Se giunge un paziente traumatizzato, come devo comportarmi, anche per evitare successive questioni?

In tutti i casi di traumatologia dentaria il medico odontoiatra chiamato a intervenire è tenuto a rispettare le regole basilari della diagnosi odontoiatrica; pertanto, assicuratosi nella prima fase immediata di avere garantito assistenza all’urgenza (del tipo tamponamento di emorragia o immobilizzazione di struttura anatomica fratturata, ovvero conservazione in ambiente idoneo di dente avulso), la procedura prevede la raccolta dell’anamnesi e della storia, per comprendere le modalità circostanziali dell’accadimento, l’effettuazione degli esami ritenuti necessari, la definizione di una diagnosi iniziale presuntiva, la realizzazione dei primi interventi ritenuti necessari.

Ipotizziamo un trauma dentale al gruppo incisivo superiore con ferita lacero contusa al labbro: in primis si procederà alla gestione della ferita, quindi all’esame intraorale dei tessuti mucosi, quindi all’esame degli elementi traumatizzati, se si sospettano fratture radicolari o dento alveolari esame radiologico, infine riposizionamento degli elementi se lussati, splintaggio, ovvero invio a struttura di livello superiore, a distanza eventuali ricostruzioni, eccetera.

È opportuno che i passaggi clinici principali siano contenuti nella descrizione del caso che l’operatore andrà a certificare al paziente o, nel caso di minore, ai suoi genitori o tutori legali.

Ciò non solo al fine di mantenere memoria storica e documentale dell’evento e delle prime cure, ma anche a supporto di eventuali successive procedure assicurative (si pensi che in prevalenza il trauma dentale è ospitato in pratiche risarcitorie per incidenti stradali o per traumi sportivi o scolastici del minore).

La questione riguardante la prognosi è generalmente l’aspetto più delicato; questa è quasi sempre riservata (sulla possibilità di conservazione della vitalità o di conservazione dell’elemento dentario eccetera). In prima fase è opportuno utilizzare formule dubitative e “aperte” quali “vitalità attualmente presente da rivalutarsi nel tempo con controlli mensili per sei mesi…”, quindi anche indicando la necessità di eventuali follow-up.

Il paziente deve essere inoltre informato, di preferenza in forma scritta allegando alla cartella clinica fotocopia delle prescrizioni, su che tipo di terapia e comportamento domiciliare tenere.

Infine, nel caso di trasferimento a struttura complessa o avvio ad altro professionista di competenza specifica, è fondamentale, oltre che previsto dalla legge e dal codice deontologico, assicurare (anche in questo caso in forma scritta) continuità della cura e quindi adeguata informazione sul pregresso.

Inutile forse precisare che al momento della dimissione dopo i primi interventi del paziente traumatizzato è opportuno fornirgli un riferimento per eventuale contatto d’urgenza in caso di aggravamento. Non solo il paziente potrà ricorrere a tale contatto in caso di complicazioni, ma certamente quel paziente si sentirà più “sicuro” se dotato di un contatto eventualmente fruibile (nella nostra pratica quotidiana è consuetudine richiamare il paziente il giorno successivo agli interventi per verificarne lo stato e valutare eventuali ulteriori o ultronee necessità). ●

A cura di: Marco Lorenzo Scarpelli