Riabilitazione mascellare a carico immediato con impianti monofasici preangolati

Maxillary rehabilitation by immediate loading with monophasic preangled implants

Fig. 1 Foto intraorale con la protesi removibile.
Scopo del lavoro:

Lo scopo di questo lavoro è quello di presentare un complesso caso di riabilitazione totale del mascellare superiore mediante l’utilizzo di impianti monofasici e preangolati in chirurgia guidata.

Materiali e metodi:

Il paziente giunto alla nostra osservazione era portatore di una protesi totale removibile ma lamentava difficoltà funzionali, estetica insoddisfacente e faceva quindi richiesta per una soluzione fissa. Dopo un accurato studio preoperatorio della volumetria ossea attraverso la Tac-Cone Beam, una dima chirurgica ad appoggio mucoso è stata confezionata e utilizzata durante l’intervento per l’applicazione del protocollo All-on-Four. Gli impianti monofasici utilizzati, (Overmed EasyPiece®), nella regione anteriore sono provvisti di una porzione transmucosa diritta, mentre quest’ultima è angolata a 30° per quelli della regione posteriore. Dopo la chirurgia, si è provveduto a finalizzare il caso con la consegna di una protesi totale avvitata.

Risultati:

A distanza di 6 mesi di follow-up sono stati riportati assenza di mobilità e di sintomatologia e non è stata riscontrata perdita di osso marginale.

Conclusioni:

L’utilizzo di impianti monofasici, con porzione transmucosa diritta e angolata, permette una significativa riduzione della contaminazione batterica e di evitare le continue sollecitazioni meccaniche di avvitamento a cui gli impianti tradizionali sarebbero sottoposti con l’utilizzo di abutment angolati rappresentando una valida alternativa nei casi di pazienti affetti da edentulia totale.

Introduzione

I pazienti che soffrono di severe atrofie delle ossa mascellari hanno spesso problemi di ritenzione e stabilità della protesi mobile convenzionale, da cui derivano deficit della capacità masticatoria e fonetica.

La riabilitazione dei mascellari edentuli con protesi fisse implanto-supportate avvitate e a carico immediato è diventata una metodica di utilizzo routinario ed efficace nella risoluzione di tali problematiche.

Nelle creste alveolari gravemente riassorbite, una tecnica chirurgica di tipo implantare spesso applicata è quella del concetto All-on-Four.

Tale protocollo prevede il posizionamento di due impianti verticali nella regione anteriore e di due impianti tiltati nella regione posteriore, cioè inclinati con un’angolazione di 35-40 gradi.

Si dà così la possibilità al clinico di bypassare le limitanti anatomiche, come seno mascellare e nervo alveolare inferiore, diminuendo la necessità di ricorrere a chirurgie ossee ricostruttive complesse (rialzi di seno, GBR, innesti) con la conseguente riduzione dei tempi, dei costi e della morbilità postoperatoria per il paziente.

Appositi abutment (MUA, Multi Unit Abutment) vengono poi connessi agli impianti e progettati attentamente per essere usati in questo tipo di riabilitazioni. I MUA sono disponibili in una varietà di altezze e angolazioni.

La loro dimensione dipende dal tipo di impianto dentale utilizzato. Le angolazioni più comunemente utilizzate sono 0°, 17°, 30° e 45°, tuttavia in alcuni casi sono disponibili anche dimensioni speciali come 52,5 ° e 60 °. Le diverse altezze e angolazioni consentono al clinico di avere una maggiore flessibilità e di livellare le discrepanze e i disparallelismi che si vengono a creare durante il posizionamento di impianti nella metodica All-on-Four.

Tuttavia, l’accoppiamento abutment e impianto mediante un’apposita vite di fissaggio determina inevitabilmente la formazione di un piccolo spazio (microgap) (1, 2) il cui valore può variare da 1 a 50 µm a seconda del sistema implantare utilizzato e del valore di torque raggiunto (3, 4).

La presenza del microgap favorisce la migrazione batterica sul collo implantare e l’insorgenza di fenomeni infiammatori che costringono l’osso e la mucosa a ritirarsi apicalmente (5).

Il microgap è quindi in grado di determinare cambiamenti nei parametri clinici e microbiologici tali da indurre la diffusione della malattia parodontale e compromettere il processo di osteointegrazione (5-9).

Inoltre, quando l’interfaccia impianto-abutment viene sottoposta a carichi masticatori e a vibrazioni, possono generarsi micromovimenti responsabili dell’allentamento e della frattura delle viti di connessione (10). Diversi studi hanno dimostrato come i fallimenti correlati alla rottura della vite possono essere dovuti ad un’inadeguata connessione impianto-abutment (1, 2, 11).

Per far fronte a tali problematiche il clinico può ricorrere all’utilizzo di impianti monofasici, i quali incorporano il moncone protesico e la fixture in un’unica unità eliminando il microgap e la zona di interfaccia abutment-impianto e aumentando la stabilità della protesi.

In questo lavoro viene presentato un caso di carico immediato del mascellare superiore con l’utilizzo di impianti monofasici e con MUA integrato.

Materiali e metodi

Prima visita

Un uomo di 60 anni si presenta alla nostra osservazione per difficoltà masticatorie ed estetica insoddisfacente. Dopo un’attenta anamnesi medica e odontoiatrica, si è proceduto ad una valutazione clinica.

L’arcata superiore era provvista di una protesi mobile totale (figg. 1-3) che mostrava scarso adattamento per via del grave riassorbimento osseo, mentre quella inferiore era dotata della sua dentizione naturale, ad eccezione dell’elemento 46 che risultava mancante. Gli elementi 47 e 45 erano affetti da carie destruente.

L’esame radiografico di primo livello (OPT) evidenziava un importante riassorbimento a carico delle zone posteriori superiori e pneumatizzazione bilaterale del seno mascellare (fig. 4).

Il paziente faceva richiesta per una soluzione di tipo fisso del mascellare superiore e non essendo disposto a sottoporsi a procedure chirurgiche di innesto o rialzo del seno, si è deciso per una metodica riabilitativa di tipo All-on-Four in chirurgia guidata.

Fig. 2 Foto iniziale del sorriso.
Fig. 3 OPT preoperatoria.

Pianificazione

Dopo aver provveduto alla realizzazione di un ponte provvisorio da 47 a 45 per raggiungere una corretta masticazione tra le due arcate, la protesi mobile totale superiore del paziente è stata funzionalizzata e ribasata con polisolfuri e, insieme all’impronta dell’antagonista e a un morso di centrica, inviata al laboratorio.

Dopo il montaggio dei modelli in articolatore viene confezionata una dima radiologica, provvista di reperi radiopachi. Il paziente viene quindi sottoposto a un’indagine radiologica di secondo livello (CBCT).

I dati DICOM ottenuti sono stati trasferiti in uno specifico programma adibito per la progettazione tridimensionale della chirurgia implantare (RealGUIDE™ 5.0). Tale software è in grado di riconoscere i reperi radiopachi della dima e di metterli in relazione al piano del modello precedentemente scannerizzato, generando la sovrapposizione necessaria.

Fig. 4 OPT preoperatoria.
Fig. 5 Dima chirurgica.

È stato in seguito possibile simulare la chirurgia valutando virtualmente il numero, la posizione e le dimensioni degli impianti, nel rispetto della quantità e qualità ossea e delle strutture nobili associate.

Una volta completata la pianificazione, i dati sono stati trasferiti a un centro di fresatura che si è occupato della realizzazione di una dima chirurgica.

Chirurgia

La procedura chirurgica è stata condotta mediante anestesia plessica con articaina cloridrato con epinefrina 1:100.000.

Prima dell’intervento sono stati somministrati 2 gr di antibiotico (amoxicillina 875 mg e acido clavulanico 125 mg, un’ora prima) ed è stata eseguita una premedicazione con Delorazepam (15 gtt per os) e Buccolam (5mg/ml per os).

Si è poi proceduto al posizionamento della dima chirurgica utilizzando come riferimento una guida in silicone precedentemente confezionata dal tecnico e che poggiava adattandosi all’arcata inferiore. Una volta verificatane la stabilità, la dima è stata fissata con quattro appositi pin (tre vestibolari e uno palatale) (figg. 5, 6).

Fig. 6 Dima chirurgica inserita nel cavo orale con i pin di fissaggio.

La preparazione dei siti implantari è stata effettuata seguendo la sequenza di frese indicata dal produttore sotto costante irrigazione di soluzione fisiologica sterile (fig. 7).

Quattro impianti (Overmed EasyPiece) di lunghezza 10 mm e diametro 4 mm sono stati posizionati in sede anteriore (12 e 22) e posteriore (14 e 24), questi ultimi con un’angolazione di 30° raggiungendo un torque finale di circa 45 Ncm per ciascuno (fig. 8).

Gli impianti sono stati poi solidarizzati con resina e filo ortodontico e si è proceduto alla presa dell’impronta con polietere. È stata infine effettuata una prova estetica con la protesi provvisoria precedentemente confezionata dal tecnico, poi reinviata al laboratorio per la finalizzazione della stessa (fig. 9).

Fig. 7 Preparazione dei siti implantari.

Durante il periodo postoperatorio sono stati prescritti amoxicillina (1 gr ogni 12 ore) e ketoprofene e sale di lisina (200 mg cpr ogni 12 ore) rispettivamente per sei e tre giorni.

Il paziente è stato incaricato di eseguire le tradizionali tecniche di igiene orale e di utilizzare un collutorio contenente clorexidina allo 0,2% (2 volte al giorno) per 15 giorni in modo da consentire un corretto controllo della placca.

Lo stesso giorno dell’intervento chirurgico la protesi provvisoria in resina è stata consegnata e avvitata agli impianti (figg. 10-12) e sono state effettuate delle OPT postoperatorie (figg. 13 a,b).

Fig. 8 Visualizzazione della cresta post inserimento implantare.

Risultati

A 6 mesi di distanza dalla chirurgia la OPT di controllo non mostra perdita di osso marginale attorno agli impianti e all’esame obiettivo i tessuti molli si presentano sani, normotrofici e in grado di garantire un buon sigillo marginale.

Il paziente si ritiene soddisfatto e afferma che i problemi relativi a fonazione, estetica e masticazione sono risolti.

Discussione e conclusioni

Il microgap tra abutment e corpo dell’impianto tipico delle sistematiche a due pezzi sembra essere causa della colonizzazione batterica e della conseguente perdita di osso perimplantare.

Fig. 9 Transfer avvitati e solidarizzati
tra loro.

Questo spazio è stato descritto anche laddove era stato raggiunto un buon adattamento marginale dei componenti implantari, e può determinare un intrappolamento dei batteri tale da causare l’infiammazione dei tessuti perimplantari (12-17).

In particolare, la presenza di aggregati batterici è stata segnalata sia a livello della giunzione fixture-abutment così come lungo la vite di connessione (14).

Fig. 10a Protesi prima dell’inserimento nel cavo orale.

La dimensione del microgap, così come la presenza di movimenti tra abutment e impianto, potrebbe avere un ruolo significativo nel riassorbimento osseo perimplantare (18).

Tuttavia, uno studio di Herman et al. (18) non ha riportato nessuna differenza significativa nella quantità di osso crestale attribuibile alla dimensione del microgap, ma evidenzia come la saldatura dell’abutment all’impianto con un laser determini un riassorbimento osseo significativamente inferiore.

Inoltre, se il moncone si allenta sugli impianti inseriti in un approccio sommerso, si verifica un’infiammazione con la formazione di una fistola che, stringendo il moncone, scompare nei giorni successivi (19).

Fig. 10b Protesi prima dell’inserimento nel cavo orale.

Per ridurre al minimo gli effetti dannosi e le potenziali preoccupazioni del microgap sono stati sviluppati gli impianti dotati di sistematica monofasica.

Nel caso clinico presentato gli impianti monofasici utilizzati (Overmed EasyPiece®) sono provvisti di una parte endossea sostanzialmente cilindrica, con una parte apicale più ristretta, e di una zona transmucosa che ricalca i monconi MUA. Tali porzioni sono collegate tra loro da un colletto svasato che porta i diametri di emergenza degli impianti a 4 mm ed alloggia l’esagono per l’avvitamento dell’impianto.

Fig. 11 Protesi inserita.
Fig. 12 Foto postoperatoria al sorriso.

Al di sopra dell’esagono è alloggiato il cono sul quale poggia la cappetta, avente un diametro estremamente ridotto per consentire protesi meno ingombranti, ma tale da permettere l’utilizzo di una vite di serraggio di 1,8 mm, diametro maggiore rispetto a quello tradizionale di 1,4 mm, garantendo così maggiore stabilità e tenuta.

Possiamo quindi affermare che gli impianti monofasici EasyPiece si sono dimostrati validi nella realizzazione di questo caso clinico poichè in grado di abbattere movimenti e sollecitazioni e di eliminare il microgap, senza inficiare il processo di guarigione osseo e dei tessuti molli, garantendo un ottimo risultato finale.

Fig. 13a OPT postoperatoria.
Fig. 13b OPT postoperatoria.
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Materials and methods:

The patient who came to our observation had a removable total prosthesis but complained of functional difficulties, unsatisfactory aesthetics and therefore requested a fixed solution. After an accurate preoperative study of the bone volume through the Tac-Cone Beam, a mucous-supported surgical guide was packaged and used during the surgery for the application of the all-on-four protocol.

The monophasic implants used, (Overmed EasyPiece®), in the anterior region are provided with a straight transmucosal portion, while the latter is angled at 30° for those of the posterior region. After surgery, the case was finalized with the delivery of a screw-retained total prosthesis.

Aim of the work:

The aim of this work is to present a complex case of total rehabilitation of the upper jaw through the use of monophasic and pre-angled implants in guided surgery.

Results:

No mobility and symptomatology were reported after 6 months of follow-up, and no marginal bone loss was found.

Conclusion:

The use of monophasic implants, with a straight and angled transgingival portion, allows a significant reduction of bacterial contamination and to avoid the continuous mechanical stresses of screwing to which traditional implants would be subjected with the use of angled abutments, representing a valid alternative in cases of patients with total edentulism.