Come ogni anno il periodo estivo coincide con quello in cui si definiscono “i conti” col fisco per mezzo della dichiarazione dei redditi: nel mese di luglio, infatti, scadono i due termini per il pagamento delle imposte relative al 2018 e degli acconti per l’anno 2019.

Quest’anno il tax day (ossia l’ultimo giorno entro cui pagare le imposte) è il 1° luglio o il 31 luglio (termine che, probabilmente, sarà rinviato al 20 agosto) con una piccola maggiorazione a titolo di interessi dello 0,4%.

Le novità fiscali recentemente introdotte non hanno impatti particolarmente rilevanti sulla dichiarazione dei redditi e confermiamo i bonus fiscali di maggior interesse (ad esempio quelli relativi agli immobili) così come i principali limiti alle deduzioni e detrazioni.

Permane, ancora saltuariamente, il problema di reperire i fondi necessari per far fronte alle imposte sui redditi. Sono quindi da leggersi positivamente i bassissimi tassi di interesse per le rateizzazioni col fisco e i risibili importi delle sanzioni per regolarizzare pagamenti effettuati oltre scadenza (il c.d. ravvedimento operoso).

In un’ottica di pianificazione finanziaria, è opportuno comprendere il meccanismo di determinazione del reddito su cui pagare le imposte e capire appieno da cosa deriva il quantum delle “tasse” da pagare.
Come sempre, precisiamo che l’obiettivo principale di questo articolo è quello di chiarire, anche con esempi numerici, le modalità di determinazione delle imposte dovute, evidenziando le spese e gli oneri che legittimamente possono ridurre il proprio reddito fiscale.

come si conteggiano le imposte?

Tralasciando volutamente particolari regimi contabili agevolati (ad esempio regime dei minimi e regime forfettario, quest’ultimo decisamente ampliato ma dal 2019 in poi), il processo può essere sintetizzato in tabella 1.
Definiamo ora alcuni concetti tecnici necessari quali: reddito complessivo, oneri deducibili, oneri detraibili, aliquota % d’imposta.

Processo di come si calcolano le imposte
Redditi fondiari (da immobili e da terreni)+
Redditi da lavoro dipendente
Redditi da lavoro autonomo (attività professionale)
Redditi da capitale (investimenti)
Redditi diversi
Redditi prodotti all’estero
Reddito complessivo=
Reddito complessivo
Oneri Deducibili
Reddito imponibile=
Reddito imponibilex
aliquote % d’imposta
Imposta lorda=
Imposta lorda
Oneri detraibili al 19%, Oneri detraibili al 50%, Oneri detraibili al 65%
Imposta netta=
Imposta netta
Ritenute d’acconto subite
Acconti (luglio/agosto 2019 + novembre 2019)
Imposta da pagare (saldo per il 2018 a luglio/agosto 2019)=
processo di come si calcolano le imposte

1. Il reddito complessivo

Il reddito complessivo è la somma di tutti i redditi percepiti nell’anno dall’odontoiatra. In base alla loro tipologia possiamo distinguere tra:

  • i redditi fondiari ossia, in sintesi, i redditi ritratti dallo sfruttamento economico dei terreni e degli immobili. Se locati, è imponibile il 95% del canone, salvo che non si sia optato per il regime della “cedolare secca”, forma di tassazione con percentuali fisse particolarmente conveniente per chi possiede redditi elevati;
  • i redditi da lavoro dipendente: in alcuni casi gli odontoiatri, oltre a lavorare il presso proprio studio o come consulenti presso colleghi, svolgono anche attività all’interno di strutture pubbliche o private in cui vengono assunti come lavoratori dipendenti o assimilati. Il reddito percepito è già parzialmente tassato con ritenute alla fonte operate dal datore di lavoro e di cui si ha evidenza nelle “buste paga”, ma dovrà comunque essere dichiarato al fisco e sarà sommato agli altri redditi percepiti. Si precisa che è previsto un analogo trattamento per eventuali redditi di pensione;
  • i redditi da lavoro autonomo: questa è la categoria principale per gli odontoiatri. Indipendentemente dal fatto che l’attività professionale sia svolta individualmente o con uno studio associato, il reddito da lavoro autonomo è formato dalla differenza tra gli incassi o compensi percepiti per lo svolgimento della propria attività e le spese a quest’ultima inerenti pagate nell’anno. In questa categoria vi sono anche gli introiti dall’attività di collaborazione (in gergo odontoiatrico “consulenza”) presso altri studi fatturati con la partita IVA;
  • i redditi da capitale e i redditi diversi (categoria residuale): queste due tipologie, per la maggior parte degli odontoiatri, sono da considerarsi residuali. I redditi da capitale sono generalmente i proventi derivanti dagli investimenti in società di capitali (S.r.l., S.p.A., etc.) come, ad esempio, i dividendi (gli utili prodotti dalla società e distribuiti ai soci). Nei redditi diversi, invece, rientrano, ad esempio, i diritti d’autore, per l’utilizzazione economica delle opere d’ingegno (come, ad esempio, le pubblicazioni) nonché i redditi per attività svolte occasionalmente e le plusvalenze derivanti dalla vendita di immobili (non adibiti ad abitazione principale) acquistati da meno di cinque anni.

Resta inteso che nel reddito complessivo sono da comprendere e dichiarare anche i redditi di fonte estera di qualunque categoria. Qualora il reddito sia già assoggettato a imposizione nello Stato di provenienza, salvo casi particolari, è riconosciuto in Italia un credito d’imposta per le imposte pagate all’estero a titolo definitivo.

2. Gli oneri deducibili

Questi consistono in spese che riducono direttamente il reddito complessivo (somma delle varie categorie di reddito) ma non sono relativi all’attività odontoiatrica: sono infatti collegati alla singola persona ed eventualmente alla sua famiglia.
I principali sono:

  • i contributi versati durante l’anno all’Enpam (o ad altra cassa di previdenza obbligatoria);
  • i contributi versati durante l’anno a forme pensionistiche complementari ed individuali come, ad esempio, il fondo pensione integrativo, entro il limite di € 5.164,57;
  • i contributi previdenziali ed assistenziali a carico del datore di lavoro pagati a colf, baby sitter, assistenti delle persone anziane, etc., nel limite di € 1.549,37;
  • i contributi versati ai fondi integrativi al Servizio sanitario nazionale nel limite di € 3.615,20;
  • le deduzioni per i familiari a carico e per la prima casa;
  • gli assegni periodici corrisposti all’ex coniuge (non sono incluse le somme destinate al mantenimento dei figli) in conseguenza di separazione legale ed effettiva, di scioglimento, annullamento o cessazione degli effetti civili del matrimonio per effetto di un decreto del giudice;
  • le erogazioni liberali a Onlus, enti universitari di ricerca, istituzioni religiose etc;
  • le spese per l’acquisto o la costruzione di abitazioni date in locazione con una serie di limitazioni e particolarità (da valutare con il proprio commercialista);
  • gli investimenti nelle start-up innovative o nelle PMI innovative, anche in questo caso con una serie di limitazioni e particolarità (da valutare con il proprio commercialista).

3. Le aliquote % d’imposta

Sottratti gli oneri deducibili dal reddito complessivo (formato dalla somma delle varie categorie di reddito) si ottiene il reddito netto. Questo sarà tassato ai fini I.R.Pe.F. (acronimo di imposta sul reddito delle persone fisiche) con le seguenti aliquote % d’imposta:

  • per la quota di reddito non superiore a 15.000 € = 23%
  • per la quota di reddito compresa tra 15.000 € e 28.000 € = 27%
  • per la quota di reddito compresa tra 28.000 € e 55.000 € = 38%
  • per la quota di reddito compresa tra 55.000 € e 75.000 € = 41%
  • per la quota di reddito eccedente 75.000 € = 43%

Con un meccanismo progressivo, applicando alle parti di reddito che rientrano nelle singole fasce le specifiche aliquote (percentuali), si otterrà l’imposta lorda.

4. Gli oneri detraibili

Queste spese invece vengono direttamente sottratte (detratte) dall’imposta lorda, che si ottiene come detto applicando le aliquote di imposta appena viste al reddito netto (vedasi il processo di cui al paragrafo precedente).
In base alla loro incidenza, i principali oneri detraibili possono essere suddivisi in tre grandi “categorie”:

  1. gli oneri detraibili al 19%: in questa categoria vi rientrano:
    • le spese sanitarie per prestazioni specialistiche, per prestazioni chirurgiche, per analisi, per l’acquisto di medicinali, etc., anche sostenute per familiari “a carico”, al netto di una franchigia di 129,11 €;
    • i premi pagati per le assicurazioni sulla vita, contro il rischio di morte ed l’invalidità permanente, nel limite di € 530;
    • gli interessi passivi derivanti da mutui contratti per l’acquisizione dell’abitazione principale (dimora abituale) nel limite di € 4.000,00;
    • le spese di intermediazione immobiliare finalizzate all’acquisto dell’abitazione principale nel limite di € 1.000;
    • le spese per gli asili nido (pubblici o privati) nel limite di € 632,00 per ogni figlio iscritto;
    • le spese per frequenza scolastica (sia in scuole pubbliche che private) nel limite di € 786,00 per ogni figlio; in questa categoria rientrano sia le scuole per l’infanzia (i c.d. “asili”), sia le scuole primarie (le c.d. “scuole elementari”), sia le scuole secondarie di primo grado (le c.d. “scuole medie”) e di secondo grado (le c.d. “scuole superiori”);
    • le spese di istruzione universitaria presso università o istituti italiani o stranieri, anche se relative a familiari a carico;
    • le spese per l’attività sportiva praticata dai ragazzi di età compresa tra i 5 e i 18 anni nel limite di € 210,00 per ogni soggetto;
    • le spese veterinarie nel limite di € 387,34 sulla parte eccedente la franchigia di € 129,11;
    • le spese funebri sostenute nel limite di € 1.550,00.
  2. Gli oneri detraibili al 50% (in 10 anni): in questa tipologia rientrano tutte quelle spese di manutenzione straordinaria delle singole unità abitative e le spese di manutenzione ordinaria o straordinaria per le parti comuni degli edifici residenziali. Il tutto, però, a condizione che venga seguita una particolare procedura: è quindi opportuno confrontarsi con il proprio Commercialista. Il limite di spesa è di € 96.000 per ogni singola unità abitativa.

    Rientrano inoltre in tale tipologia le spese sostenute per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici (con determinate caratteristiche) finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione (c.d. “bonus arredamento”). La detrazione, pari al 50% delle spese sostenute, presenta un limite massimo di 10.000 euro di spesa agevolabile. Anche in questo caso è necessario seguire un’apposita procedura burocratica per fruire dell’agevolazione.

  3. Gli oneri detraibili al 65% (in 10 anni): in questa categoria rientrano invece (pur con alcune limitazioni) le spese sostenute per interventi finalizzati alla riqualificazione energetica degli edifici esistenti, per gli interventi sull’involucro degli edifici, per l’installazione di pannelli solari e la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale. I limiti quantitativi della detrazione variano a seconda dell’intervento, ed è necessario, anche in questo caso, seguire un’apposita procedura burocratica (sulla quale è nuovamente opportuno confrontarsi con il proprio commercialista).

Esempio pratico

Vista la complessità del tema, riportiamo ora un esempio numerico (tab. 2) ipotizzato sulla posizione di un odontoiatra con:

  • prima casa di proprietà
  • figli a carico
  • reddito derivante da attività ospedaliera
  • reddito derivante da attività professionale
  • pagamento nell’anno di contributi previdenziali all’Enpam ed ad un fondo pensione integrativo
  • pagamento nell’anno di spese sanitarie
  • pagamento nell’anno di spese per l’istruzione dei figli a carico
  • pagamento nell’anno di premi per assicurazioni vita
  • pagamento nell’anno di spese veterinarie

Si segnala che per semplicità non sono state conteggiate le addizionali comunali e regionali, che variano ovviamente da regione a regione e da comune a comune (ma orientativamente oscillano dal 2% al 3% del reddito).

Si ricorda che al “tax day” estivo bisognerà aggiungere anche il primo acconto del 40% per l’anno nuovo (sul valore differenziale di 26.353 meno 6.000, pertanto 40% di 20.353 = 8.141).

Esempio pratico
Reddito da fabbricati€ 0
di cui da “prima casa”e 0
Reddito da lavoro dipendente e assimilatie 20.000
derivante da collaborazione con azienda ospedaliera
Reddito da lavoro autonomoe 85.000
derivante dal proprio studio professionale
Reddito complessivoe 105.000
MENOMENO
Oneri deducibilie 26.000
di cui familiari a caricoe 1.300
di cui contributi previdenziali Enpam (incluso, per ipotesi, il riscatto degli anni di laurea)e 19.700
di cui contributi previdenziali Fondo pensione integrativoe 5.000
Reddito imponibilee 79.000
Conteggio Irpef mediante applicazione delle aliquote d’imposta ai vari scaglioni di reddito
Imposta lordae 27.140
MENOMENO
Oneri detraibili dall’imposta lordae 787
di cui spese sanitarie (oltre la franchigia)e 2.040 x 19% = e 388
di cui spese per istruzione dei figli a caricoe 1.200 x 19% = e 228
di cui spese per assicurazioni vitae 530 x 19% = e 101
di cui spese veterinarie (oltre la franchigiae 370 x 19% = e 70
Imposta nettae 26.353
MENOMENO
Ritenute d’acconto subite (ipotesi)e 6.000
Acconti già versatie 10.000
Imposta da versare (saldo)e 10.353
Tab.2 - esempio di calcolo imposte

CONCLUSIONI

Con il presente intervento auspichiamo di aver contribuito a chiarire come si determina il carico fiscale mettendo in evidenza le principali spese che permettono di ottenere notevoli e legittimi risparmi d’imposta, nel pieno rispetto delle norme tributarie.

Resta inteso che una stretta collaborazione con il proprio commercialista è fondamentale, sia per avere chiarimenti ulteriori su cosa si possa dedurre o detrarre (abbiamo, per dovere di sintesi, trattato solo le principali deduzioni e detrazioni), sia per ottenere un pre-conteggio o una simulazione delle imposte da corrispondere al fisco.

Grazie ad un attento monitoraggio e alla predisposizione di situazioni economico-fiscali infrannuali sarà possibile, nei mesi autunnali precedenti alla chiusura dell’anno fiscale, conoscere in anticipo l’ammontare delle risorse finanziarie necessarie per ottemperare agli oneri fiscali dell’anno successivo. ●