Il contributo all’odontoiatria di un medico persiano medioevale

Abu Bakr Muhammad ibn Zakariya al-Razi, nome successivamente latinizzato in Rhazes, fu senza dubbio uno dei più illustri esponenti della Scuola Medica Araba medioevale, meno noto di Avicenna e di Albucasis, ma sicuramente di uguale valore.
Nato nella città di Ray, nell’antica Persia, nei pressi di Teheran, nell’854 d. C. circa, ivi morì nel 925.
Rhazes fu inizialmente direttore dell’ospedale di Ray, ma ben presto si trasferì a Baghdad, dove gli fu conferito l’incarico della direzione dell’ospedale Muqtadari, dove esercitò gran parte della sua professione.
Personalità estremamente eclettica, fu musicista, filosofo e medico. Tuttora viene considerato come uno dei più grandi alchimisti di tutti i tempi; si ritiene che fu il primo a preparare l’acido solforico e ad utilizzare l’alcool in medicina.
Fu autore assai prolifico, gli sono attribuiti ben 184 libri, la grande maggioranza dei quali andarono perduti. Fra quelli a noi giunti, di particolare importanza è il Kitab al Mansur, meglio conosciuto come Liber Almansoris; in esso si occupò, fra l’altro, di odontoiatria e di igiene orale, fornendo precetti validissimi pur nella loro semplicità.
Affermò che il dolore del dente deve essere trattato in relazione alla causa che lo determina, la quale può essere di tipo generico o specifico. Se la causa è “primitiva”, cioè senza alcun evento scatenante, la terapia deve essere a base di decotti o di lozioni a base di salvia, rosmarino, rose, noce moscata. Se invece il dolore proviene dal contatto con cibi freddi o dal bere, bisogna somministrare zenzero, pepe bollito con acquavite, acqua di salvia e maggiorana.
Se il dolore è di provenienza radicolare, bisogna utilizzare giusquiamo, zenzero, cannella, oppio, piretro, polverizzare il tutto ed ottenere un unguento molle.
Nei denti cariati bisognerebbe usare il cauterio o l’arsenico, per eliminare la vitalità pulpare.
Prima delle avulsioni consigliò di utilizzare medicinali corrosivi e di procedere al taglio circolare della gengiva per svellere il dente, quindi di estrarlo con le dita o con tenaglie apposite.
Contro il foetor oris effettuò una fondamentale distinzione: se il dente è putrefatto occorre toglierlo, se lo sono le gengive bisogna utilizzare decotti a base di noce moscata e di rose cotte; se invece l’alito cattivo è di provenienza gastrica, dovuto per lo più ad abitudini alimentari scorrette, bisognerebbe utilizzare un composto a base di chiodi di garofano, cinnamomo, corteccia di limone, noce moscata, spinacardo; il tutto lasciato in infusione.
Rhazes scrisse anche il Practica Puerorum, prima monografia conosciuta dedicata esclusivamente alle malattie dell’infanzia: si parla, nel capitolo XIII di malattie dei denti.
“Quando i denti nascono presto la loro eruzione è più facile e meno dolorosa, però i denti saranno più deboli; invece quando la loro comparsa sarà tardiva, vi sarà forte dolore ma i denti saranno più robusti e duri; e se la loro nascita avverrà in primavera nascono rapidamente e senza dolore, invece se capiterà d’inverno avverrà il contrario, però le gengive non si gonfieranno: e se avverrà in estate i bambini avranno poco fastidio, ma capiteranno in questo periodo spessissimo ascessi nelle mascelle e nelle gengive, tumefazioni ghiandolari e pruriti alle orecchie”.
I rimedi consigliati sono i soliti, già detti dagli antichi o da altri autori medioevali: “Nel caso si gonfi, la gengiva si cura stropicciandola un po’ con il dito e poi con olio o grasso di gallina o cervello di lepre o con latte di cagna; e poni sopra il capo del bambino acqua in cui sia stato fatto un decotto di camomilla e dell’aneto e sopra le sue mandibole applica impiastri risolventi”.
Ampio spazio viene dedicato alla trattazione ed alla cure della afte, dove è riconosciuta come concausa una alimentazione scorretta: “Le vesciche che vengono nelle bocche dei fanciulli della prima infanzia dipendono talvolta dalla alterazione del latte oppure dalla sua acrimonia, e questa affezione vescicolare potrà essere molto acuta o poco. Il sintomo di quella acuta è l’arrossamento e l’intensità del dolore e la salivazione, mentre quello della forma leggera è che le vesciche sono piuttosto chiare e poco dolorose mentre l’umore che scola nella bocca diviene abbondante. La cura delle vescichette acute è di correggere il latte della nutrice con un cibo freddo ed umido. Quindi masticare un po’ di lenticchie da parte della nutrice e di metterle poi nella bocca del bambino; oppure prendi un po’ di amido e stemperalo con acqua di rose e applicalo sulla parte e poni nella bocca del bambino dell’acqua di mele acerbe o di mele granate”.
Rhazes viene tuttora considerato come uno dei più grandi medici della sua epoca, in quanto comprese l’importanza delle conoscenze mediche della Scuola Ippocratica; avendole messe in pratica e seguendo i precetti di tale scuola, fu senza dubbio un punto di riferimento sia per i malati, sia anche per la didattica medica; a lui giungevano numerosi studenti da varie parti del mondo per apprendere la scienza medica.
Secondo le cronache dell’epoca ebbe un’indole compassionevole nei confronti del malato, di qualunque ceto sociale. ●

A cura di: Paolo Zampetti