Appropriatezza

Il XXIII Congresso Nazionale dei Docenti Universitari di Discipline Odontostomatologiche, che si svolgerà a Roma dal 14 al 16 aprile 2016, propone un titolo che reca in sé parole chiave di grande attualità.
L’OMS stima che una percentuale della spesa sanitaria compresa tra il 20 e il 40% rappresenti uno spreco per un utilizzo inefficiente delle risorse, stima che appare verosimile anche per l’Italia.
A seguito del movimento Choosing Wisely negli USA, nel mondo si sono attivati altri movimenti analoghi e in Italia nel 2012 è stato lanciato il progetto “Fare di più non significa fare meglio”, che è parte integrante del Choosing Wisely Internazionale costituitosi nel 2014 e in base al quale le società scientifiche si impegnano ad individuare esami e trattamenti a rischio di inappropriatezza.
Quando si fa riferimento alla Slow Medicine (movimento di professionisti e cittadini) si richiamano immediatamente le pratiche di appropriatezza affrontate in tempi molto recenti da organi istituzionali, principalmente come “appropriatezza prescrittiva”.
In realtà, più che di apppropriatezza prescrittiva, si dovrebbe declinare l’appropriatezza clinica ovvero l’effettuare la prestazione giusta in modo giusto, al momento giusto, al paziente giusto.
Per ciò che attiene all’Odontoiatria, il prossimo decreto sull’appropriatezza certamente non fa riferimento all’appropriatezza clinica.
Vale la pena quindi ricordare alcuni concetti.
Quando si parla di appropriatezza, infatti, si deve fare riferimento ad una dimensione della qualità dell’assistenza declinata per complessità e multidimensionalità.
Le parole chiave all’interno di questa dimensione sono quindi efficacia, efficienza, equità, necessità clinica, variabilità geografica della pratica clinica.
L’equilibrio tra benefici e rischi è elemento fondante della definizione di appropriatezza ed allora dobbiamo darne lettura secondo tre prospettive:

  • il livello di evidenza: gli interventi sanitari sono raccomandati (più o meno fortemente) ovvero controindicati;
  • la prospettiva del paziente, sia riferita al singolo, sia al cosiddetto “paziente medio”;
  • la prospettiva della società, elemento che in molti paesi ha assunto una rilevantissima importanza come ineluttabile conseguenza dei costi dell’assistenza sanitaria.

In sintesi, la misura dell’appropriatezza rappresenta una vera e propria sfida per gli addetti alla ricerca, per i clinici, per i manager e per chi si occupa di policy in sanità, i cosiddetti policy maker.
Nella valutazione dell’appropriatezza a cui si deve arrivare con processi formali e condivisi, i risultati possono essere indirizzati ad obiettivi multipli, dall’elaborazione delle raccomandazioni cliniche all’identificazione di temi che necessitano di ulteriore ricerca, ma in ogni caso l’out put deve essere sempre finalizzato alla predisposizione di strumenti di supporto al lavoro dei clinici.
Il prossimo Congresso del Collegio vuole affrontare il tema dell’appropriatezza, finalmente quella clinica, riguardo alle pratiche più innovative in ambito odontostomatologico. Una manifestazione scientifica che da sempre accoglie i nostri Giovani come principali protagonisti, perché questa è la mission dell’Istituzione Accademica, non poteva non trattare un tema di una tale valenza formativa. ●