Nelle ultime settimane, numerose sono state le prese di posizione dell’accademia medica e odontoiatrica fortemente critiche per gli emendamenti approvati nel cosiddetto Decreto bollette, che hanno modificato le competenze dell’odontoiatra in tema di medicina estetica e i requisiti per accedere ai concorsi pubblici, impattando negativamente sui professionisti più preparati, sul mondo universitario e sull’odontoiatria pubblica.

Introdurre modifiche normative dalle conseguenze non opportunamente approfondite, senza adeguata armonizzazione legislativa, ritengo sia un errore, ancor più grave in tema di salute pubblica e formazione universitaria.

Se pare assolutamente ragionevole la possibilità di iscrizione al doppio albo per chi ne ha titolo, formativo e di competenza (piccolo passo in avanti), abolendo l’obbligo di specializzazione per l’inserimento nel SSR, senza garanzia di adeguata valorizzazione del titolo di specialista nelle procedure concorsuali, si abbassa oggettivamente il livello formativo dei professionisti e si rischia di escludere gli odontoiatri dalla dirigenza medica, con grave perdita economica e impossibilità a dirigere una struttura complessa o un dipartimento assistenziale.

Ciò, oltre ad essere un danno per i singoli, determinerebbe una irrecuperabile perdita di attrattività del SSR per i professionisti di livello e il conseguente scadimento dell’offerta assistenziale pubblica.

Proporre ex post di lavorare per scongiurare questo pericolo conferma, se ce ne fosse bisogno, che sarebbe stato molto meglio pensarci prima, come il CDUO ha sempre coerentemente sostenuto.

Ulteriore danno deriverà dalla riduzione delle prestazioni erogate dal minor numero di odontoiatri in formazione specialistica e dai problemi per la formazione pratica obbligatoria degli studenti del corso di laurea in odontoiatria, visto che per precisa scelta condivisa con la CAO, gli odontoiatri in formazione specialistica avrebbero potuto svolgere il ruolo di tutor per la laurea abilitante.

Ciò determinerà una ulteriore diminuzione delle prestazioni erogate e, soprattutto nelle sedi universitarie più in difficoltà, un peggioramento del livello qualitativo dei nostri laureati. Appaiono quindi chiare le conseguenze negative che deriveranno dalla norma nel momento in cui, ad oggi, non si ha evidenza di concorsi per dirigente odontoiatra andati deserti per carenza di specialisti.

Peraltro, credo che sia giunto il momento che il sistema si faccia carico di capire se al SSR siano più utili figure di dirigente medico odontoiatra dipendente o specialisti ambulatoriali esterni. Personalmente, sulla base della mia esperienza, ritengo, nel doveroso rispetto di tutti coloro che sono già in servizio, necessario e non più procrastinabile orientare le politiche di reclutamento verso i dirigenti odontoiatri (come la mia regione, il Friuli-Venezia Giulia, in modo virtuoso, ha iniziato a fare). Anche per questo motivo l’ipotesi che è stata posta di valorizzare il titolo di specialista solo nel caso di assunzione in servizi con erogazione di prestazione della sola branca corrispondente al titolo non è percorribile, visto che nella stragrande maggioranza dei casi questa specificità non c’è, né può esserci.

Altrettanto critico ritengo sia stato l’ampliamento dell’ambito di competenze dell’odontoiatra in ambito di medicina estetica e richiedere, a posteriori, a gran voce la modifica dei percorsi formativi. Sarebbe stato molto più serio, attraverso un preventivo confronto tra MUR, Ministero della Salute e Ordine predisporre e attuare uno specifico percorso formativo e solo dopo, eventualmente, pensare di ampliare l’ambito professionale verso la medicina estetica. Invece di fare chiarezza si è creata ulteriore confusione e incertezza.

Cosa si intende ad esempio per mininvasività? In attesa di chiarimenti ministeriali e/o legislativi, che sono certo non arriveranno, sarà il giudice a stabilirlo. E non sarà una passeggiata di salute per chi dovesse essere preso di mira.

Concludo sottolineando, con orgoglio, che il recente Congresso del Collegio dei Docenti di Odontoiatria di Catania è stato un grande successo non solo per la splendida organizzazione ma anche e soprattutto per la piena condivisione di un percorso che fa della qualità formativa, della serietà nella ricerca e dell’elevato standard professionale dell’odontoiatria pubblica i capisaldi per lo sviluppo ulteriore dell’odontoiatria italiana.

Continueremo serenamente, con serietà e decisione, in questa direzione.