Odontoiatria sociale e livelli essenziali di assistenza: gli impegni che attendono la politica

Immagine: www.vecteezy.com/free-photos - Free Stock photos by Vecteezy. Benis Arapovic.
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Nella riorganizzazione della sanità già auspicata prima del Covid, ed ora ancora più urgente, si parla troppo poco di odontoiatria. Come se liste di attesa, carenza di personale, invecchiamento della popolazione e spesa sanitaria in generale coinvolgano per lo più gli altri ambiti della medicina. 

Vero è che la sanità è sempre stata, almeno negli ultimi 15 anni, una cenerentola per la politica in generale, ma durante la mia permanenza al ministero della Salute ho più volte avvertito più forte questo status per l’odontoiatria. Analizziamo qualche dato. Un recente studio RBM-Censis indica che 6 italiani su 10 non vanno dal dentista e il 95% delle cure odontoiatriche ha un costo di circa 10 miliardi di euro all’anno di cui solo 500 milioni garantiti dal nostro SSN. Il Covid ha portato a meno cure e a un aggravamento delle patologie preesistenti: questo vale per tutte le patologie, anche quelle benigne, comprese quelle del cavo orale, da troppi considerate meno gravi.

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18 milioni di persone in Italia hanno carie non trattate. In Italia il 36,1 % dei bambini, oltre 1 milione e 800mila, è portatore di carie non trattate dei denti decidui, percentuale solo leggermente inferiore negli adulti che si attesta al 29,6%.

Una maggiore attenzione al sistema odontoiatrico, una sincera sinergia tra strutture pubbliche, università e industria, senza contrapposizioni, potrà garantire iniziative di tipo sociale.

Inoltre sono circa 6,3 milioni gli adulti in Italia, al di sopra dei 20 anni, che non hanno denti o gliene restano almeno 8 su 32. Tale dato è destinato ad aumentare. Le famiglie sono costrette a rimodulare le uscite economiche districandosi tra carrello della spesa, bollette, mutui e spesa sanitaria. Minore disponibilità economica e invecchiamento sono un fatto. La povertà crescente lascia poi indietro le cure odontoiatriche per la fascia pediatrica. In queste poche righe quindi le sfide per la salute orale: ampia prevenzione ma anche trattamenti garantiti con un adeguato programma di odontoiatria sociale che veda queste fragilità come obiettivo primario.

E infatti il gruppo di lavoro presso il Consiglio superiore di sanità (CSS) supportato dall’Università Bocconi ha sottolineato come erogare concretamente a tutti i bisognosi per età o per reddito quanto previsto dai livelli essenziali di assistenza, con qualche necessario aggiornamento, costerebbe almeno 800 milioni. Questa cifra tenderà a salire, non può bastare un finanziamento maggiore. E infatti gli esperti del CSS hanno elaborato altre due ipotesi: una che prevede di rivedere sostanzialmente al ribasso le prestazioni erogabili con i Lea, per attestarsi su una spesa di 200-300 milioni; e una terza, secondo cui con un investimento in più tra i 170 e i 340 mln si coprirebbero protesi e apparecchi ortodontici per l’età evolutiva (0-14 anni) e per gli anziani. Cambia la demografia, cambia la richiesta di cure, cambiano le cure e i materiali, cambiano le aspettative della popolazione, cambiano le capacità economiche, non è pensabile quindi che non debba cambiare il sistema adattandosi a una nuova realtà, in fretta. Serve perciò una soluzione condivisa che coinvolga pubblico e privato, università e ospedali, associazioni professionali e società scientifiche, industria e governi (centrale e periferico).

Seguendo un percorso temporale fisiologico, partiamo dalla formazione dei nostri giovani. Avere una laurea abilitante significa formare i futuri dentisti, renderli pronti realmente al mondo lavorativo, qualificati, competitivi. Questo può e deve essere ottenuto attraverso percorsi validati, certificati attraverso un numero crescente di prestazioni. Prestazioni che potrebbero anche ampliare la platea di beneficiari, ad esempio tra i pazienti in difficoltà economica. Abbiamo oggi un’opportunità unica con possibilità formative diverse sia teoriche che pratiche, come ad esempio la simulazione, che possono abbreviare il percorso formativo sul paziente accelerandone l’apprendimento, le conoscenze e la manualità.

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Il futuro, senza averne paura, ci darà personale sanitario sempre meglio formato. Questa crescita in avanti non può non tenere conto del ruolo delle specialità, valore aggiunto in un mercato in cui le esigenze, ma soprattutto le aspettative dell’utenza, crescono. Si diviene odontoiatri così come medici, ma si deve mantenere lo standard. Le società scientifiche devono avere quel ruolo di guida, indirizzo, formazione, condivisione che storicamente hanno sempre avuto. Aggiungerei protezione, attraverso la definizione delle buone pratiche cliniche, soprattutto oggi che il contenzioso medico-legale aumenta a dismisura.

Un recente studio RBM-Censis indica che 6 italiani su 10 non vanno dal dentista e il 95% delle cure odontoiatriche ha un costo di circa 10 miliardi di euro all’anno di cui solo 500 milioni garantiti dal nostro SSN.

Abbiamo un aumento di tecnologia a disposizione, diversi materiali. Innovazione non significa necessariamente più costi, anzi. E la rapidità nell’innovazione merita un altrettanto adeguamento del sistema, con una governance diversa, così come di un controllo e di tracciabilità. Significa qualità del servizio offerto ma soprattutto protezione del professionista. Fare sistema rappresenta il futuro, si renderà il sistema sostenibile sia per gli studi odontoiatrici individuali, che per i gruppi e per il pubblico. Senza contrapposizioni. Gli studi individuali rappresentano il modello prevalente in Italia e serve un aiuto a mantenere il passo con la tecnologia emergente. L’aggregazione favorisce la sostenibilità.

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I network possono offrire un’alternativa, non sostitutiva, come in altri paesi europei. Su questi ultimi ho constatato attacchi spesso ingiustificati, così come la qualità messa in dubbio molte volte in maniera strumentale, tanto che gli stessi professionisti lavorano contemporaneamente sia nei loro studi che nei network. Ovviamente vi sono stati casi critici come però avviene negli studi monoprofessionali e questa considerazione arriva dagli odontoiatri forensi.

Una maggiore attenzione al sistema odontoiatrico, una sincera sinergia tra strutture pubbliche, università e industria, senza contrapposizioni, potrà anche garantire iniziative di tipo sociale.
È evidente che in questa prospettata armonizzazione del sistema dovranno aumentare i fondi per garantire i livelli essenziali di assistenza riservati all’odontoiatria.