Restauri diretti in composito: estetica e funzione predicibile

Case report

Fig. 1 Guida in silicone palatina creata sulla ceraura. Fig. 2 Fotografia iniziale frontale in MIP.

introduzione

Una giovane paziente di 17 anni si presenta presso il reparto di conservativa dell’Università degli studi di Torino per risolvere un problema estetico da lei percepito come “drammatico”. In seguito ad un incidente sportivo, infatti, subisce le fratture coronali degli elementi dentari 1.1 e 2.1, i cui frammenti sono andati persi. Per nulla soddisfatta del risultato estetico ottenuto dal suo dentista, si presenta presso il nostro reparto manifestando appunto profonda insoddisfazione e asserendo che gli elementi dentari hanno cambiato forma e colore. La paziente gode di una buona salute orale e sistemica e, dalle foto del suo sorriso prima dell’incidente, si evidenzia il fatto che era presente un leggero diastema tra i due centrali.

Fig. 3 Fotografia iniziale frontale durante il movimento di protrusione. – Fig. 4 Aspetto occlusale.
Fig. 5 Fotografia iniziale che evidenzia la presenza di restauri incongrui. Fig. 6 Isolamento sotto diga di gomma.

Materiali e metodi

Casi come questo non sono mai semplici, soprattutto se la paziente ha alte aspettative, ma in ogni caso, confermata la diagnosi ed eseguito il test di vitalità sugli elementi dentari, si procede come di consueto, prendendo un’impronta che, una volta colata in gesso e cerata con le forme finali, permetterà di costruire una mascherina in silicone che risulterà indispensabile per la creazione delle corrette forme e per la corretta stratificazione tridimensionale delle masse composito (figg. 1-5) (1, 2, 4).

Durante la seduta operativa, dopo avere eseguito l’anestesia locale, si procede con isolamento operatorio con diga di gomma da premolare a premolare al fine di poter operare in ambiente asciutto e controllato (fig. 6).

Si procede ad eseguire un bisello a 45° che coinvolge solo lo smalto vestibolare attraverso una fresa diamantata a football a granulometria ridotta. Questo ha il significato di aumentare la quantità di smalto, orientare i prismi in modo più favorevole all’adesione ed agevolare la transizione cromatica dente-restauro (fig. 7,8) (3).

Fig. 7 Rimozione dei restuari ed esecuzione di un bisello solo in smalto. Fig. 8 Aspetto occlusale.
Fig. 9 Mordenzatura completa con acido ortofosforico. Fig. 10 Passaggio del sistema adesivo.

A cavità terminata si prosegue con la mordenzatura attraverso acido ortofosforico al 37% per 15 secondi su dentina e 30 secondi su smalto (fig. 9), per proseguire con passaggio del primer in doppia applicazione e successivamente del bond entrambi agitati da abbondanti soffi gentili d’aria (fig. 10) (7).

Si prosegue quindi con la polimerizzazione e successivamente con la creazione della parete palatina “marcata” sulla finish-line (fig. 11) che consente di stratificare la parete palatina in mano per poi alloggiarla in sede nella corretta posizione e polimerizzarla. Essa dovrà essere il più sottile possibile soprattutto nell’1/3 incisale al fine di avere spazio a sufficienza per potere stratificare la dentina e caratterizzarla lasciando un sottile spazio per lo smalto vestibolare (fig. 12).

Fig. 11 Marcatura del margine sulla guida in silicone. Fig. 12 Aspetto delle sottili pareti palatine create sfruttando la guida in silicone.
Fig. 13 Stratificazione della dentina. Fig. 14 Utilizzo di intensivi opachi e trasparenti.

Si procede quindi con le masse dentinali che sfioreranno il bisello vestibolare precedentemente creato ed arriveranno a disegnare il contorno incisale a seconda del caso clinico (fig. 13). Si procede quindi a intensificare la dentina, in questo caso con effetti opachi bianco in versione flowable, e a creare le pareti interprossimali (fig. 15).

Fig. 15 Creazione delle pareti interprossimali. Fig. 16 Utilizzo di gligerina.
Fig. 17 Aspetto finale dei restauri ad una settimana.
Fig. 18 Aspetto finale dei restauri ad una settimana.

Si è scelto di non eseguire le pareti interprossimali durante la fase di esecuzione delle pareti palatine perché gli elementi dentari avrebbero residuato con un diastema, e spesso, in questi casi, avendo lo spazio di lavoro e non dovendo creare un punto di contatto, questo passaggio risulta più semplice e agevole eseguirlo con questo timing. In seguito, il tutto viene coperto da masse smalto di composito, avendo l’accortezza di deporlo e di farlo polimerizzare tutto in un unico momento (fig. 16). A questo punto si entra nella fase prima di rifinitura e poi di lucidatura, avendo l’accortezza di consegnare superfici lucide ma, considerato l’aspetto del giovane dente, ma che presentano le corrette caratteristiche di macro-tessitura e micro-tessitura, indispensabili per alzare il valore del restauro e renderlo più luminoso (5,6).

Fig. 19 Aspetto dei restauri a 2 anni dall’esecuzione.

Risultati

Si rivede il paziente per un controllo a distanza di una settimana (figg. 17, 18) e successivamente a 2 anni. Si evidenzia, in tale occasione, una perfetta integrazione cromatica e di forme che rispecchiano ampiamente quelle originali (fig. 19).

Bibliografia:

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