Augusto Coli

Caro Augusto, benvenuto. Iniziamo dalle tue origini, dalla tua famiglia, dai tuoi studi…

Prima di tutto, grazie. È un onore essere qui con te e averti come amico.
La mia era una famiglia di contadini; sono nato nel centro dell’Umbria dove, durante la guerra, esisteva ancora il latifondismo. Era una famiglia povera e, per un certo periodo, provai un po’ di vergogna per questa situazione di povertà, poi, pian piano, diventò un orgoglio, una forza incredibile. La cultura contadina è fatta di sincerità, onestà, grande amore.
I miei genitori erano quasi analfabeti e io riuscii a frequentare, nel piccolo paese dove vivevamo, prima l’asilo gestito dalle suore e poi la scuola elementare, luogo di ritrovo per tutti i figli dei contadini: era già un privilegio! Mio fratello maggiore era un po’ il genio della famiglia e per fare in modo che lui proseguisse negli studi, io mi fermai e, grazie al proprietario delle terre che coltivava mio padre, persona molto generosa, iniziai a lavorare e ad uscire dalla povertà. Fui assunto a 12 anni nella ditta Umbra di Perugia come terzo apprendista.
Fu un periodo bellissimo da una parte, ma dall’altra un po’ triste perché per la prima volta mi allontanavo dalla famiglia. La ditta Umbra era piccola, a carattere familiare, con persone tutte più grandi di me. Qui vissi per dieci anni, crescendo ma sentendomi spesso solo: non c’erano molti mezzi per tornare a casa. Vivevo ospite del proprietario in una soffitta e mangiavo alla mensa degli studenti. Infatti, nel frattempo, frequentai le scuole serali che mi aiutarono moltissimo, anche se non presi il diploma, e mi diedero modo di conoscere e capire molte cose che risultarono poi utili per il mio lavoro.

Tra la fine degli anni Sessanta, e poi negli anni Settanta, hai potuto vedere la rapida evoluzione delle tecnologie odontoiatriche: cosa ti ha colpito di più di quel periodo? Quali nuove tecniche?

A quel tempo la mia funzione in ditta era di portare i materiali agli studi e ai laboratori di Perugia e di andare alla stazione dei treni ad accogliere o accompagnare i “pionieri”, quelli che erano i dimostratori delle prime novità, dai cementi alla porcellana, alle resine. Mi colpì subito questa conoscenza profonda della professione odontoiatrica: vedere l’evoluzione dei materiali, delle attrezzature, degli strumenti era bellissimo. Ho visto nascere il primo trapano a turbina indolore!

Nel 1962 hai conosciuto due grandi maestri: il professor Luigi Castagnola e Augusto Biaggi. Dove li hai incontrati e cosa ti ha subito impressionato di loro?

Erano delle grandi persone, straordinariamente modeste. In quel periodo fui scelto dall’azienda per accompagnare i proprietari ed altri dentisti in una gita a Zurigo, ospiti della Ivoclar. Qui visitammo la fabbrica Detrey, tra le migliori al mondo per la conservativa, e l’università di Zurigo, dove appunto incontrai Castagnola e Biaggi. Fu un’esperienza affascinante! Con loro fu subito amore a prima vista: quando venivano in Italia per i corsi o gli incontri degli Amici di Brugg, l’azienda mi mandava sempre ad accoglierli ed io stavo con loro.

Nel 1966 conosci tua moglie Mariolina e ti trasferisci a Forlì. Quali progressi hai vissuto nel frattempo?

I progressi sono stati duplici. Da una parte il meraviglioso progresso della professione odontoiatrica, per cui ho sempre avuto una grande passione: mi interessavo ad essa, ai materiali, alla loro vendita, andando a conoscere le persone… Sono cresciuto tanto e ho avuto sempre grande affetto e stima da parte dei dentisti. E poi ho conosciuto la donna della mia vita che mi ha dato moltissimo!

Quando nasce l’idea di fondare la Dental Trey?

Insieme alle attività crescono anche le persone. Quando ero al culmine del mio entusiasmo professionale e del mio amore per il lavoro, i miei titolari fondatori dell’Umbra erano in una fase discendente e cominciai a notare qualche lacuna organizzativa. Allora, come facevo spesso, cominciai a sognare, a sognare di fornire un buon servizio per i miei clienti, e mi lanciai. Il “trey” era allora il vassoio ergonomico su cui poggiare tutti gli strumenti. Io pensavo sì al vassoio dello studio, ma anche all’idea di un servizio personalizzato, preciso e puntuale per il dentista: questa è stata la mia fede.

Parlaci della tua famiglia, di come tua moglie e le tue figlie ti hanno aiutato a crescere.

La mia famiglia è stata fondamentale e mi ha sostenuto quando io dedicavo tutto il mio tempo al lavoro. Nel 1981, quando decisi di fondare la Dental Trey, feci una riunione con tutti perché le risorse erano comunque poche. Ma avevo un grande entusiasmo, una grande forza e un grande desiderio, sentivo vicino a me l’affetto dei miei clienti che mi spronavano, e la mia famiglia mi ha sostenuto: non solo mia moglie, ma anche le sue sorelle e suo fratello, che mi hanno aiutato anche dal punto di vista materiale, magari lavorando il sabato e la domenica per riuscire a sistemare tutte le cose.

Sei stato anche un pioniere nell’informatizzazione perché, già nel 1984, hai acquistato per la Dental Trey il primo computer. Come è avvenuto questo processo?

Come dice il proverbio: “il bisogno aguzza l’ingegno”. Quando è nata la Dental Trey, oltre a fornire un buon servizio, volevo che il dentista avesse un documento mensile che accertasse gli acquisti effettuati. Facevo una fattura unica a fine mese di tutto quello acquistato, ma potevo pagare i fornitori solo quando incassavo e in un giorno non riuscivo a fare a macchina così tante fatture. Così, pian piano, ci siamo informatizzati e abbiamo acquistato il computer. Inoltre mia figlia maggiore, terminati gli studi di ragioneria, decise di venire a lavorare in azienda e fece un corso di informatica, uno dei primi a livello regionale. E così si sono aperte le porte dell’efficienza.

Nel 1995 hai deciso di compiere un altro passo importante e di trasferirti da Forlì a Fiumana di Predappio: cosa ti ha spinto a questa importante decisione?

Si stava sviluppando un’odontoiatria nuova, pensiamo per esempio al monouso. E quindi ci volevano spazi enormi e noi ne avevamo bisogno, soprattutto ad un prezzo accessibile: l’unica soluzione era uscire da Forlì. È stata una scelta sofferta che però si è rivelata geniale.

Nello stesso anno nasce il software Sorriso per la gestione dello studio odontoiatrico. Ce ne vuoi parlare?

Una delle mie passioni riguardava proprio l’organizzazione dello studio. Nel frattempo mia figlia si era sposata con un ingegnere informatico e quindi il progetto del software divenne quasi spontaneo. Un altro sogno, da cui ha preso vita un’idea che poi si è realizzata.

Nel 1999 decidi di aprire vicino agli uffici il Centro Congressi Ca’ di Mezzo con annessa la foresteria. Come nasce questa idea?

Sogni più sogni! Vicino alla Dental Trey c’era una cascina diroccata che venne messa in vendita: il mio sogno era di poter ospitare i clienti che venivano a trovarmi. E questa cascina me ne offrì l’opportunità. Avevamo inoltre una grande richiesta di corsi che iniziammo ad organizzare sempre gratuitamente.

Nel 2000 realizzi il magazzino robotizzato e nel 2009 lo raddoppi: quali i vantaggi?

Il magazzino è fondamentale: lì sono racchiusi il servizio vero, la precisione, la qualità. Noi abbiamo 30.000 prodotti in pronta consegna provenienti da oltre 200 fornitori sparsi in tutto il mondo. Quindi si può ben immaginare la difficoltà nel gestirli, anche perché sono prima di tutto dispositivi medici soggetti a precise e severe leggi nel nostro Paese.

Hai sempre valorizzato l’aspetto culturale sostenendo e finanziando per molti anni la Fondazione Castagnola con i suoi seminari…

Probabilmente il mio interesse per la cultura nasce da una carenza personale di libri. Per me la conoscenza è veramente tutto. Ho sempre pensato che lo stare vicino alla conoscenza, ai grandi maestri, alla cultura fosse un’opportunità e un vantaggio reciproco.

Oggi, nel 2015, hai 110 dipendenti, otto con trent’anni di anzianità, e 100 agenti esterni. Come è organizzata la tua azienda?

L’azienda è cresciuta moltissimo e devo molto ai miei collaboratori così fedeli. Fin dall’inizio ho dovuto fare scelte necessarie: per esempio dedicarmi solo alla merceologia dello studio, tralasciando il laboratorio per non diventare dispersivo.
Ho sempre voluto dipendenti al loro primo lavoro: probabilmente per come sono cresciuto io, con la cultura contadina.
Loro sono il mio benessere, così come la mia famiglia.

Sei sempre stato disponibile anche a sostenere diverse opere di solidarietà. Ce ne vuoi parlare?

Io devo tutto ai dentisti, io li amo. Tanti di loro hanno fatto del bene e si sono rivolti a me quando andavano in Africa, passando le loro vacanze a fare del volontariato. Mi hanno coinvolto con grande passione e a loro devo dire grazie perché fare del bene fa bene.

Hai sempre desiderato vivere in un sito bucolico, adori la tua campagna: cosa ti dona?

La campagna mi riporta alla mia infanzia, quando i campi si aravano con i buoi. La terra era la mia seconda madre. Mia madre, morta quasi centenaria qualche mese fa, ha vissuto per 70 anni nella casa in cui sono nato e mi ha trasmesso l’amore per la campagna. Ho avuto anche la fortuna di riuscire a conservare gli attrezzi di mio nonno.

Un’ultima domanda: quale messaggio vuoi lasciare ai giovani in generale e al mondo odontoiatrico in particolare?

Ho la fortuna di incontrare tantissimi giovani nei corsi organizzati da Dental Trey. Tutti sono di umore in po’ cupo. Io dico loro spesso: “Ragazzi, voi avete la chiave della porta della salute delle persone. Immaginate che missione! Voi dovete avere un grande amore, una grande passione. L’odontoiatria è l’unica professione medica che accompagna il paziente dalla nascita alla morte!”.

Ringrazio l’amico Augusto per questa intervista e per il messaggio di grande umanità che ci ha lasciato. Voglio chiudere citando il De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro: “Se tu sai investire nella natura, non sarai mai povero, se investi nelle opinioni, nella carriera e nelle lotte continue, non sarai mai ricco”.