“Il dipendente è il socio di minoranza dello studio” è una frase coniata da mio figlio Alberto, e racchiude in sé una grande verità legata al cambiamento che sta avvenendo nel mondo del lavoro moderno, compreso l’ambiente odontoiatrico.

Sino a pochi anni fa, soprattutto in Italia, la stragrande maggioranza delle persone era alla ricerca del cosiddetto “posto fisso” (concetto tanto preso in giro dal comico Checco Zalone).
Situazione per cui, una volta acquisito uno stipendio a tempo indeterminato, a qualunque età raggiunto, l’obiettivo della vita era stato conquistato. Bastava rispettare l’orario di lavoro, cercando di faticare il meno possibile all’interno delle ore, fra entrata e uscita, aspirando di arrivare sereni all’età pensionabile, per concludere poi degnamente il ciclo della vita.

Il dipendente è il socio di minoranza dello studio

Ora non è più così, è finita l’età del bengodi.

Oggi l’etica del lavoro, come cardine della vita, ha ripreso il posto che merita nella realtà di ognuno di noi. Eppure, il nostro paese è ancora affollato di persone predisposte a pontificare come se fossero loro i soli a conoscere il sacro verbo del “diritto al lavoro”, sempre pronte a mettere avanti a tutti i diritti, scordandosi, non dico dei sacrosanti doveri, ma semplicemente di come funziona oramai nella realtà il mondo del lavoro.

La realtà dei nostri studi dentistici non è uno Stato con i suoi posti pubblici e uno stipendio pagato un tanto all’ora.
La realtà, nel mondo privato, è far quadrare i conti ogni fine mese, e ogni odontoiatra titolare di studio lo sa.

La realtà, nel nostro mondo, quello dell’odontoiatria privata, è soddisfare pienamente chi si rivolge a noi; sorprenderlo con le nostre attenzioni, essere sempre disponibili anche quando non ne abbiamo voglia perché siamo stanchi o ci siamo svegliati male, e vorremmo essere altrove.

Oramai anche nel mondo dell’odontoiatria la competizione è costante, con le grandi catene, il turismo dentale, i centri low-cost sempre pronti a rastrellare i nostri pazienti, e in questo mondo variegato nessuno protegge il titolare, men che meno lo Stato (che anzi spesso gioca sporco solo con i liberi professionisti che usa spesso come bancomat).

Il lavoro del titolare dello studio odontoiatrico classico in Italia è uno dei più difficili in assoluto.
Ai pazienti bisogna fornire un servizio al top della qualità con la costante massima cortesia e professionalità.

Il dipendente è il socio di minoranza dello studio

Contemporaneamente devi avere un flusso costante di incassi per pagare regolarmente il laboratorio e i fornitori. Devi occuparti che ogni singolo documento, regola o balzello logico o illogico legato al mondo della burocrazia sia sempre rispettato, ricordando ogni tipo di scadenza per pagare enti pubblici e privati che svolgono periodici controlli, spesso inutili, solo per rilasciarti un foglio timbrato che certifichi che tutto è a posto.
Devi confrontarti continuamente con il commercialista e il consulente del lavoro per monitorare la contabilità e controllare che i contratti del personale siano costantemente aggiornati, visto quanto in fretta cambiano le leggi e i regolamenti dello stato italiano.

Oltre a questo, devi fare in modo che nuove persone vengano a conoscerti (tradotto=impostare una costante strategia di marketing) e ugualmente devi mantenere chi già è tuo paziente mediante un’attenta opera di fidelizzazione.

Eppure, eppure… tutto questo viene spesso dimenticato da alcuni dipendenti o collaboratori, che, dall’alto della loro esperienza nel mondo dell’odontoiatria (odonto=ironia), pensano che tutto sia loro dovuto e che il loro stipendio o compenso nasca dalle ore che passano seduti sulla scrivania o ad assisterti o curare tuoi pazienti che gli fai trovare già seduti sul riunito.

Mi permetto di chiarire un punto valido sia per il nostro mondo che per quello dell’imprenditoria in generale: lo stipendio, come diceva Henry Ford, nasce dai clienti soddisfatti e felici.

Il dipendente è il socio di minoranza dello studio

Lui diceva: “Non è l’azienda che paga i salari. L’azienda semplicemente maneggia il denaro, è il cliente che paga i salari”.
E io aggiungo: il paziente è l’unica persona che può licenziarti!

Abbiamo quindi capito che i pazienti pagano i salari di tutti (titolare, collaboratori e dipendenti) solo se vengono interessati prima dal nostro modo di comunicare all’esterno, quindi se vengono trattati con la miglior professionalità quando vengono a trovarci, e se vengono sorpresi e coccolati da ogni nostra attività nei loro confronti.

Ma lo stipendio di tutti nasce anche da un’attenta organizzazione e gestione di attività meno emotive da parte del titolare ma altrettanto importanti, come quella finanziaria, contabile, fiscale e dalla corretta gestione del personale.

Non è un procedimento semplice e immediato, richiede che non solo il titolare, ma anche i suoi dipendenti e collaboratori, vi partecipino attivamente.

Ecco cosa intendo quando dico che il collaboratore deve sentirsi “socio di minoranza” dello studio in cui lavora.

La sua presenza nel mondo del lavoro nasce da una gran serie di fattori dei quali lui deve sentirsi responsabile. Perché è parte importante del processo che porta al successo il suo (nostro) studio e che gli permette di vivere una vita serena adesso, con un futuro concreto ben in vista.

Ho la fortuna (e un po’ anche il merito) di aver selezionato e creato nel tempo una squadra eccezionale che mi supporta e che pensa ogni giorno anche un po’ imprenditorialmente della sua (nostra) azienda sanitaria. I miei dipendenti e collaboratori quotidianamente si impegnano al massimo e mi danno un gran sostegno, sia nei momenti più luminosi che in quelli più bui.

In studio si respira un’aria di benessere e positività che fa sì che le ore passate nel luogo di lavoro siano egualmente colme di soddisfazione, come quelle passate in famiglia o nel tempo libero.

Se ogni titolare di studio si impegnasse a organizzare la propria struttura su queste basi, e si circondasse di persone serie, gioiose e ottimiste che vogliono condividere insieme un momento del percorso della vita, sentendosi compartecipi dello stesso fine, non esisterebbe crisi per nessun odontoiatra italiano.

Come dice un caro amico e formatore, Paolo Ruggeri: “Non costruire un’azienda (sanitaria) senz’anima. Perché un’azienda senza valori non può produrre valore!”.

Ricorda che niente è scontato e niente è dovuto.

Il lavoro va conquistato, poi conservato, protetto e custodito, perché è la base della vita e del futuro di ognuno di noi.