Il futuro dello studio odontoiatrico è oggi

studio odontoiatrico

Il professionista che ha sempre agito alla ricerca della qualità, spesso a discapito della redditività, mai si era sognato che un giorno il settore odontoiatrico potesse diventare una asset class di investimento in piena regola, cosa che è avvenuta anche grazie all’eccesso di liquidità in circolazione sul mercato finanziario mondiale, in concomitanza con i bassi tassi di interesse.

L’investitore classico, che per primo si era interessato del mercato odontoiatrico e che non ha forse ancora smesso di cercare un certo tipo di rendimento, sembra ora voler cambiare trend.

Il perché questo avvenga è quasi chiaro, ma qui non ci interessa approfondirlo perché dovremmo dedicarci interamente a questa disamina, quando invece diventa per noi interessante scoprire quali sono i nuovi assets che tentano di cambiare nuovamente il mondo odontoiatrico, da sempre saldamente radicato sulla libera professione.

Dobbiamo imparare a scrutare l’orizzonte per vedere i nuovi modelli che già si stagliano tra i due attuali poli: lo studio odontoiatrico classico, monoprofessionale o associato che sia, piuttosto che in qualsiasi altra forma gestionale decisa dal libero professionista (Stp inclusa), rispetto alle cliniche gestite invece dal capitale in forma prettamente societaria.

In questo novello far west, rispunta un virgulto del nuovo modo di essere network, diverso quindi da quanto già a noi noto e che sarebbe bene si sviluppasse su base spontanea, perché sarebbe la vera soluzione ideale per non lasciare ulteriori spazi a network sicuramente a “capital intensive” che si stanno già districando tra business plan, proponenti per l’arrangement del deal strategico e non, per prevedere una fase di “fund raising” o l’utilizzo di strumenti di capital market al fine di finanziare lo start up.

Non temete, ho usato questi astrusi termini in inglese con il solo scopo di provocare nel lettore un’esasperazione da ingrandimento con tanto di stereomicroscopio a scansione, per fargli vedere come il capitale, che parla sempre più spesso inglese, non sia rimasto fermo alle società sulle quali invece è arenato tutto il resto del dentale italiano, azzuffandosi come i polli di manzoniana memoria.

Ora, visto che non amo particolarmente il mercato globalizzato, potrei anche far finta che la globalizzazione non sia mai nata, ma sarei poco credibile, sarei sicuramente antistorico e combatterei solo una guerra di retroguardia che mi condurrebbe di nuovo a Roncisvalle.

Possiamo allora far finta di credere che, come in un recente passato fatto solo di libera professione che curava i pazienti con scienza e coscienza, oggi non esista uno spazio fatto di commerciale e di business nell’ottemperare i benefici di un’offerta strutturata in modo imprenditoriale con tutti i vantaggi di un’economia di scala dei costi, di un’offerta promossa col marketing sponsorizzato ed il tutto supportato da finanza al dettaglio? Può non piacermi, ma non è così. ●