Sono stati di recente convocati, sotto il coordinamento della CAO, gli Stati Generali dell’Odontoiatria: cosa sono e quale è la loro “mission”? Ci potete commentare quelli che sono o saranno i temi caldi su cui verterà la discussione?
Gli Stati Generali dell’Odontoiatria sono l’insieme di tutte le rappresentanze istituzionali, accademiche, culturali e sindacali dell’odontoiatria italiana e svolgono una funzione di coordinamento e proposizione politica delle necessità della professione. La discussione sarà rivolta a prendere posizioni e formulare proposte in merito ai principali seguenti temi: accesso alla professione (numero programmato in Italia ed Europa), qualità della formazione e dell’aggiornamento professionale, rivendicazioni delle figure di supporto alla professione (igienisti ed odontotecnici), provvedimenti emanati dal Ministero della Salute (per esempio Linee Guida sulla Legionella).
Posso affermare, con assoluta certezza, che ormai gli Stati Generali dell’Odontoiatria costituiscono
l’occasione per una riunione ai massimi livelli di rappresentanza degli Ordini dei Medici, delle Università, delle Società Scientifiche, delle Associazioni e dei Sindacati.
Rappresentano, inoltre, un metodo di lavoro condiviso da tutti i soggetti partecipanti che permette di addivenire a risposte comuni alle numerose problematiche che affliggono la nostra professione. Molte le tematiche che si affronteranno e che ben conosciamo: innanzitutto il nostro obiettivo è quello di avere professionisti formati e in grado di esercitare la professione a tutela della salute dei cittadini italiani ed europei, perché la tutela della salute dei cittadini è per noi un principio irrinunciabile e la nostra mission principale.
Ma dobbiamo considerare che la qualità delle cure è garantita dalla qualità della formazione.
È, pertanto, necessario verificare i percorsi formativi nei corsi di laurea italiani e stranieri che devono trovare compiutezza in un serio esame di abilitazione. Un altro tema sul quale ci confronteremo è quello relativo alle problematiche legate all’accesso dei corsi di laurea, oltre a quelle legate al successivo accesso al mondo del lavoro. Esiste la necessità di prevedere una seria programmazione non solo a livello nazionale: il Ministero della Salute sta lavorando ad un nuovo strumento per calcolare il fabbisogno di medici e odontoiatri insieme al personale sanitario su scala europea.
Attenzione sarà posta al tema della lotta all’esercizio abusivo della professione e al prestanomismo alla vigilia, anche, della modifica dell’art 348 c.p. Il DDL, dopo essere stato approvato al Senato, è ora al vaglio della Camera e siamo fiduciosi che si giungerà, finalmente, all’approvazione di una normativa che garantirà una vera repressione dell’abusivismo.
In altre occasioni ho proposto di prevedere la confisca degli studi dei falsi dentisti e affidarne la gestione ad associazioni accreditate perché organizzino cure gratuite per le persone che ne hanno bisogno, ovviamente, il tutto con la collaborazione dei dentisti certificati. Sarebbe una risposta ulteriore per contrastare il fenomeno dell’abusivismo. Di seguito a questo, si affronterà anche il tema delle incursioni di soggetti non professionisti nell’odontoiatria e si delineeranno iniziative per contrastarne i progetti. Si prenderà, inoltre, posizione anche rispetto al capitolo sull’odontoiatria contenuto nelle recenti inaccettabili Linee Guida sulla Legionella redatte dall’Istituto Superiore di Sanità. Da molti colleghi è stata espressa la necessità di parlare anche delle Raccomandazioni Cliniche sulle quali occorrerà verificare la necessità di eventuali ulteriori aggiornamenti, sempre
nel rispetto del percorso di estrema correttezza e rispetto dei ruoli realizzato attraverso il coordinamento della Cao Nazionale. Questione ulteriore riguarda il regime autorizzativo per l’apertura degli studi odontoiatrici: tutti i professionisti sono, ormai, d’accordo sulla necessità che venga finalmente emanata una regolamentazione univoca sul territorio nazionale impedendo che in ogni Regione ci siano regolamenti diversi con palese danno per i nostri professionisti che rivendicano giustamente uguali diritti e uguali doveri, avendo tutti gli stessi titoli.
Come mai l’odontoiatria ha sentito il bisogno di riunirsi sotto un unico “tetto” per affrontare tematiche sicuramente di attualità ma che, viste le varie componenti in gioco, potrebbero essere trattate sotto aspetti ed interessi differenti? Ormai da diversi anni Ordine, Andi e Collegio dei
Docenti hanno messo da parte i contrasti per fare fronte comune sui problemi del comparto! Improvvisa saggezza o costretti dalle necessità derivanti da quello che dall’esterno può apparire come un attacco al “sistema odontoiatria”?
Perché si è sentita l’esigenza di trovare una sintesi dopo anni di contrasti e divisioni e perché, in un periodo di crisi generale, la professione non poteva più presentarsi divisa di fronte ai vari interlocutori politici ed amministrativi. Da qui, grazie allo sforzo comune di uomini di buona volontà, si è riusciti a superare le tante divergenze del passato e far emergere il meglio delle istanze elaborate dalle varie componenti.
Gli interessi potranno certamente essere diversi, ma non si può certo dimenticare che unico è il fine che ci accomuna ovvero il rispetto dell’art. 32 della nostra Costituzione: la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.
L’obiettivo, quindi, non è certo diretto a fornire occasioni di autoreferenzialità, ma è fortemente volto a dare risposte comuni e non lasciare la nostra professione prigioniera di divisivi interessi contingenti e disparati campanilismi.
Credo sia del tutto normale che all’interno di una categoria professionale, portatrice di molti interessi, possa esistere una dialettica più o meno decisa e, in determinate situazioni, anche piuttosto accesa. Ma al di là degli scontri categoriali, se così vogliamo chiamarli, comunque leciti nel perseguimento dei precipui obiettivi corporativi, siamo tutti consapevoli che la mission che ci accomuna è la stessa, ovvero la tutela della salute dei nostri cittadini. Siamo tutti consapevoli, tralasciando chi in maniera marginale ha ritenuto di rincorrere una visibilità temporanea e autoreferenziale, ma che porta all’isolamento rappresentativo, che un comune impegno nel raggiungimento dei comuni obiettivi è il modo più proficuo e vantaggioso per superare le criticità della nostra professione e proporre, nel continuo scambio di esperienze, soluzioni condivise e valide al mondo dell’odontoiatria.
Questo sarà il nostro metodo per il futuro, che consentirà la circolarità delle idee e delle conoscenze per giungere a proposte comuni che porteremo avanti insieme.
Il vostro comune denominatore, alla fine, sia che riguardi formazione pre laurea, che cure, che aggiornamento post laurea, è la tutela della salute del cittadino. Secondo voi, insieme alla politica, state facendo abbastanza?
Il nostro impegno è massimo, anche se il vero problema sta nella mancanza di risorse pubbliche da dedicare alle cure odontoiatriche. E, in questo ambito, nonostante i nostri sforzi, più passa il tempo e peggio sarà. Da qui anche l’impegno di ANDI per cercare di recuperare alle cure odontoiatriche le risorse della sanità integrativa, le uniche previste in aumento nei prossimi anni. La pressione che stiamo esercitando sulla politica è indirizzata a stimolare la risoluzione dei temi storici della professione: pletora, abusivismo, difesa della figura professionale.
La Cao Nazionale da tempo svolge un’opera di persuasione nei confronti dei rappresentanti del Governo e del Parlamento e ha riscontrato risposte quasi sempre positive. Vorrei ricordare il recente incontro di Cao e di Andiw con il Ministro della Giustizia,Andrea Orlando, al quale sono state evidenziate le problematiche legate all’esercizio abusivo della professione e le preoccupazioni legate ai ritardi nell’approvazione della riforma dell’art. 348 del c.p. ferma da tempo in Commissione Giustizia alla Camera, dopo essere stata approvata, giusto un anno fa, dal Senato. Posso, comunque, affermare che la Cao continuerà a sollecitare in tutti i modi possibili e di più se potrà, le Istituzioni perché diano ascolto e seguito alle richieste con la consapevolezza della correttezza e giustezza delle nostre tesi.
Come vedete il futuro della vostra professione? In maniera ottimistica o viceversa?
Il futuro della professione è strettamente legato al futuro del nostro Paese, se l’Italia riuscirà a ripartire anche l’odontoiatria ne trarrà benefici; non potremo certo più parlare di una professione privilegiata, ma potremo guardare al futuro con la serenità di chi ha la consapevolezza di svolgere con eticità un ruolo importante per un bene fondamentale come è quello della salute dei cittadini.
Non posso fingere e dire che vada tutto bene: l’odontoiatra oggi nel nostro Paese ha serie difficoltà se vuole intraprendere la professione. Mi riferisco, ovviamente, ai giovani: la situazione per loro è drammatica e nella situazione attuale hanno poche prospettive.
L’accesso dei giovani alla professione è in ritardo rispetto ad altri Paesi europei, con ripercussioni anche sul sistema pensionistico.
L’odontoiatria è un’attività svolta principalmente in regime di libera professione e in
un mercato dove concorrenza sleale e abusivismo sono molto diffusi è difficile realizzare un qualsiasi progetto. Inoltre, non ci sono margini per il lavoro dipendente nel SSN, i concorsi nazionali sono fermi e i LEA non
più garantiti. Ma questo non significa che non si possa cambiare: è necessario fare subito quelle scelte strutturali e funzionali per un decisivo cambio di rotta. Prima di tutto puntando su una reale programmazione formativa unica a livello europeo, diminuendo il numero dei corsi (in Italia), e non abbassare mai la guardia nei confronti delle aree di lavoro nero e abusivismo. È necessario, inoltre, muoversi su più fronti ripensando all’assistenza odontoiatrica in Italia che dovrà essere garantita anche ai meno abbienti.