli).

Un’ulteriore precisazione prima di entrare nel cuore del problema: tutte le considerazioni che faremo nel corso dell’articolo valgono per i professionisti che applicano il criterio di cassa. Ci riferiremo pertanto ai professionisti individuali (che svolgono attività con la propria partita Iva) e alle associazioni professionali o studi associati. Quanto diremo non vale invece per le cliniche odontoiatriche strutturate in forma di S.r.l., STP. a r.l., S.p.A o di società di persone, dato che per questi soggetti non viene applicato il criterio di cassa (tassazione della differenza tra incassi e pagamenti) bensì il criterio della competenza economica (tassazione sull’eseguito o sulla produzione). Per queste realtà, alla luce anche delle versioni a oggi non definitive della manovra fiscale 2020, il fine d’anno potrebbe comunque rappresentare una data spartiacque per eventuali investimenti in beni strumentali super o iper-ammortizzabili (ormai molto comuni). Dai rumor fiscali queste misure dovrebbero essere rinnovate per il 2020, ma non vi è ancora certezza sulla quantificazione dell’incentivo in termini concreti. Sarebbe quindi opportuno, per quelle strutture odontoiatriche che hanno intenzione di effettuare investimenti nei prossimi mesi, ragionare sull’anticiparli entro la fine dell’anno. Oltretutto, questi soggetti potrebbero anche non concludere l’investimento entro il 31.12.2019 (con relativo esborso). Il super e iperammortamento permette infatti di “prenotare” l’agevolazione che verrà fruita poi nell’anno di entrata in funzione del bene (per ipotesi nel 2020): l’importante è procedere entro fine dicembre con il pagamento parziale dell’ordine, sostenendo acconti pari almeno al 20%. Anche se la consegna e la relativa messa in funzione avvenisse nei 2020 (entro il 30.6.2020 per fruire del superammortamento al 130% o entro il 31.12.2020 per sfruttare l’iperammortamento al 270%, previo rispetto di specifici requisiti), l’investimento risulterebbe comunque agevolato.

Quindi, in pillole…

1.Attenzione agli incassi effettivi

Per quanto sembri paradossale, capita spesso che l’odontoiatra commetta degli errori in piena buonafede che anticipano la tassazione di quasi un anno e mezzo! Infatti, partendo dall’assunto che il professionista è tassato sulle fatture incassate (al netto ovviamente delle relative spese inerenti), bisogna prestare attenzione quando ci si avvale del regime della cosiddetta “contabilità semplificata”. A differenza della “contabilità ordinaria”, questo regime contabile (standard per i professionisti) non prevede la compilazione della prima nota, documento in cui vengono inserite le entrate e le uscite con le relative modalità di incasso e di pagamento. Nel caso quindi di fatture emesse entro la fine dell’anno e non incassate contestualmente, ma per cui il cliente rinvia il pagamento ai mesi di gennaio o febbraio, sarà necessario comunicare al proprio commercialista che quei determinati incassi non sono avvenuti nell’anno in chiusura. Senza questa precisazione, infatti, tali fatture saranno considerate come incassate e formeranno reddito su cui andare a pagare imposte nel successivo mese di giugno. L’effetto sarà poi particolarmente pesante perché questa mancanza di comunicazione produrrà conseguenze anche aumentando gli acconti da versare nell’anno successivo e la contribuzione ENPAM.

Ovviamente la stessa considerazione deve essere effettuata sui pagamenti dei fornitori: non basta farsi anticipare la fatturazione entro la fine dell’anno, è necessario anche procedere con il pagamento non avvalendosi di piani di rateazione che “sforano” in quello successivo.

Un secondo aspetto riguarda le possibili politiche commerciali che vediamo spesso applicate negli studi. Non è infatti raro il caso in cui, con lo scadere dell’anno fiscale, vi siano pazienti che, per poter detrarre la spesa anticipatamente, chiedano di poter pagare un congruo anticipo sulle prestazioni che verranno eseguite nell’anno successivo, a fronte del quale richiedono però anche un ulteriore sconto. Premesso che la gestione degli sconti sui pagamenti anticipati va valutata caso per caso e in linea teorica può essere un’ottima modalità di gestione finanziaria, bisogna però tenere in considerazione che anticipare un incasso entro la fine dell’anno (con annesso sconto) comporta poi incrementare le imposte l’anno successivo, aumentando sia versamento di giugno/luglio sia quello di novembre.

Siamo proprio sicuri che aver applicato uno “sconto cassa” del 5% a un paziente che ha dato un acconto nel mese di dicembre abbia alla lunga prodotto un risultato positivo? Ovviamente questo ragionamento non si applicherebbe a chi esercita l’attività avvalendosi di società di capitali (S.r.l., STP a r.l., S.p.A. ecc.) ma, come detto in premessa, ci stiamo concentrando su professionisti individuali o con studi associati: motivo in più per ragionare sull’adozione di questi “nuovi” modelli di gestione dello studio.

2.La gestione degli acconti di imposta

Come anticipavamo nella premessa, non tutti sanno che vi sono due modalità del conteggio degli acconti. Il metodo “base”, che semplifica molto i conteggi e riduce al minimo i rischi di errore, è il cosiddetto “metodo storico”. Gli acconti vengono determinati sulla base delle imposte dell’anno precedente: il primo acconto sarà uguale al 40% del debito di imposta del passato esercizio fiscale, mentre il secondo acconto sarà pari al 60%. Forse nel 2020 vi sarà una modifica, allineando entrambi gli acconti a un valore del 50% del debito di imposta del precedente anno fiscale, ma alla data di redazione del presente approfondimento nulla è ancora definito.

Vi è però una seconda modalità di conteggio che può essere utilizzata in situazioni di oscillazioni del reddito: il cosiddetto “metodo previsionale”. Gli acconti vengono versati applicando sempre percentuali del 40% e del 60% (o 50% e 50% se vi sarà la modifica normativa) ma sul debito che si prevede avere nell’anno in corso e non, invece, sul dato storico dell’anno precedente. Questo permette in anni in cui il reddito è in fase di diminuzione, per motivi di contingenza economica oppure per effetto di grossi investimenti/adozioni di modelli evoluti di gestione dello studio dentistico, di diminuire l’esborso nel mese di novembre in modo da non entrare in crisi di liquidità. Il “risparmiato” potrà infatti essere utilizzato per effettuare entro la fine dell’anno eventuali spese o investimenti, come vedremo nei punti successivi.

L’unico aspetto negativo consiste nel fatto che se si dovesse sbagliare la previsione del reddito, e questo risultasse a fine anno più elevato rispetto a quanto preventivato, in sede di saldo nei mesi di giugno/luglio si dovrà andare a corrispondere quanto non versato più una mora ridotta di circa il 4%. È evidente però che l’effetto sulla riduzione delle imposte delle spese effettuate entro l’anno con la liquidità ottenuta dalla riduzione del secondo acconto sarà di gran lunga superiore della piccola percentuale da pagare per sanare eventualmente la posizione in caso di previsioni non corrette. In questo caso, il gioco vale la candela!

3.I costi dello studio e la loro utilità fiscale

Il fulcro della pianificazione fiscale è essenzialmente la gestione delle spese. Capita spesso infatti di sentire odontoiatri che, ignari dei possibili importanti vantaggi che anticipare una spesa avrebbero potuto portargli, nei mesi estivi rimpiangono di non aver effettuato una corretta programmazione fiscale. A prescindere dalla generalità dei costi che, com’è ormai noto, se pagati entro l’anno sono deducibili dal reddito imponibile in virtù del criterio di cassa, è opportuno fare alcune considerazioni. Innanzitutto, non è sempre chiaro che “fare magazzino” di impianti, di “monouso” e di materiale odontoiatrico “consumabile” non abbia impatti fiscali negativi per i professionisti. Infatti, nel caso di acquisti consistenti effettuati alla fine anno, per i quali molto spesso i fornitori applicano importanti sconti per raggiungere i loro budget interni, tali spese saranno pienamente scaricabili nell’anno in cui sono effettuate.

Il valore economico del magazzino di fine anno, a differenza di quanto accade nelle cliniche odontoiatriche in forma di società di capitali o di persone, non verrà sommato al reddito prodotto dal professionista. É quindi evidente che una tempestiva pianificazione fiscale possa permettere al professionista di scegliere in modo consapevole di anticipare determinati acquisti che avrebbe sicuramente effettuato potenzialmente nei primi mesi dell’anno successivo.

Il beneficio, come potete immaginare, è notevole: riduzione delle imposte e dei contributi ENPAM in abbinamento a scontistica elevata.

Un altro possibile spunto operativo che porta anche benefici in ambito fiscale consiste nel pagamento di acconti all’odontotecnico (se quest’ultimo adotta la “contabilità ordinaria”). Soprattutto per i professionisti che fanno uso di laboratori con una certa continuità, al fine anche di programmare in modo efficiente i flussi di lavoro, può essere buona prassi “prenotarli”, pagando loro un acconto sui futuri lavori che svolgeranno nei primi mesi dell’anno successivo (incentivandoli per altro a lavorare al meglio nell’anno successivo). L’anticipazione di queste spese sarà deducibile dall’odontoiatra nell’anno in chiusura e non formerà reddito per l’odontotecnico se non nell’anno in cui svolgerà materialmente il lavoro (a condizione, come detto, che sia in “contabilità ordinaria” e non in quella “semplificata”).

Un’ulteriore variabile da tenere in considerazione nell’ottica di una corretta programmazione fiscale è l’acquisto di beni strumentali. Questi sono definiti come quei beni che hanno una funzione appunto “strumentale” allo svolgimento dell’attività odontoiatrica. In questa categoria non rientrano solo la poltrona e il riunito, il panoramico, la tac, il microscopio, lo scanner e l’autoclave ma anche beni di modico valore. Si pensi, ad esempio, allo strumentario piuttosto che ai micromotori per la chirurgia. La particolarità di questi costi consiste nel fatto che, eccezionalmente rispetto al criterio di cassa, potranno essere ammortizzati (ovvero ”scaricati”) anche se non vengono pagati entro l’anno in chiusura.

L’ammortamento è il processo con cui questi costi vengono ripartiti in un numero di anni pari alla vita utile del bene stesso.

Premesso che il legislatore fiscale ha definito in modo puntuale la vita utile minima dei vari beni strumentali anche per il settore odontoiatrico, non bisogna dimenticarsi che per i beni con valore unitario (che deve essere indicato in fattura) inferiore a 516 € Iva inclusa, l’ammortamento (ossia la loro “spesabilità”) potrà avvenire interamente nell’anno di acquisto.

Nell’ottica di queste valutazioni è opportuno anche ricordare che l’anno 2019 prevede ancora il superammortamento per i professionisti che esercitano in forma individuale o associata (non l’iperammortamento perché è riservato a società di capitali o persone).

Nel caso di beni strumentali acquistati entro la fine dell’anno, questi verranno dedotti al 130% (anziché al 100%) secondo il criterio di ammortamento appena descritto. Questo significa che nel caso, per esempio, di un bene acquistato per 20.000 €, si potrà scaricare secondo il processo di ammortamento un costo di 26.000 €.

Da ultimo, parlando di beni strumentali, è opportuno ricordare che vi sono alcune forme di pagamento più vantaggioso di altre. È il caso infatti dei cosiddetti contratti di leasing. In particolare, il leasing finanziario permetterà di accelerare il processo di ammortamento dimezzando il numero di anni in cui il costo del bene può essere scaricato.

Il tutto, anche per il 2019 e solo per il leasing finanziario, potrà essere cumulato con l’agevolazione fiscale del superammortamento.

Questa norma agevolativa, come anticipato, dovrebbe essere oggetto di proroga al 2020 ma, com’è lecito attendersi, la lieta novella potrebbe arrivare allo scadere dell’anno: meglio quindi non rischiare!

4.Le spese previdenziali e i loro benefici sulle imposte

Trattando il tema della pianificazione fiscale non bisogna poi dimenticarsi di altre due categorie di spese che il professionista può affrontare con effetti fiscali particolarmente positivi. Parliamo infatti di quelle spese personali che investono la sfera previdenziale e ci riferiamo nello specifico al versamento del contributo al fondo pensione integrativo e al fondo ENPAM. Il primo, nel limite di 5.164 €, sarà interamente scaricabile nell’anno di pagamento alla stregua di qualsiasi altro costo per l’attività odontoiatrica. Relativamente all’ENPAM invece, detto che i conteggi sono effettuati direttamente dall’Ente previdenziale, sarebbe totalmente controproducente avvalersi di una rateizzazione che lasci una parte del versamento da effettuarsi nell’anno successivo.

Quanto non verrà versato entro la fine di dicembre non potrà essere dedotto nel 2019 con un duplice effetto negativo sia sul saldo 2019 che sugli acconti d’imposta 2020.

Rimanendo sul tema, un altro punto da analizzare può riguardare il versamento per riscattare gli anni di laurea ai fini contributivi.

Detto che il conteggio di quanto dovuto viene effettuato nuovamente dall’ENPAM, tenendo conto che quanto versato nell’anno è interamente deducibile, un confronto con il proprio commercialista permetterà di effettuare i calcoli di convenienza per comprendere i positivi effetti fiscali e pensionistici di quanto si va a versare.

Conclusioni

Come visto, un odontoiatra attento che non vuole avere sorprese in termini fiscali non può prescindere dall’interfacciarsi con il proprio commercialista per effettuare una corretta programmazione fiscale, attività particolarmente proficua se condotta durante tutto l’anno fiscale. Anziché interrogarsi su quale sarà il voto ai prossimi ISA, strumento acerbo con mille criticità e che avrà la sola funzione di indizio di evasione (e non di prova!), a nostro giudizio gli ultimi mesi dell’anno dovrebbero essere impiegati per ridurre il più possibile l’impatto fiscale, nel pieno rispetto delle norme.

Ne va della soddisfazione del professionista e, in alcuni casi, della sua stessa sopravvivenza!