Convention Unidi al Palazzo delle Stelline: le parole di Maurizio Quaranta

Aspettiamo che arrivino i dati consolidati del mercato dentale europeo per verificare se l’Italia è riuscita a contendere o meno alla Francia il secondo posto in Europa, dietro l’indiscussa leadership del mercato tedesco. Secondo posto che è sempre stato nostro da tempo immemore e che abbiamo perso a favore dei cugini francesi sia nel 2013 che nel 2014.
Il mercato nostro interno, e lo possiamo già sin d’ora dichiarare senza tema di smentita, è andato nel 2015 in netta controtendenza rispetto agli anni precedenti ed ha addirittura superato il dato del PIL nazionale, segnando un +4,1% sul 2014, anche se, ad onor del vero, non siamo ancora riusciti a recuperare il livello di fatturato che avevamo raggiunto nel 2011.
Il primo dato raccolto dall’ANCAD, è un aggregato sulla distribuzione di attrezzature e di materiale di consumo per l’annuale ricerca di ADDE, e recita: 1.098 milioni di euro con i 60.600 odontoiatri iscritti all’Ordine. E questo nonostante l’Italia risulti essere il paese con il peggior rapporto numero dei dentisti/popolazione (1.003 pazienti teorici per dentista), contro rapporti che veleggiano tra i 1.200 ed i 1.600 degli altri maggiori paesi europei.
Devo ammettere che, se riprendiamo il dato ultimamente pubblicato da Key-Stone che sancisce in 44.000 il numero degli odontoiatri esercenti la professione in circa 39.000 studi dentistici, la situazione migliora, anche se non risolviamo il nostro problema di fondo.
Vediamo intanto a cosa sono dovuti questi 16.000 odontoiatri di differenza. È molto semplice: sono la differenza tra il numero degli odontoiatri iscritti all’Ordine ed il numero di quelli in attività, così come rilevato dai dati dell’Agenzia delle Entrate. Nulla di che stupirsi; infatti tutti conosciamo i numeri della famosa generazione dei baby boomer che in questi anni si affaccia alla pensione. Ebbene tutti questi odontoiatri non posso provenire che da Medicina e Chirurgia e probabilmente hanno tutti il piacere, perfettamente condivisibile, di rimanere iscritti all’Ordine sino alla fine, per una laurea che è stata per loro una scelta di vita. Assodato ciò, però, dobbiamo ora guardare in faccia il nostro vero problema: il contenimento del numero dei neolaureati seriamente operato presso le università italiane (780) che a nulla serve, se si stima che abbiamo circa 1.300 studenti italiani in Spagna oltre ai ben 7.000 studenti nelle università di uno solo dei paesi dell’ex est europeo: la Romania. Per contro, ed esattamente come nel resto dei paesi europei, il settore degli odontotecnici da anni, oramai, rimane stabile sia come numero degli operatori che come numero di laboratori. Questo dato evidenzia come il comparto odontotecnico, che per primo ha risentito della passata crisi, abbia reagito addirittura fondendosi ove ciò fosse risultato necessario, pur di ritrovarsi con strutture adeguate per investire in tecnologia. E questo, anche se a prima vista e da parte di qualcuno possa addirittura sembrare strano, evidenzia come l’impresa artigianale abbia reagito per prima investendo in tecnologia certamente per non morire, ma arrivando addirittura a rafforzarsi. Quello che spero vivamente è che l’avvento di questa tecnologia possa far ritrovare l’interesse e la voglia ai giovani italiani di iscriversi alla scuole professionali per odontotecnico, per evitare che anche questa nostra eccellenza possa soffrirne, se non addirittura sparire, come già successo a tante altre figure artigianali, in altri comparti.
Il settore attrezzature, sia per il comparto odontoiatria che per il comparto odontotecnico, è oramai pesantemente sbilanciato sull’Hi Tech. La radiologia digitale nel 2015 si attesta a 650 panoramici 2D venduti in Italia, ma il dato impressionante è quello sui 600 pezzi delle CBCT 3D. Quest’ultimo era per tutti inimmaginabile nel 2013 e per pochi preventivabile nel 2014 per il mercato italiano del 2015. I riuniti soffrono per il fatto che le marche affidabili funzionano bene e durano nel tempo. Pensate che nell’anno 2000, grazie forse anche ad una delle tante Tremonti, si erano venduti 5.000 riuniti, ma questo numero si era ridotto sino a 2.400 unità, perdendo in un decennio più del 50% in numero di pezzi venduti. Solo nel 2015 il tradizionale mercato dei riuniti è tornato finalmente a crescere, attestandosi sulle 2.500 unità, ma sarà il 2016 l’anno della rivincita per queste attrezzature, unitamente ai mobili da studio e da laboratorio. Ho infatti ben presente come il parco riuniti sia invecchiato negli studi, perché lo monitoro facilmente su un modello particolarmente riuscito che è uscito di produzione nel 2000 e che aveva nella variante del colore l’avvicendarsi di due successive versioni.
Il Superbonus del 140%, contenuto nella Legge di Stabilità del 2016, sarà un incentivo ad investire nell’High Tech, ma sarà anche un incentivo per far sostituire il parco riuniti e mobili che aveva subito l’ultimo sussulto con l’ingresso della 93/42, intorno al 1998. Del resto la previsione è facile, se si stima che l’attuale parco installato ha un’età media di 15 anni, in un paese che non brilla come volume di assistenza tecnica preventiva per il mantenimento della 93/42, perché spende solo 26 milioni di euro in pezzi di ricambio contro i 198,5 della Germania. ●

Maurizio Quaranta
Consigliere Ancad (Associazione Nazionale Commercio Articoli Dentali)
Vice Presidente ADDE (Association European Dental Dealer)