Professor Vescovi, nei giorni scorsi è stato nominato presidente della World Federation for Laser Dentistry (WFLD), prima volta per un italiano. Vuole illustrarci cosa è la WFLD?

La World Federation for Laser Dentistry (WFLD), precedentemente International Society for Laser Dentistry (ISLD), è la principale società scientifica internazionale impegnata nello studio e nella diffusione delle conoscenze cliniche e scientifiche dell’impiego della tecnologia laser in odontoiatria e medicina. La società è stata fondata nel 1988 e il primo congresso inaugurale è stato a Tokyo; attualmente raccoglie membri da oltre 60 Paesi del Mondo. Nel 2006 ha assunto l’attuale denominazione WFLD e sono state fondate 5 divisioni: Europea, Nord America, Sud America, Medio Oriente e Nord Africa ed Asia – Pacifico. Erano oltre 16 anni che l’Europa non arrivava alla presidenza mondiale ed è la prima volta nella storia di questa società scientifica che la presidenza arriva all’Italia. Gli ultimi due mandati sono stati ricoperti dal prof. Toni Zeinoun (Libano) e dal prof. Akira Aoki (Giappone). L’Italia ha sempre avuto nell’ultimo decennio una posizione preminente nell’ambito del mondo laser in Europa e nel Mondo: il prof. Umberto Romeo dell’Università Sapienza di Roma prima, poi io e attualmente il prof. Alessandro Del Vecchio (tutti past president della SILO, Società italiana di laser in odontostomatologia), abbiamo ricoperto la carica di direttore della divisione europea della World Federation for Laser Dentistry (WFLD-ED).

I prossimi appuntamenti della Federazione cosa prevedono?

Siamo rientrati da poco dal congresso mondiale di Wroclaw (Polonia) che ha riscosso un grande successo, con una larga partecipazione dell’Italia e della SILO. I prossimi appuntamenti saranno a settembre 2024 con il XVIII congresso mondiale a San Paolo (Brasile) e nel 2025 il IX congresso della divisione europea a Timisoara (Romania).

Quale diffusione ha il laser in odontoiatria in Italia?

Non sono reperibili dati ufficiali circa il reale utilizzo del laser nel campo odontoiatrico in Italia. Le informazioni disponibili sono desunte dai dati di vendita delle aziende del settore o da questionari proposti nel corso di congressi e corsi specialistici. Ovviamente l’acquisto di una singola apparecchiatura, che nell’ambito dello stesso studio professionale viene poi utilizzata da più odontoiatri e igienisti, può sottostimare la percezione della diffusione della tecnologia laser. Il periodo della pandemia Covid ha poi contribuito a falsare questi dati per il minore accesso a corsi e congressi e per la diminuzione dell’attività clinica. Si stima comunque che i dentisti che utilizzano laser in Italia siano il 5% degli odontoiatri e il trend sia in crescita. Se calcoliamo che in Italia gli iscritti CAO nell’anno precedente sono stati circa 60.000, possiamo dedurre che circa 3000 professionisti utilizzino abitualmente il laser nella loro pratica clinica. Risulta a questo punto preoccupante se compariamo questo dato con il numero di italiani iscritti alle società scientifiche del campo laser presenti in Italia e nel Mondo: meno di 300. Così come di iscritti per anno a corsi di formazione promossi in Italia da università, ospedali e istituzioni private: meno di 100. Per le normative italiane non è obbligatoria una formazione universitaria per utilizzare il laser ma data la complessità delle basi biofisiche e le molteplici applicazioni è peculiare una formazione specialistica. L’odontoiatra non deve limitarsi a seguire le indicazioni fornite dal venditore o a premere un pulsante o cliccare su un display dove i parametri sono preordinati.

Ci può riassumere quali sono le applicazioni del laser in odontoiatria e quali sono i vantaggi?

Più che dell’impiego “del” laser in odontoiatria sarebbe più corretto parlare “dei” laser, in quanto l’odontoiatra può avvalersi di più apparecchiature contraddistinte da diverse lunghezze d’onda che assolvono ad attività cliniche molto diverse. Il laser accelera la guarigione dopo intervento chirurgico e migliora il decorso post-operatorio riducendo dolore, gonfiore ed ecchimosi. Il laser possiede un’attività antibatterica e può rappresentare un valido supporto alle terapie endodontiche e parodontali tradizionali. Alcune apparecchiature posseggono una spiccata azione emostatica e consentono di operare senza il minimo sanguinamento o permettono di trattare malformazioni vascolari che rappresentano un rischio emorragico o più semplicemente un fastidioso inestetismo. Alcune lunghezze d’onda permettono il trattamento della carie riducendo la necessità di anestesia e possono arrivare a sostituire il tanto temuto trapano odontoiatrico, eliminandone il fastidioso sibilo e le vibrazioni. Le applicazioni del laser in odontostomatologia si ampliano sempre di più in virtù delle innovazioni tecnologiche e dei risultati delle ricerche scientifiche: basti pensare al campo dell’estetica facciale e della medicina rigenerativa. Oggi si possono coniugare con successo cellule staminali, fattori di crescita di derivazione ematica, biomateriali e fotobiomodulazione laser per sostenere e migliorare i processi riparativi della cute, dei tessuti molli o delle ossa mascellari.

Relativamente ai potenziali errori nell’impiego del laser in odontoiatria cosa può dirci?

Per ottenere risultati apprezzabili nell’impiego del laser in odontoiatria senza incorrere in errori procedurali è necessaria una specifica formazione che parta dalle basi fisiche delle diverse lunghezze d’onda e degli effetti biofisici che ne conseguono sui tessuti duri (dente e osso) e molli (mucosa orale e cute). Risulta poi fondamentale conoscere i parametri di utilizzo delle diverse apparecchiature laser: impiegare potenza e frequenza troppo elevati, piuttosto che lo scorretto posizionamento della fibra, sono comportamenti che rischiano di danneggiare il tessuto di rivestimento e di creare sofferenza pulpare o ossea. L’impiego di energia insufficiente comporterà un prolungamento dell’intervento piuttosto che l’assenza di effetti clinici desiderati e il rischio di effetti collaterali. Il rischio per il professionista è quindi da un lato di creare danni a volte irreparabili e dall’altro di sottoutilizzare un’apparecchiatura che non si conosce pienamente facendo dunque un investimento globalmente fallimentare.

Esiste un rischio di danno per gli stessi utilizzatori del laser?

Esiste un rischio di danno oculare per operatori e assistenti, così come per gli stessi pazienti. Alcune lunghezze d’onda, avendo affinità per acqua, melanina ed emoglobina, possono arrecare gravi lesioni alla retina e alle altre componenti dell’occhio. Fortunatamente si tratta di eventi assolutamente poco frequenti che si verificano se il raggio laser è puntato direttamente verso il globo oculare, ma ipoteticamente anche strumenti o suppellettili metalliche lucide potrebbero deviare il raggio in maniera incontrollata. Per questa ragione tutte le persone all’interno dell’ambulatorio dovranno obbligatoriamente indossare specifici occhiali protettivi quando il laser è in funzione e lo studio deve essere dotato di segnali luminosi quando il laser è in funzione e di sistemi di arresto dell’apparecchiatura collegata all’apertura della porta. Quando si interviene su minori che richiedono eventualmente la presenza dei genitori, anche gli accompagnatori, benché si tengano a distanza dal campo operativo, devono essere dotati di sistemi di protezione.