Inserzione di tre impianti in zona edentula di mascellare superiore: un case report

Insertion of three implants in edentulous ridge in superior maxilla: A case report

Fig. 1 Dettaglio dell’anestesia plessica nel fornice buccale all’area edentula.
Fig. 1 Dettaglio dell’anestesia plessica nel fornice buccale all’area edentula.
Scopo del lavoro:

L’obiettivo di questo case report è quello di presentare un trattamento chirurgico-implantare per la riabilitazione di un’edentulia nel mascellare superiore con il posizionamento di tre impianti assiali.

Materiali e metodi:

Le riabilitazioni protesiche implanto-supportate sono diventate una pratica consolidata e routinaria nell’ambito odontoiatrico. Esse, infatti, rappresentano il gold standard per la protesizzazione fissa di zone edentule. Spesso si ha la necessità di riabilitare un’area edentula intercalata tra elementi naturali per mezzo dell’inserimento di impianti endossei integrati, specialmente laddove non sia possibile fare affidamento alla protesizzazione su denti naturali contigui, per via della compromissione tissutale o parodontale di questi.

In questo caso clinico sono stati posizionati 3 impianti assiali in corrispondenza di una edentulia nel mascellare superiore.

Risultati:

I follow-up hanno dimostrato una buona guarigione tissutale e una buona salute implantare a lungo termine, infatti, si è riscontrata una porzione di gengiva cheratinizzata pari a 3mm ed un sondaggio circonferenziale ai tre impianti compreso tra 2 e 3 mm.

Conclusioni:

Le riabilitazioni implantari godono, ad oggi, di buona predicibilità tuttavia devono essere svolti alcuni esami e valutazioni per poter integrare al meglio gli impianti con i tessuti molli ed i tessuti duri, per avere un maggior tasso di successi sia funzionali che estetici.

INTRODUZIONE

Nella pratica odontoiatrica moderna, la terapia implantare rappresenta la procedura standard nella riabilitazione di aree edentule o parziali o totali.

Questa procedura, studiata, protocollata e perfezionata nell’arco di decenni di ricerca, risulta avere un buon tasso di successo ed ottima predicibilità, ed è pertanto da prediligere rispetto ad una terapia protesica su denti naturali, laddove questa richieda l’estensione su denti sani. La preparazione protesica del dente naturale in pilastri può comportare un notevole sacrificio biologico se gli elementi contigui alla sella edentula non sono compromessi. Inoltre, in presenza di supporto parodontale ridotto degli elementi pilastro, una riabilitazione protesica potrebbe rendersi incapace a supportare il carico masticatorio.

Tuttavia, la terapia implantare può rivelarsi sconsigliata o del tutto impraticabile in alcune circostanze cliniche, come ad esempio condizioni anamnestiche avverse del paziente oppure in condizioni di grave atrofia ossea, dove è necessario progettare terapie.

Ad oggi, la principale alternativa all’implantologia, in presenza di elementi residui parodontalmente sani consiste nella creazione di protesi removibili agganciate ai denti presenti all’interno del cavo orale.

Nel caso clinico descritto verranno presentate le fasi anamnestiche, diagnostiche e chirurgiche necessarie per la riabilitazione con tre impianti assiali di una ampia area edentula corrispondente agli elementi 1.4, 1.5 e 1.6.

MATERIALI E METODI

Si presenta alla nostra attenzione un paziente di 64 anni con la richiesta di riabilitare il sorriso da un punto di vista estetico e funzionale masticatorio.

Dopo una accurata raccolta dei dati anamnestici ed un esame clinico e radiografico di primo livello attraverso OPT, valutate le alternative terapeutiche fisse e removibili per la riabilitazione dell’edentulia, si opta per l’inserimento di tre impianti assiali.

La chirurgia implantare richiede sempre una progettazione preoperatoria per la valutazione della fattibilità chirurgica del singolo caso, in termini di volume osseo disponibile e di potenziale predicibilità dell’intervento.

L’intervento ha inizio con una anestesia plessica con articaina con vasocostrittore 1:50’000 della zona interessata (fig. 1), successivamente si disegna un lembo a busta che prevede un’incisione orizzontale a livello del centro della cresta edentula e che prosegue intrasulculare all’elemento 1.3.

Fig. 2 Scollamento vestibolare del lembo.
Fig. 2 Scollamento vestibolare del lembo.

Si procede quindi allo scollamento mucoperiosteo del lembo tramite uno scollatore di tipo Molt (fig. 2).

Fig. 3 Scollamento palatale e scheletrizzazione di parte del processo alveolare.
Fig. 3 Scollamento palatale e scheletrizzazione di parte del processo alveolare.

Successivamente si preparano i siti implantari partendo con una fresa lanceolata (fig. 3) per poi passare alle frese calibrate (fig. 4) ed infine a delle frese finali (fig. 5) per la preparazione della porzione più coronale.

Fig. 4 Preparazione del sito implantare con frese calibrate (1).
Fig. 4 Preparazione del sito implantare con frese calibrate (1).
Fig. 5 Preparazione del sito implantare con frese calibrate (2).
Fig. 5 Preparazione del sito implantare con frese calibrate (2).

Gli impianti utilizzati presentano forma conica con collo lucido di 1mm e trattamento SLA (Sandblasted Largegrid Acid-etched).

Rispettivamente sono stati impiegati: in posizione 1.4 un impianto di lunghezza 11,5 mm e diametro 3,4 mm; in posizione 1.5 un impianto di lunghezza 11,5 mm e diametro 3,4 mm ed in posizione 1.6 un impianto di lunghezza 10 mm e diametro 3,8 mm.

Al fine di controllare ed ottenere il miglior posizionamento e il corretto parallelismo di inserimento implantare, viene utilizzato un pin di parallelismo in posizione 1.4 (fig. 6), mentre sugli impianti in posizione 1.5 e 1.6 vengono lasciati avvitati alle fixture implantari gli abutment con funzione di pin di parallelismo (fig. 8).

Fig. 6 Inserimento nel sito implantare del pin di parallelismo per la verifica dell’orientamento rispetto al moncone contiguo.
Fig. 6 Inserimento nel sito implantare del pin di parallelismo per la verifica dell’orientamento rispetto al moncone contiguo.
Fig. 7 Posizionamento del primo impianto in sede 1.4.
Fig. 7 Posizionamento del primo impianto in sede 1.4.
Fig. 8 Posizionamento sequenziale delle fixture in posizione 1.5 e 1.6.
Fig. 8 Posizionamento sequenziale delle fixture in posizione 1.5 e 1.6.

Gli impianti vengono posizionati con mounter dedicato su macchina implantare a 30N e poi con l’aiuto di cricchetto (fig. 7).

Dopo aver svitato gli abutment si procede al posizionamento di viti tappo per la guarigione sommersa degli impianti (fig. 9).

Fig. 9 Avvitamento delle viti tappo per guarigione sommersa.
Fig. 9 Avvitamento delle viti tappo per guarigione sommersa.

Per il passaggio di sutura viene utilizzato un filo non riassorbibile di seta rivestito da teflon 3/0, eseguendo una sutura continua (fig. 10).

Fig. 10 Riposizionamento del lembo e suture.
Fig. 10 Riposizionamento del lembo e suture.

RISULTATI

Nel primo appuntamento di follow-up che si è svolto 7 giorni dall’intervento per la rimozione dei punti di sutura, la mucosa risultava rosea e con una buona guarigione. Dopo aver caricato gli impianti si è programmato un appuntamento per valutare la salute implantare e dei tessuti. Durante l’esame clinico si è evidenziata una buona quota di gengiva cheratinizzata che risulta essere pari a 3mm ed una buona salute implantare data da sondaggi circonferenziali a tutti e tre gli impianti non patologici risultati essere compresi tra i 2 ed i 3 mm senza segni visibili di infiammazione, sanguinamento o essudato purulento.

DISCUSSIONE

Le riabilitazioni tramite impianti sono ormai da ritenersi predicibili. Quando Branemark diede vita all’implantologia moderna, la maggior preoccupazione era quella dell’osteointegrazione (5).

Al giorno d’oggi invece l’obiettivo non è solo quello di far integrare un impianto nell’osso, ma di posizionare l’impianto o gli impianti in una posizione con rapporti appropriati tra tessuti duri e tessuti molli, in modo tale che il paziente possa aspettarsi un risultato soddisfacente a lungo termine sia dal punto di vista funzionale che estetico (4).

È per questo che dobbiamo pianificare attentamente il posizionamento implantare, valutando spessori ossei, fenotipo tissutale, posizione ed emergenze (3).

CONCLUSIONI

Possiamo concludere nel dire che la terapia implantare ad oggi offre molti vantaggi, tra i quali offrire delle riabilitazioni fisse che mimano l’elemento naturale e presentare una predicibilità elevata, la quale nei casi favorevoli la rendono la scelta terapeutica migliore per il paziente edentulo o parzialmente edentulo.

Bibliografia:

1. Ruljancich K. Implantology in oral & maxillofacial surgery. The complexity of ‘simple’ cases. Aust Dent J. 2018 Mar;63 Suppl 1:S27-S34. doi: 10.1111/adj.12588. PMID: 29574820.

2. Araújo MG, Silva CO, Misawa M, Sukekava F. Alveolar socket healing: what can we learn? Periodontol 2000. 2015 Jun;68(1):122-34. doi: 10.1111/prd.12082. PMID: 25867983.

3. Sakka S, Baroudi K, Nassani MZ. Factors associated with early and late failure of dental implants. J Investig Clin Dent. 2012 Nov;3(4):258-61. doi: 10.1111/j.2041-1626.2012.00162.x. Epub 2012 Aug 27. PMID: 22927130.

4. Chackartchi T, Romanos GE, Sculean A. Soft tissue-related complications and management around dental implants. Periodontol 2000. 2019 Oct;81(1):124-138. doi: 10.1111/prd.12287. PMID: 31407443.

5. Brånemark PI. Osseointegration and its experimental background. J Prosthet Dent. 1983 Sep;50(3):399-410. doi: 10.1016/s0022-3913(83)80101-2. PMID: 6352924.

6. Caton JG, Armitage G, Berglundh T, Chapple ILC, Jepsen S, Kornman KS, Mealey BL, Papapanou PN, Sanz M, Tonetti MS. A new classification scheme for periodontal and peri-implant diseases and conditions – Introduction and key changes from the 1999 classification. J Clin Periodontol. 2018 Jun;45 Suppl 20:S1-S8. doi: 10.1111/jcpe.12935. PMID: 29926489.

Materials and methods:

Implant-supported prosthetic rehabilitations have become an established and routine practice in dentistry. They, in fact, represent the gold standard for fixed prosthetics of edentulous areas. There is often a need to rehabilitate an edentulous area intercalated between natural elements by the placement of integrated endosseous implants, especially where prosthetics on contiguous natural teeth cannot be relied upon due to tissue or periodontal compromise of these teeth. In this clinical case, 3 axial implants were placed at an edentulous in the upper jaw.

Aim of the work:

The objective of this case report is to present a surgical-implant treatment for the rehabilitation of an edentulous jaw in the upper jaw with the placement of three axial implants.

Results:

Follow-ups demonstrated good tissue healing and long-term implant health; in fact, there was a 3-mm portion of keratinized gingiva and a circumferential probing at the three implants between 2 and 3 mm.

Conclusion:

Implant rehabilitations enjoy, to date, good predictability however some examinations and evaluations need to be performed in order to better integrate the implants with soft tissue and hard tissue to have a higher success rate both functionally and aesthetically.