Nel primo periodo della pandemia Covid-19, come tutti, ho provato grande apprensione e al contempo ho profuso grande determinazione per superare l’emergenza, sperando che i tempi fossero brevi.

Tuttavia, con i primi decreti di chiusura delle attività rivolte ai nostri studenti, mi sono reso conto che il timing si sarebbe allungato ed allora la pragmaticità è stata superata dalla consapevolezza della gravità della malattia.

Dunque tutti i miei pensieri e le mie azioni sono stati rivolti a chi soffriva in ospedale così come ai miei studenti, provenienti da ogni parte d’Italia, comprese le province più colpite dalla pandemia.

Azione tavolo tecnico sull’odontoiatria

Il tavolo tecnico di lavoro sull’odontoiatria, istituito il 10 aprile 2020 presso il Ministero della Salute, ha avuto, tra gli altri, l’obiettivo di formulare le indicazioni operative per l’attività odontoiatrica durante la fase 2 della pandemia.

In data 30 aprile 2020 il documento prodotto è stato recapitato al capo della segreteria del viceministro della salute, senatore Pierpaolo Sileri, che ha provveduto a trasmetterlo in data 1 maggio alla segreteria del capo di Gabinetto del ministro della Salute e al professor Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico nazionale. Il documento è stato validato dal Cts in data 13 maggio 2020 e sono state inserite alcune piccole modifiche al testo.

Al tavolo hanno partecipato – oltre al sottoscritto, che lo ha coordinato – la professoressa Antonella Polimeni, preside della facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’Università “Sapienza” di Roma e past-president del Collegio dei Docenti Universitari di Discipline Odontostomatologiche in rappresentanza dell’università, il dottor Raffaele Iandolo, presidente nazionale della Commissione Albo Odontoiatri (CAO), il dottor Carlo Ghirlanda, presidente nazionale Associazione Nazionale Dentisti Italiani (ANDI) ed il dottor Fausto Fiorile, presidente nazionale dell’Associazione Italiana Odontoiatri (AIO).

È importante sottolineare che il tavolo si è avvalso del contributo diretto o indiretto dei vari rappresentanti della filiera odontoiatrica – grazie anche al gruppo di lavoro precedentemente costituito dalla Commissione Albo Odontoiatri (CAO) – oltre che di esperti nell’ambito della virologia e della medicina del lavoro.

Il prodotto è stato un documento basato su evidenze scientifiche caratterizzate da una percorribilità clinica, con indicazioni che gli odontoiatri dovranno recepire nella ripresa delle loro attività per una tranquillità totale di pazienti ed operatori.

È chiaro che, in una situazione così in divenire, tutto il proposto sarà attentamente monitorato ed in continua evoluzione. Non dimentichiamo il grande sforzo che la comunità scientifica sta effettuando sulla ricerca relativa ai test sierologici e ad un eventuale vaccino che risolverebbe gran parte dei nostri problemi.

Come molti virologi ed epidemiologi hanno ribadito da tempo, l’emergenza non è ancora terminata, ma comprensibilmente gli operatori vogliono tornare a riprogrammare le cure ai propri pazienti in sicurezza, seguendo indicazioni codificate e validate dal Ministero della Salute.

Quindi in questa fase post emergenza, grazie al documento da noi prodotto, frutto della consultazione di praticamente tutte le componenti dell’odontoiatria, gli studi potranno gestire le richieste dei pazienti a cui sono state sospese le cure e di coloro a cui dovranno essere programmate.

Lo studio dovrà essere in grado di riorganizzare il proprio flusso delle attività, in virtù dei tempi certamente dilatati non solo da parte dell’operatore ma anche degli igienisti dentali, degli assistenti di studio odontoiatrico e di tutto il personale.

Reingegnerizzazione che deve necessariamente avvenire nell’aderenza alle regole di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI), della distanza sociale e di tutte quelle norme che dovranno essere rispettate anche riguardo alla sanificazione degli ambienti tra un paziente e l’altro e la gestione delle sale d’attesa.

Ritengo comunque che ancora una volta il settore saprà bene adattarsi nel trovare soluzioni che permettano di esercitare in tranquillità pur essendo le nostre prestazioni eseguite a breve distanza dal cavo orale.

Protocollo P.O.S.T

Il protocollo P.O.S.T., per contrastare il virus, nasce da una formula ideata dal professor Alberto Zangrillo, primario di Anestesia dell’Ospedale San Raffaele, impegnato in prima linea nella terapia intensiva durante la fase emergenziale.

“Prudenza, organizzazione, sorveglianza, tempestività (P.O.S.T.)”, sono le basi per permettere una ripartenza in c.

Sono stati infatti identificati i soggetti a rischio ovvero quelle categorie di pazienti definiti “fragili” (anziani, portatori di patologia oncologica, pazienti ipertesi o con malattia coronarica), che se curati tempestivamente e tenuti in considerazione da un sistema organizzato tra istituzioni ospedaliere e territorio possono evitare le terapie intensive in caso di patologia da SARS-COV-2. Un passo avanti molto importante perché sottolinea che la terapia intensiva deve essere la soluzione estrema, e il paziente se viene intercettato prima viene curato meglio.

Il concetto di prevenzione per le categorie a rischio è sempre stato protagonista nei nostri insegnamenti. Oggi risulta fondamentale perché prima di test sierologici o meno, utilizzo dei corretti dispositivi di protezione individuale, tamponi e possibili speculazioni che ne potrebbero derivare, c’è la capacità di intercettare tra pazienti, personale lavorativo quelle categorie che hanno più probabilità di sviluppare la patologia COVID-19 in forma grave.

Quindi deve essere applicato dall’ospedale ed in molti aspetti anche dall’ateneo nei suoi vari ambiti lavorativi, dal personale amministrativo, a quello docente, al discente così da potersi riprogrammare in totale sicurezza.

Ad esempio nel nostro reparto di Odontoiatria abbiamo un’attenzione particolare per le categorie fragili già dal primo triage telefonico, che viene poi confermato clinicamente ed epidemiologicamente dal triage in sede. Questo permette agli operatori sanitari di essere “sentinelle” distribuite capillarmente sul territorio a supporto del Sistema Sanitario Nazionale.

Ritengo che ancora una volta il settore saprà bene adattarsi nel trovare soluzioni che permettano di esercitare in tranquillità, pur essendo le nostre prestazioni eseguite a breve distanza dal cavo orale

L’impegno dell’Università

La qualità dell’insegnamento è stata garantita grazie alle sessioni organizzate per via telematica. Gli studenti hanno recepito tale modalità formativa in modo molto positivo. Tanto per riportare alcuni numeri riguardanti il nostro ateneo: dal 2 di marzo sono state svolte 910 lezioni in diretta streaming tramite piattaforme di web conferencing e sono state rese disponibili 1209 lezioni in formato video consultabili online 24/24h.

Il periodo emergenziale ha sicuramente velocizzato un processo legato a strumenti di didattica innovativa che il nostro ateneo stava già avviando.

Il futuro molto probabilmente vedrà una metodologia di insegnamento cosiddetta “blended”, cioè che prevedrà una parte di lezioni frontali, chiaramente nel rispetto delle normative sulla sicurezza, e una percentuale di lezioni che verrà erogata in modalità innovativa e interattiva mediante l’ausilio delle tecnologie telematiche. Modalità innovativa per noi molto importante, e particolarmente utile data la grande offerta di corsi post graduate internazionali e di un double degree appena attivato con il nostro MD Program negli Emirati Arabi.

Ma la grande sfida degli atenei lombardi non riguarda soltanto confermare un’eccellenza clinico-scientifica già stabilizzata, ma anche rassicurare le persone e quindi le potenziali matricole che la tipica attrattività lombarda non si ferma alla qualità dei corsi e all’immissione nel mondo del lavoro ma anche nello studiare in sicurezza: questo e altri concetti li abbiamo appena pubblicati in un documento condiviso da tutti gli atenei lombardi.

Inoltre il rapporto essenziale tra il Gruppo San Donato, il San Raffaele, la Regione Lombardia ed il Governo, ha contribuito da subito con una grande collaborazione in termini di uomini, strutture ed idee.

Il nostro agreement si è affiancato al pubblico in quanto noi siamo sì privati ma convenzionati e quindi in tutto e per tutto assimilabili ad esso.

Questo rapporto con la Regione, al di là delle chiacchiere alle volte magistralmente utilizzate con scopi non sempre chiari, darà il suo risultato e il suo responso finale quando a emergenza finita ci si guarderà alle spalle e si potranno allora fare considerazioni su uomini, mezzi, dedizione e sul grande impegno volto a salvare vite.

Questo era e rimane il nostro unico e vero scopo: tutelare la salute del cittadino secondo scienza e coscienza e con i migliori mezzi a disposizione. Sono orgoglioso come Rettore e come cittadino di quanto si siano spesi tutti i nostri operatori, indistintamente dai ruoli.

Ho visto in loro, essendo stato sempre presente, la consapevolezza della loro missione, lo spirito di sacrificio e la forza interiore che trapelavano anche quando, esausti, stavano per crollare fisicamente.

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