Il ministro che cambiò l’odontoiatria italiana: Paolo Boselli (1838-1932)

Il nome di Paolo Boselli deve essere annoverato assieme a quello dei grandi dell’odontoiatria italiana, pur non essendo né medico né odontoiatra.
A lui si deve, in qualità di Ministro dell’Istruzione, il Decreto che obbligò alla Laurea in Medicina e Chirurgia chiunque volesse esercitare la professione odontoiatrica: iniziò da qui il complesso e accidentato percorso che trasformò l’odontoiatria da Arte a Scienza.
Boselli nacque a Savona l’8 giugno 1838 e, compiuti gli studi liceali nel collegio degli Scolopi della sua città natale, si iscrisse nel 1856 alla facoltà di giurisprudenza di Torino ivi laureandosi il 23 giugno 1860.
Iniziò ben presto la carriera accademica, tanto che venne chiamato nel 1870 all’università di Roma a coprire la prima cattedra di Scienza della Finanza istituita in Italia.
Appassionatosi però di politica, nel 1874, rinunciò all’insegnamento per potersi dedicare completamente a tale attività, schierandosi fra le file della Destra. Venne successivamente eletto alla Commissione del Bilancio della Camera.
Nel 1888, dimessosi il ministro della Pubblica Istruzione Michele Coppino, il presidente del consiglio Francesco Crispi lo nominò a succedergli: subito il Boselli si adoprò con fervore in questa nuova carica, convinto della fondamentale importanza dell’istruzione nello sviluppo economico di un Paese che era ancora in formazione.
Nella veste di Ministro, Boselli portò a termine una importante ristrutturazione del regolamento scolastico sulla nuova scuola media, arricchendo nel contempo i programmi del ginnasio inferiore e della scuola tecnica.
Il Decreto che però gli diede fama perenne fu il numero 6850 (serie terza) del 24 aprile 1890, che doveva regolamentare definitivamente l’esercizio abusivo dell’odontoiatria; tuttavia, per un cavillo burocratico che apriva le porte ad innumerevoli sanatorie, esso venne tramutato in legge solo nel 1912 (n. 298 31 marzo).
Da qui l’inizio, seppure faticosissimo, dell’elevazione morale delle discipline odontostomatologiche.
Tuttavia il primo solco era tracciato: il concetto che la bocca fosse una parte del copro umano e che come tale dovesse essere curata solo da un medico prese forma e vigore con questo decreto, di cui riportiamo il testo:

  • Art. 1 - Chi vuole esercitare l’odontoiatria, la protesi dentaria e la flebotomia deve conseguire la laurea in medicina e chirurgia.
  • Art.2 - L’insegnamento dell’odontoiatria è impartito nell’Istituto Chirurgico delle Facoltà del Regno le quali dimostrino di possedere i mezzi necessari e le persone capaci di tale insegnamento, secondo i più recenti progressi della specialità.
  • Art. 3 - La nomina dell’insegnante deve essere fatta secondo le norme vigenti per il conferimento degli incarichi, od eventualmente, dei professori straordinari, sentito il consiglio superiore.
  • Art. 4 - Coloro che hanno intrapresi i corsi di flebotomia o di odontoiatria prima della pubblicazione di tale decreto potranno compierli e ottenere il rilascio dei relativi diplomi coll’osservanza delle norme precedentemente in vigore. Ad essi pure sarà permesso l’esercizio della professione non altrimenti che ai flebotomi e ai dentisti contemplati dall’art. 60 del regolamento del 9 ottobre 1889 n. 6442 (serie III).

L’articolo 4 del decreto si prestava a varie interpretazioni, per cui, coloro che non erano medici ma possedevano solo un patentino o un diploma di flebotomo fecero immediatamente ricorso, sostenendo il loro diritto all’esercizio professionale odontoiatrico; si giunse quindi sino al 1912, quando esso divenne definitivamente operativo con la tanto sospirata Legge (n. 298) che divenne esecutiva il 31 marzo 1912.
La Legge n. 298 cercherà quindi di porre fine a interpretazioni arbitrarie di leggi precedenti.
Da quella data l’obbligo della Laurea in Medicina e Chirurgia entrava nel bagaglio scientifico del dentista italiano.
Altri furono i meriti di questo importante ministro, sia in campo di tutela del patrimonio artistico, sia in materia di restauri, di antichità e di belle arti: istituì i Musei Nazionali per le antichità a Roma ed in altre città d’arte e si adoperò per la costruzione del portico della basilica di S. Paolo fuori le Mura.
Nel 1893, con il ritorno di Crispi alla Presidenza del Consiglio, gli venne affidato il ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, mentre nel 1894 passò a quello delle Finanze: in questa sede stabilì il regolamento per Banca d’Italia, di nuova istituzione. Con il governo Pelloux venne chiamato ad occupare il dicastero del Tesoro.
In piena prima guerra mondiale, in seguito alla caduta del governo Salandra, Boselli venne nominato da re Vittorio Emanuele III Presidente del Consiglio: occupò questa carica sino al 25 ottobre 1917, in coincidenza con il disastro di Caporetto.
Continuò tuttavia l’attività politica in veste di deputato sin verso la fine degli anni Venti; anche dopo il suo ritiro dalla politica attiva non cessò di interessarsi di varie problematiche. Morì a Roma il 10 marzo 1932.
A quest’uomo l’odontoiatria italiana deve moltissimo: ministro illuminato e poliedrico propose, in un campo molto complesso quale era all’epoca quello odontoiatrico una soluzione che, pur con innumerevoli difficoltà, consentì la radicale trasformazione della professione e soprattutto l’elevazione etica, morale e scientifica della disciplina. ●

A cura di: Paolo Zampetti